Suor Angela e la sveglia

Si chiamava suor Angela e a quindici anni aveva fatto del tutto per entrare nel Monastero di S. Margherita di Fabriano. Tra mille difficoltà (dovute anche alla sua giovane età), alla fine l’aveva spuntata lei.

Il giorno in cui era stata finalmente accettata in monastero, per la gioia aveva abbracciato talmente forte la statua di cera di S. Giuseppe, che il suo entusiasmo l’aveva rotta ai lati.

Era iniziata così la sua vita monastica: con delle lacrime disperate perché pensava che, a causa di quel guaio combinato proprio il suo primo giorno in monastero, l’avrebbero sbattuta fuori. Piangendo pregava Maria: “Ti prego! Ti prego! Meglio morta che fuori di qui!”

Non l’hanno mandata via.

Allora la sua preghiera era cambiata: “Ti prego Maria, io scherzavo. Non farmi morire e farmi restare qui!”.

Non è morta. E’ restata lì.

Con questa sua amicizia speciale, è arrivata fino alla soglia dei novant’anni. In un mattino presto dell’anno 2000, dopo aver lavato – la sera precedente – tutta la sua robina, è stata trovata nel suo letto, morta e sorridente. Aveva l’espressione di una bambina felice. Le altre monache erano andate in chiesa per le lodi mattutine ed al ritorno avevano trovato il suo corpo. L’anima di suor Angela era stata abbracciata e portata in alto fino al Cielo.

Però nel giardino del monastero benedettino di S. Margherita c’è ancora la “sua” statua della Madonna.

Suor Angela, fin da piccola, era diventata amica intima di questa ragazza ebrea vissuta duemila anni fa.

Suor Angela e Maria stavano sempre insieme.

Suor Angela le parlava, ci scherzava, la invocava, le faceva compagnia …

E ogni giorno andava in giardino a fare un momento di preghiera speciale davanti a quella statua in giardino. Quando venivano le feste dedicate alla Madonna, suor Angela (che nel frattempo aveva imparato a cucire, ricamare, rammendare e riparare persino le scarpe) le cambiava vestito e le portava fiori speciali.

Un’anima semplice. Assetata di Dio e con come amica intima, Maria.

Suor Angela, con il passar degli anni, si era conquistata un compito ben preciso: all’alba doveva svegliare tutte le consorelle per dire le preghiere. E per far questo aveva una sveglia. Avete presente quelle sveglie di una volta? Quelle che, quando suonavano, potenzialmente avrebbero potuto svegliare tutto il condominio! Vi ricordate quel “Drrriiinnnn” che sconquassava il silenzio, facendo rimbombare il cuore? Ma sì! Quelle sveglie che gridavano talmente tanto che, mentre suonavano, camminavano pure sul comodino!

Suor Angela aveva quella sveglia e solo quella la svegliava.

Anni ed anni di quel prezioso “Drrriiinnnn” (pazzesco per me, familiare per lei).

Poi un giorno, improvvisamente, la sveglia si era rotta.

Si chiama un orologiaio… poi un altro…e poi un altro ancora. Tutti danno lo stesso verdetto: la sveglia è rotta e non si può più aggiustare. E’ vecchia. Non ci sono i pezzi di ricambio. Bisogna comprarne una nuova.

Ma suor Angela aveva bisogno di quella sveglia, con quel suono. Anni ed anni di collaborazione mattutina non potevano finire così.

Una mattina, dopo l’ennesimo verdetto che sentenziava: “la sveglia è da buttare” suor Angela non si arrende e prende la decisione: “Se nessuno sa aggiustare la mia sveglia, allora vuol dire che me l’aggiusterà la Madonna!”.

Va nel giardino, apre la teca che contiene la statua e ci mette dentro la sua sveglia rotta.

Il giorno dopo va in giardino e si riprende la sveglia. La porta nella sua camera. Sa che è stata aggiustata. Ed è così. Quella sveglia ha funzionato fino al momento della sua morte.

Quando leggo «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: «Sràdicati e vai a piantarti nel mare», ed esso vi obbedirebbe» penso a quel granellino microscopico di suor Angela.

Non mi immagino una fede sicura e spavalda, ma quella che, nella sua fragilità, ha ancora più bisogno di Dio. Per le piccole cose quotidiane. Anche.

Come una sveglia che aveva il suono giusto per svegliare suo Angela e permetterle poi di svegliare tutte le sue consorelle per le lodi del mattino.