Wojtyla e Ratzinger consigliano ai Cardinali in conclave: guardate Michelangelo

di Antonio Socci

Infine è deciso. Martedì 12 marzo i cardinali varcheranno la soglia della Cappella Sistina per l’elezione del nuovo Papa.

L’evento è così importante da scatenare l’attenzione dei media di
tutto il mondo che hanno convogliato a Roma migliaia di inviati. Perché i
cristiani del pianeta sono più di due miliardi, il cattolicesimo è la
confessione più numerosa del globo (un miliardo e duecento milioni di
fedeli) e il Papato è il cuore della Chiesa.

“Il Sommo Pontefice e Vicario di Cristo”, scriveva san Bonaventura,
“anche se fosse solo e tutto nella Chiesa fosse distrutto, potrebbe
restaurare tutto”.

Del resto il Papato (che ha fatto la storia dell’Europa e
dell’Occidente) ha una grande autorità morale per tutti, anche per i non
credenti o i fedeli delle altre religioni. Anche questo spiega l’enorme
attenzione del mondo.

DISSE STALIN

Un giorno Stalin beffardo se ne uscì con una battuta che diventò
subito celebre: “quante divisioni ha il Papa?”. La cinica ironia del
tiranno voleva dire che sono il potere e la forza (ovvero la violenza,
fino al terrore) a fare la storia, quindi il pontefice romano non conta
niente.

Ma quando – pochissimi anni dopo – arrivò la notizia della sua morte,
nel 1953, Pio XII poté rispondergli: “adesso vedrà quante divisioni ha
il papa”.

In effetti la Chiesa in duemila anni ha sepolto una miriade di
persecutori e tiranni che, potentissimi e feroci, s’illudevano di essere
i padroni del mondo e nel giro di pochi anni erano solo un mucchietto
di polvere.

Invece al Vicario di Cristo – “il dolce Cristo in terra”, come diceva
santa Caterina da Siena – è affidato un potere vero e infinitamente
superiore a quello di qualsiasi governante, re, imperatore, perché si
tratta addirittura delle chiavi del Regno di Dio, le chiavi
dell’eternità. Ciò che egli scioglie o lega sulla Terra sarà legato o
sciolto anche in Cielo.

QUALE POTERE

Questo per chi crede, si obietterà. Certo. Tuttavia, per capire di
cosa parliamo, inviterei gli scettici ad andare a vedere, un giorno, un
rito di esorcismo. Lì accadono cose inaudite, si manifesta un’entità
oscura, molto più potente degli uomini.

Eppure un semplice sacerdote che abbia avuto l’investitura del
vescovo, a sua volta in comunione col Papa, a nome della Chiesa, ha il
potere – evidentissimo – di annientare quell’entità malvagia.

Il “potere” che Gesù ha dato alla Chiesa e al suo Vicario è un potere
sul Male, quel male che – come tutti vediamo – dispiega sempre sul
mondo i suoi orrendi e tragici effetti. Se c’è una cosa evidente a tutti
infatti è che – come diceva Hegel – la storia umana è una macelleria. E
solo la Misericordia di Dio vince tutto questo male. Attraverso la
Chiesa di Cristo. Su di essa “le forze degli inferi non prevarranno”
mai.

Eppure quello del Papa è un “potere” del tutto opposto al potere
mondano, infatti il Papa è definito “servo”, per la precisione “Servus
servorum Dei”, servo dei servi di Dio.

In obbedienza a quanto Gesù prescrisse ai suoi apostoli che, non avendo ancora capito nulla, si contendevano le poltrone:

“Allora Gesù, chiamatili a sé, disse loro: ‘Voi sapete che
coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi
esercitano su di esse il potere. Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuoi essere il primo tra voi sarà il servo di tutti. Il
Figlio dell’uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per
servire e dare la propria vita in riscatto per molti’ ” (Mc 10, 35
42-45).
 

In effetti Gesù ha voluto che il suo trono fosse una croce e la sua
corona fosse quella di spine. E nei primi trecento anni la sede di
Pietro è stata in pratica un patibolo, perché da lì si andava diretti al
martirio. Benedetto XVI ha ripetuto e sottolineato molte volte che il
ministero di Pietro in sé è misteriosamente legato al martirio.

Dunque uno strano potere, quello del Vicario di Cristo. A lui è
garantita l’assistenza straordinaria e infallibile dello Spirito Santo.
Inerme e senza eserciti terreni, testimone dell’Amore, è il depositario
delle Chiavi del Regno.

