7 cose che non capivo pienamente prima di diventare genitore

Ciascuno di noi riceve una vocazione da Dio, e la mia è il matrimonio.

Mio marito e io ci siamo sposati quasi cinque anni fa, e dopo quattro mesi sono rimasta incinta di nostra figlia. Ciò significa che io e mio marito siamo diventati subito genitori, ed entrambi abbiamo imparato molto in questi quattro anni da mamma e papà. La genitorialità è un viaggio.

Vorrei condividere qualcuna delle cose che ho imparato finora. So che la gente può stancarsi di ascoltare qualcosa che non capirà finché non la vivrà, ma nel caso della genitorialità è assolutamente vero. Ecco alcune delle cose che non sapevo:

1. Che avrei potuto amare qualcuno in modo immediato e incondizionato nell’istante stesso in cui lo avessi conosciuto

Mia figlia era messa in trasversale, il che significa che ho dovuto subire un parto cesareo d’urgenza dopo ore di travaglio. Durante l’intervento ero sveglia e riesco ancora a ricordare il suo primo pianto. Ho iniziato a piangere in una forma di gioia che non avevo mai conosciuto prima. Me l’hanno messa vicina per un minuto ed era la cosa più bella e preziosa che avessi mai visto. Ho sentito un legame immediato e irrevocabile con lei. Non ho mai creduto di poter amare qualcuno così rapidamente e così profondamente.

2. I bambini insegnano ai loro genitori come aumentare la propria capacità di essere felici

I bambini hanno un appetito insaziabile di stupore. Le cose più normali suscitano in loro eccitazione e felicità. Vogliono condividere quell’esperienza con le persone che li circondano. Da adulti, tendiamo a perdere di vista lo stupore e la bellezza che Dio ha messo intorno a noi. I bambini ci riportano a quel legame primordiale con Dio. Non stupisce che Cristo dica ai bambini di andare da lui e che dobbiamo assomigliare a loro.

3. Quanto sono egoista…

Se c’è una cosa che fa la genitorialità, è strappare da noi l’egoismo. A volte è un processo lungo e doloroso. Sacrifichiamo sonno, cibo, tempo e comfort materiali per i nostri figli. Nella genitorialità c’è una componente estetica. Dobbiamo imparare a mettere quella piccola persona prima di noi. Viene prima. Gli appuntamenti serali possono dover aspettare, così come il tempo da trascorrere da soli. Questo stile di vita inizia subito dopo la nascita del bambino. Le mamme e i papà non sono più concentrati sull’“io” o sul “noi”, ma sul bambino. Gli sposi devono prendersi cura l’uno dell’altro e dare priorità al loro matrimonio, ma i primi anni da genitori provocano un enorme cambiamento nel matrimonio.

4. Il potere della sofferenza sacrificale

Quando ho imparato cosa sia la sofferenza sacrificale della genitorialità non avevo ancora conosciuto mia figlia. Ho passato tutti i nove mesi della gravidanza male con iperemia, nausee tutto il giorno, sono dovuta stare molto tempo a casa e ho capito che la mia sofferenza era per il bene di mia figlia.

5. Che potessi soffrire così profondamente

Quando mia figlia aveva due anni, ha sviluppato un’infezione da stafilococco. Non abbiamo mai capito come, ma lo stafilococco era ovunque nel nostro ambiente. Era una cosa seria e ha dovuto essere ricoverata. Non c’è niente che possa preparare un genitore al profondo dolore di avere un bambino gravemente malato in ospedale. Non c’è nulla che possa eliminare il dolore di voler essere la suo posto. Il dolore della genitorialità, che è l’altra faccia della gioia, arriva sempre nelle piccole esperienze quotidiane. Ci fa male quando nostro figlio viene respinto dagli altri. Fa male quando si sbuccia un ginocchio giocando. Fa male quando è solo. La realtà della vita è che se dobbiamo amare e abbracciare la gioia, dobbiamo anche abbracciare il dolore e la sofferenza.

6. Quanto avrei imparato da mia figlia

Ci sono giorni in cui mi chiedo chi sia l’insegnante e chi lo studente. In alcuni momenti della mia debolezza, mia figlia, che presto compirà quattro anni, mi offrirà una correzione fraterna sorprendente e amorevole. Ama tutti e cerca di imparare qualcosa su qualsiasi persona che conosca. Vedo gli esseri umani in una luce completamente diversa attraverso i suoi occhi. Mia figlia mi ha insegnato molto più di tutti gli anni di istruzione avanzata.

7. La missione

È facile dimenticare che la nostra missione, il significato della vita, è essere santi. Siamo chiamati alla santità. Nella nostra agenda impegnata e nella nostra cultura frettolosa, possiamo dimenticarcene. Il mio lavoro come genitore e moglie è portare la mia famiglia in Cielo. Io, una persona spezzata e peccatrice (come siete voi), sono chiamata a portare la mia famiglia e coloro che mi circondano al loro fine escatologico. Cristo ha dato mia figlia a me e a mio marito perché potessimo crescere in santità e insegnarle la Via. La genitorialità, a somiglianza della vita religiosa o degli Ordini Sacri, ci indirizza al Paradiso. La nostra vocazione è come siamo conformati alla Santissima Trinità. È come Cristo ci indica la via verso casa.

Essere genitori non è facile. Il matrimonio non è facile, ma la vita familiare è un dono enorme per chi è chiamato a questa vocazione particolare. Non avevo mai compreso la profondità della gioia di cui ero capace finché non mi sono sposata e non è nata mia figlia. Non avevo neanche mai capito quanto dolore avrei sperimentato. Quando ci sposiamo, non sappiamo cosa accadrà o quanti figli Dio ci darà. È importante capire che sia la gioia che la sofferenza fanno parte della vita matrimoniale. La croce è parte integrante di ogni vocazione. Siamo chiamati al sacramento del matrimonio in tutto il suo splendore e in tutto il suo dolore. Più capiamo questo, più noi e il/la nostro/a coniuge saremo aperti ai doni della Santissima Trinità nel nostro matrimonio. Più saremo preparati a camminare mano nella mano negli alti e bassi della vita, soprattutto quelli che si manifestano nella genitorialità. Dio vi benedica in questo viaggio sacramentale.

di Constance Hull  tratto da Aleteia