L’adorazione per incrementare confessioni ed Eucaristia

Mentre ad Ancona è in corso di svolgimento il Congresso Eucaristico Nazionale [articolo scritto in settembre], intervistato da ZENIT don Alberto Pacini, Rettore della Chiesa di Sant’Anastasia al Palatino di Roma, propone l’adorazione eucaristica come pratica per incrementare confessioni ed Eucarestia.

Qual è il significato dell’Eucaristia per la fede cattolica?

Don Alberto: L’Eucaristia è il Sacramento istituito da Gesù, nella notte dell’ultima cena in occasione della sua ultima Pasqua, con i suoi discepoli. È il sacramento dell’amore, è il segno vivo e reale del supremo sacrificio di Gesù, venuto nel mondo per compiere le Scritture e salvare il suo popolo Israele e tutte le nazioni, secondo le promesse fatte ad Abramo ed alla sua discendenza. In questo Sacramento Gesù ci dona il suo corpo ed il suo sangue, con le parole ed i gesti, che ha comandato ai suoi di perpetuare per essere presente con noi per sempre: “Ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del tempo” (Mt 28,20). In questo Sacramento il Signore si rende presente in modo del tutto particolare, in modo sostanziale, cioè non solo spirituale, ma anche con il suo corpo, sangue anima e divinità, per essere cibo e farmaco dell’immortalità: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna ed io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Gv 6,54). Questo sacramento è quindi Dio presente in mezzo a noi oggi e sempre; cosicché ogni volta che mangiamo di Lui, viviamo per Lui (Gv 6), ogni persona che si accosta a questo Sacramento entra in contatto con il Dio creatore e salvatore, con tutta la sua potenza divina di amore, con la sua suprema ed infinita misericordia, sperimenta l’abbraccio di amore del Padre, che ha preparato la sua mensa sponsale e tutti i suoi “figli prodighi” che, accolto l’invito, tornano a casa (Lc 15,11-32).

Perché è così importante per la fede cattolica?

Don Alberto: L’Eucaristia non è importante solo per la fede cattolica, perché, come scrisse il Beato Giovanni Paolo II in Ecclesia de Eucharestia n° 8: “Perché anche quando viene celebrata sul piccolo altare di una chiesa di campagna, l’Eucaristia è sempre celebrata, in certo senso, sull’altare del mondo. Essa unisce il cielo e la terra. Comprende e pervade tutto il creato. Il Figlio di Dio si è fatto uomo, per restituire tutto il creato, in un supremo atto di lode, a Colui che lo ha fatto dal nulla. E così Lui, il sommo ed eterno Sacerdote, entrando mediante il sangue della sua Croce nel santuario eterno, restituisce al Creatore e Padre tutta la creazione redenta”. Che gli uomini e le donne di questo mondo lo sappiano o meno, essi sono coinvolti nell’azione salvifica del Figlio di Dio fattosi Figlio dell’Uomo, presente ormai in modo definitivo in questo mondo. La Chiesa cattolica custodisce questo mistero, in comunione perfetta ed ininterrotta tra i vescovi di tutto il mondo e con gli apostoli, mediante la trasmissione apostolica. La Chiesa cattolica custodisce questo tesoro, il più prezioso che esista, non solo nella sua fede, indefettibile per opera dello Spirito Santo, ma anche nella sua celebrazione e nella sua adorazione ed in tutti i tabernacoli del mondo. Dall’Eucaristia si irradia in modo inesauribile lo Spirito Santo, come dal costato di Cristo trafitto per amore e riempie tutto il mondo con la sua potenza salvifica, cosicché, lo possiamo dire con le parole di Benedetto XVI alla XXIII GMG: “Fonte e culmine” della vita ecclesiale, l’Eucaristia è una “Pentecoste perpetua”. In questa Perpetua Pentecoste lo Spirito agisce non solo nella Chiesa, ma anche a beneficio di tutta l’umanità

In che modo può essere ravvivata la fede nella pratica eucaristica?

Don Alberto:Poiché a pregare si impara pregando, è con la pratica dell’Adorazione che si impara ad adorare, ma è necessario che tutte le nostre parrocchie, le comunità cristiane, diventino scuole di preghiera: occorre aprire le nostre chiese, non solo per le mille attività, che fanno di esse dei veri multi-servizi, quasi dei supermercati dell’attivismo, ma per incontrare il Signore, vivo e presente nel Sacramento mirabile dell’Eucaristia, per essere da lui accolti, amati, ammaestrati, nella sua scuola di preghiera… Pertanto noi sacerdoti abbiamo il grande e delicato compito di spalancare senza paura le nostre chiese, inginocchiarci davanti al tabernacolo aperto, sostare in preghiera per nutrire ed affinare il nostro spirito, dare testimonianza di amore ai nostri fedeli, renderci disponibili per formarli a questo medesimo amore, vederli crescere e desiderare di bere alla fonte zampillante della grazia.

