La mirabile moltiplicazione delle monache di Boulaur

E’ una pioggia di occhiolini che da quarant’anni irrora l’abbazia cistercense di Boulaur, situata nella diocesi di Auch. Per raccontare questa storia, però, bisogna cominciare dalla morte di Claire de Castelbajac, ventunenne, di una meningite fulminante. Era il 22 gennaio 1975.

Claire era una giovane piena della gioia di Dio e trovava la sua gioia nella “Felicità”, lasciandone traccia in tutti quanti la incontravano – la sua famiglia (ma pure gli amici studenti, prima di Tolosa e poi di Roma). Qualche mese dopo la sua morte edificante, il fratello di sua madre (che è carmelitano) disse a sua sorella che in coscienza aveva il dovere di scrivere la vita della figlia. La madre finì per farlo, e diede agli amici questo libro – composto essenzialmente della magnifiche lettere di Claire.

Tra le persone che hanno ricevuto il plico figurava Madre Pia, la badessa del monastero di Boulaur, una delle sue amiche di gioventù, di quando studiava all’Accademia di Belle Arti (a lei la madre di Claire avrebbe del resto affidato l’edizione e la distribuzione dell’opera). Madre Pia, a sua volta commossa dal messaggio di Claire, approfittò nel settembre 1979 della visita in monastero del suo superiore, l’Abate Generale, per proporgli questo consiglio di lettura: «Oh, libelli su anime belle! – disse lui – Ne ricevo di continuo!». L’indomani, di buon mattino, l’abate tornò dalla badessa:

– Questa ragazza sarebbe da canonizzare, la sua testimonianza è eccezionale! Oggi pomeriggio ne parlo col vescovo.

Il vescovo lesse a sua volta tutto d’un fiato il libretto, e prese contatto diretto con Solange, la madre di Claire, che (un po’ frastornata dal rapido evolversi degli eventi) avrebbe impiegato dieci giorni a rispondere. Bisogna dire che all’epoca nella Chiesa non si parlava ancora molto della “santità ordinaria”. «E se vi sbagliaste?», avrebbe chiesto allora la madre al Vescovo. «Sua figlia non le appartiene più – rispose mons. Rigaud –: appartiene alla Chiesa». E poiché l’Abate Generale viveva per la maggior parte del tempo a Roma, conoscendone gli arcana Curiæ, mons. Rigaud lo incaricò di prendere contatti per aprire una causa di beatificazione per Claire.

Sul versante di Boulaur, l’avvenire della comunità è incerto: se le sorelle sono installate in loco dal 1949, esse tuttavia non hanno mai superato il numero di cinque. Le vocazioni sono rare, la comunità senescente… C’è sì una giovane novizia entrata nel 1976 e che avrebbe pronunciato nel 1981 i suoi voti perpetui, ma l’Abate Generale era preoccupato: «Come ricevere i voti perpetui di questa ragazza laddove indubbiamente la comunità non ha avvenire?». Poi, da Roma, gli venne un’idea e convocò le cinque monache in un capitolo straordinario.

Insieme con il vescovo di Auch noi pensiamo di avviare la procedura per la causa di canonizzazione di Claire, ma ci vuole un segno forte dal cielo. E allora voi mettetevi a pregare e chiedete a Claire cinque nuove vocazioni entro l’anno.

«Ma Reverendissimo Padre – obiettò la madre badessa – cinque sono inimmaginabili: e se glie ne chiediamo due?». «No, voglio un segno chiaro ed evidente: ne chiederete cinque».

Il voto d’obbedienza prevalse e le cinque religiose si misero a pregare… e nel corso del 1981 furono cinque le donne che avrebbero chiesto di entrare a Boulaur, la prima delle quali si chiamava “Claire”! Ma la storia non finisce qui, perché oggi le monache sono quasi quaranta – vale a dire che dal 1982 da una a due giovani donne sarebbero entrate ogni anno a Boulaur per vivere la vocazione cistercense attorno alla preghiera, alla vita fraterna e al lavoro della terra.

Nel 2004, su richiesta del Vescovo e col permesso della madre (che si sarebbe trasferita nell’abbazia, morendovi in pace nel 2005 alla veneranda età di 93 anni), il corpo di Claire fu trasferito a Boulaur. Numerosissime persone sarebbero venute a pregarla e a testimoniare le grazie ricevute per sua intercessione – testimonianze che le suore raccolgono fedelmente. Manca ancora il riconoscimento ufficiale di un miracolo per accelerare la tappa decisiva del processo di canonizzazione. Le monache non hanno fretta: la loro sorellina celeste è così attiva che a loro non resta altro che seguire la sua via – quella di vivere nella gioia di Dio.

Tratto da Aleteia