Ma questo potere spirituale – che non va confuso con un potere politico e mondano – ha anche i suoi effetti nella storia umana.

Il simbolo della tiara o triregno, cioè la corona che veniva posta
sulla testa dei pontefici fino a Paolo VI, rappresentava un triplice
potere del Papa: “Padre dei principi e dei re, Rettore del mondo e
Vicario di Cristo in Terra”.

QUEL GESTO DI WOJTYLA

Oggi è stata giustamente abbandonata, ma il suo significato
spirituale rimane: qualunque cosa il Papa scioglierà o legherà in terra,
sarà sciolta o legata anche in Cielo.

E se n’è avuto un misterioso esempio con le apparizioni di Fatima, grande profezia sul Novecento dei genocidi.

A Fatima la Madonna ha chiesto al Pontefice di consacrare la Russia
al suo Cuore immacolato per scongiurare le immani tragedie che si
sarebbero dipanate dall’irrompere del comunismo in Russia nel 1917.

Giovanni Paolo II esaudì quella richiesta (nei modi in cui poté) con
la solenne cerimonia del 25 marzo 1984 e, misteriosamente, da quel
momento, iniziò l’inimmaginabile crollo pacifico del moloch comunista,
che si dissolse nell’arco di cinque anni.

Sono letture di teologia della storia che ovviamente i soliti
scettici liquideranno con un sorrisetto, ma nessuno di costoro ha ancora
saputo spiegare come e perché in quel giardino di Dio che è la Chiesa
(e solo lì) da duemila anni continuano ad accadere miracoli che oggi
vengono sanciti e riconosciuti anche dalla scienza moderna, con tutti i
suoi raffinati sistemi di analisi. I miracoli sono di tanti tipi. Non
solo guarigioni.

Del resto a Fatima, la Madonna – che ha fatto quella richiesta al
Papa – ha anche domandato ai tre bambini di pregare e sacrificarsi per
la fine della Prima guerra mondiale, evidenziando così che ogni semplice
cristiano (a cominciare dai più piccoli) grazie alla preghiera e
all’offerta di sé ha un “potere” sulle cose del mondo superiore a quello
dei governi.

Perciò quando parliamo della Chiesa e del Papa bisognerebbe sempre
ricordare che gli occhiali politici o mondani non fanno capire la sua
essenza profonda.

MICHELANGELO

In “Trittico romano” Karol Wojtyla, meditando sulla corsa della
vicenda umana, dalla creazione al giudizio universale, focalizzò il suo
sguardo sull’immenso affresco di Michelangelo nella Cappella Sistina,
che racchiude tutta la storia umana dall’inizio alla fine.

Un giorno il cardinale Ratzinger commentò così quelle pagine wojtyliane:

“La contemplazione del
Giudizio Universale, nell’epilogo della seconda tavola, è forse la parte
del Trittico che commuove di più il lettore. Dagli occhi interiori del
Papa emerge nuovamente il ricordo dei Conclave dell’agosto e
dell’ottobre 1978.

Poiché anch’io ero
presente, so bene come eravamo esposti a quelle immagini nelle ore della
grande decisione, come esse ci interpellavano; come insinuavano nella
nostra anima la grandezza della responsabilità.

Il Papa parla ai Cardinali del futuro Conclave ‘dopo la mia morte’ e dice che a loro parli la visione di Michelangelo.

La parola Con-clave gli
impone il pensiero delle chiavi, dell’eredità delle chiavi lasciate a
Pietro. Porre queste chiavi nelle mani giuste: è questa l’immensa
responsabilità in quei giorni.

Si ricordano così le
parole di Gesù, il ‘guai’ che ha rivolto ai dottori della legge: ‘avete
tolto la chiave della scienza’ (Lc 11, 52). Non togliere la chiave, ma
usarla per aprire affinché si possa entrare per la porta: a questo
esorta Michelangelo”. 

Quell’immenso affresco michelangiolesco dominerà anche questo
Conclave e le coscienze dei cardinali, forse memori delle parole di
Wojtyla:

“Ecco, si vedono tra il Principio e la Fine,

tra il Giorno della Creazione e il Giorno del Giudizio…

Bisogna che, in occasione del conclave, Michelangelo insegni al popolo –

Non dimenticate: Omnia nuda et aperta sunt ante oculos Eius.

Tu che penetri tutto – indica!

Lui additerà…”.

Antonio Socci