Dal silenzio denso di presenza, dell’Adorazione eucaristica, tante persone si sono poi riavvicinate alla celebrazione dell’Eucaristia, dopo essere passate attraverso l’abbraccio della misericordia del Sacramento del Perdono, dopo anni di assenza dalla Chiesa. Noi sacerdoti, come ministri delle cose sante di Dio, abbiamo il dovere di innamorarci sempre più di esse e di contagiare a questo amore tutti i fedeli, vicini e lontani. Certamente siamo in tempi difficili, dove l’aratro del secolarismo ha scavato profondi solchi di indifferenza ed inaridito i cuori… ma in modo provvidenziale, l’acqua viva dello Spirito, che sgorga dal Sacramento dell’Eucaristia, è proprio la linfa che i cuori assetati cercano, come scriveva in modo magistrale Giovanni Paolo II:“…E non è forse un «segno dei tempi» che si registri oggi, nel mondo, nonostante gli ampi processi di secolarizzazione, una diffusa esigenza di spiritualità, che in gran parte si esprime proprio in un rinnovato bisogno di preghiera?” (Novo Milennio Ineunte 33). Stranamente proprio in questo tempo tanti sono disposti ad ascoltare ed accogliere l’invito a pregare, ad Adorare il Signore, si tratta di “osare”, con piccoli gesti profetici che definirei di “coraggio pastorale”, quei gesti di cui sono stati capaci i santi di tutte le epoche. Il Santo Curato d’Ars che ci è stato da poco additato dal Papa ci si offre come fulgido esempio.

La mia personale esperienza, in un’antica chiesa vuota e sconosciuta ai più, è stata proprio di vederla riempire dal momento in cui l’ho aperta in ore improbabili, con l’ostensorio sull’altare, essendo a volte io stesso l’unico adoratore. Le persone cominciavano ad entrare, prima timidamente, poi sempre più di frequente, in tutte le ore del giorno fino a sera tardi, qualcuno, dopo anni di lontananza dalla Chiesa e dai Sacramenti, si è riavvicinato alla Confessione, tra le lacrime di gioia e di consolazione. Infine ecco la necessità di lasciare questa chiesa aperta sempre: di giorno e di notte, ormai da dieci anni…

Quali relazioni ci sono tra l’Eucaristia e l’Adorazione Perpetua?

Don Alberto:In Cielo, per tutta l’eternità le schiere degli angeli e dei santi adorano l’Agnello immolato per noi (cfr Ap 7,4ss) e qui in terra, come in Cielo, quel medesimo Agnello, presente nelle specie del pane e del vino, si dona a noi, che lo adoriamo e lo riceviamo con amore e consapevolezza. Cosa c’è di più bello che sostare in Sua presenza e continuare ad assaporare la dolcezza del suo amore, nei tempi di silenziosa adorazione? Perché, se le nostre attività lavorative proseguono frenetiche di giorno e di notte, come nelle fabbriche a ciclo continuo, la nostra preghiera dovrebbe interrompersi? Chi può dire quando questa adorazione deve interrompersi? Quindi dalla celebrazione, si passa all’adorazione e dall’adorazione si giunge ad una celebrazione più matura e consapevole, assaporata, pregata, docili all’azione dello Spirito. “Peccheremmo se non adorassimo, colui che andiamo a ricevere” dice S. Agostino. Ecco cosa avviene quando noi sacerdoti, credendo nel valore dell’Eucaristia, credendo nella “presenza reale”, ci slanciamo in un coraggioso atto di fede in Cristo: “Ora dobbiamo guardare avanti, dobbiamo «prendere il largo», fiduciosi nella parola di Cristo: Duc in altum!” scriveva Giovanni Paolo II (Cfr NMI 15). L’Adorazione Perpetua diventa così una poderosa ed efficace azione pastorale, una “Rivoluzione Copernicana” della vita delle nostre parrocchie, Gesù posto al centro che rigenera la fede, la vita liturgica, la catechesi, l’ascolto della Parola, l’azione caritativa, la missione.

di Antonio Gaspari  tratto da Zenit 09-09-2011