Conservate nel cuore la gioia di essere preti

Durante l’incontro con il clero romano, papa Francesco ricorda che il miglior antidoto alle fatiche della vita sacerdotale è l’incontro con Cristo nel Tabernacolo

Una giornata importante nel pontificato di papa Francesco: stamattina, nella basilica di San Giovanni in Laterano, il Santo Padre ha incontrato per la prima volta i sacerdoti della Diocesi di Roma.

Il Pontefice è arrivato presso la cattedrale romana poco dopo le 9.30, con circa venti minuti di anticipo sulla tabella di marcia, a bordo dell’ormai consueta Ford Focus blu.

Dopo aver pronunciato un breve discorso introduttivo, il Papa ha ascoltato le domande dei parroci, vicari parrocchiali, diaconi, cappellani ed altri rappresentanti del clero romani, accorsi a San Giovanni in Laterano.

Si è trattato di un incontro privato, in cui Bergoglio ha esortato i sacerdoti romani a svolgere “una pastorale creativa” e a dimostrare “grande accoglienza e disponibilità”.

Papa Francesco ha inoltre raccomandato di “conservare sempre nel cuore la gioia di essere preti” e ha detto di “sentirsi prete” lui stesso, pur essendo divenuto il successore di Pietro.

Durante l’incontro, durato circa due ore, il Pontefice si è soffermato in particolare sulla “fatica” di essere prete oggi, a fronte di fedeli con esigenze sempre più complesse.

“Faticosa”, per i sacerdoti di oggi, è, ad esempio, la rinuncia alla paternità biologica ma, il presbitero può superare tutti questi ostacoli, grazie alla preghiera e alla vicinanza degli altri. Il principale antidoto alla stanchezza, tuttavia, è la visita a Cristo nel Tabernacolo, in particolare alla fine della giornata, ha detto il Santo Padre.

Rispondendo alle domande dei sacerdoti della Diocesi di Roma, papa Francesco ha raccomandato di tenere sempre un atteggiamento pastorale e all’insegna dell’accoglienza, incoraggiando a sperimentare nuove strade di evangelizzazione, quando queste si rivelino efficaci.

Anche i laici hanno una grande responsabilità nel mostrare il volto accogliente della Chiesa e vanno coinvolti in tutte le iniziative possibili, dai corsi pre-battesimali alle missioni di quartiere.

I destinatari delle pastorali e degli apostolati, da parte loro, devono avere la certezza di non trovarsi di fronte a funzionari con interessi economici e non spirituali.

Le chiese dovrebbero essere aperte il più possibile, durante tutta la giornata, offrire accoglienza a chiunque, meglio ancora se con un confessore sempre a disposizione.

Ogni sacerdote, ha proseguito Bergoglio, deve mantenere viva la memoria della nascita della propria vocazione, affinché non cada nel rischio della mondanità spirituale. D’altra parte, una Chiesa senza memoria non può avere futuro.

Altro punto imprescindibile è non lasciare mai da sole le persone in difficoltà, non esagerando né nella rigidità, né nell’accondiscendenza ed accompagnandole sempre, come fece Gesù con i discepoli di Emmaus.

La Chiesa, ha aggiunto il Santo Padre, non crolla mai, nemmeno in mezzo ai suoi scandali più gravi come quello della pedofilia. Essa rimane in piedi, grazie anche alla santità quotidiana di tanti cristiani sconosciuti: questa santità è ben più forte degli scandali.

Rispondendo ad alcune domane sulle “periferie esistenziali”, il Pontefice è tornato sul suo recente discorso al Centro Astalli, in cui aveva incoraggiato gli istituti religiosi con poche vocazioni a non vendere i loro istituti ma ad aprirli ai bisognosi. La realtà, ha aggiunto, si comprende meglio dalla periferia, piuttosto che dal centro, che, invece, fa correre il rischio di atrofizzarsi.

Altro tema importante trattato da papa Francesco è la questione della nullità del matrimonio, su cui, ha accennato, ci sono studi in corso e che saranno oggetto di discussione da parte degli otto cardinali della commissione speciale per la riforma della Curia Romana, e del prossimo Sinodo dei Vescovi.

Anche il tema della nullità del matrimonio, ha spiegato il Vescovo di Roma, è assimilabile alle “periferie esistenziali” ed esige coraggio pastorale nella verità e nella giustizia. Non è soltanto un problema relativo al fare o non fare la comunione da parte dei divorziati ma implica una “responsabilità della Chiesa nei riguardi delle famiglie che vivono in questa situazione”.

In preparazione dell’incontro con il Santo Padre, il Cardinale Vicario per la Diocesi di Roma, Agostino Vallini, ha inviato ai sacerdoti romani una meditazione, scritta nel 2008 dall’allora cardinale Bergoglio a commento del Documento di Aparecida, scaturito dalla V Conferenza dell’episcopato latinoamericano.

Nella sua riflessione Bergoglio accennava ai cambiamenti storici nel mondo e nella società, e alla necessità di non illudersi per eventuali ritorni allo “status quo”.

L’allora arcivescovo di Buenos Aires, inoltre, invitava i parroci latino-americani ad essere “pastori del popolo e non chierici di Stato”, e ad essere “ardenti missionari che vivono la costante aspirazione ad andare incontro a quanti si sono allontanati dalla fede e a non accontentarsi della semplice amministrazione della parrocchia”.

Prima di congedarsi dal clero della Diocesi di Roma, il Santo Padre ha ricevuto in omaggio un icona, realizzata da don Massimo Tellan, che raffigura San Francesco intento a sorreggere la Chiesa.

Di Luca Marcolivio  tratto da Zenit