“Lasciamo che il Signore scriva la nostra storia”

Una giornata diversa dalle altre alla Casa Santa Marta, in occasione del 77° compleanno del suo più illustre “inquilino”. Per il suo genetliaco, papa Francesco ha voluto celebrare la messa mattutina alla presenza dell’intero personale della Casa.

Nel corso dell’omelia, parlando del Vangelo (Mt 1,1-17) che descrive la genealogia di Gesù, il Santo Padre ha scherzato: “Qualcuno una volta ho sentito che diceva: ‘Ma questo brano del Vangelo sembra l’elenco telefonico!”.

Si tratta, invece, ha spiegato, di un passaggio importante, in quanto ricorda che “Dio si è fatto storia” e Gesù è “consustanziale al Padre” ma anche “consustanziale alla Madre”, la Vergine Maria.

Dopo il peccato originale, ha proseguito il Papa, Dio ha voluto “fare il cammino con noi”, partendo da Abramo, passando per Isacco e Giacobbe, fino ad arrivare ad ognuno di noi.

“Dio non ha voluto venire a salvarci senza storia. Lui ha voluto fare storia con noi”. In questa storia “cha va dal peccato alla santità”, ci sono sia “santi” che “peccatori”.

Quindi, Dio ha fatto storia anche con i “peccatori di alto livello”, con coloro che “non hanno risposto a tutto quello che Dio pensava per loro”, come ad esempio, “Salomone tanto grande, tanto intelligente”, che pure “finì, poveraccio, lì, che non sapeva come si chiamava!”.

È come se Dio prendesse da noi il nome per farne “il suo cognome” e potesse dire: “Io sono il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, di Pedro, di Marietta, di Armony, di Marisa, di Simone, di tutti!”.

In un certo senso, Dio “si è lasciato scrivere la sua vita da noi”, mettendosi alla sequela della nostra “storia di grazia e peccato”. È in ciò che si dimostra “l’umiltà di Dio, la pazienza di Dio, l’amore di Dio” che “fa commuovere”.

Con l’approssimarsi del Natale, quindi, è auspicabile, “se Lui ha fatto la sua storia con noi, se Lui ha preso il suo cognome da noi, se Lui ha lasciato che noi scrivessimo la sua storia, almeno lasciamo, noi, che Lui ci scriva la nostra storia”.

E la santità è proprio nel permettere che “il Signore ti scriva la storia e che tu lasci che Lui te la scriva”, ha quindi concluso il Pontefice.

Di Luca Marcolivio tratto da Zenit