Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria

(Commento a cura di Fra Roberto Pasolini)

​Abbiamo celebrato un dogma, un “privilegio” di Maria, ma soprattutto una festa cristiana che ravviva nella chiesa il mistero della grazia di Dio. È una festa particolare, che ci fa contemplare un aspetto della Madre di Gesù non contenuto esplicitamente nelle Scritture, ma maturato lungo i secoli nella coscienza del popolo di Dio. Maria di Nazaret è Immacolata perché «piena di Grazia» (Lc 1,28), ricolma della gioia e dei doni del cielo.

Affinché questa solennità liturgica non sembri un favore accordato a una creatura, ma una luce per ogni cristiano, occorre considerare i due aspetti fondamentali di questo dogma.

Un dono

​La concezione senza peccato di Maria è un gesto gratuito di Dio Padre, che può essere compreso soltanto in relazione al dono di Cristo all’umanità. Dio ha potuto creare un cuore immacolato in Maria solo perché era ormai giunto il momento in cui stava per offrire a tutta l’umanità la vita del suo Unigenito Figlio. In Maria noi vediamo dunque in anticipo gli effetti della redenzione di Cristo. Dio si è comportato come qualcuno che comincia a disporre di un qualcosa che non c’è ancora, ma che ci sarà presto, cioè la grazia del Verbo incarnato. Il motivo di una simile decisione è attestato dalla prima lettura. Con ciò che la nostra tradizione ha definito “peccato originale” l’uomo ha cominciato ad aver paura di Dio, fraintendendo le sue intenzioni: «Ho udito il tuo passo nel giardino: — dice l’uomo al Signore Dio — ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto» (Gn 3,10). Dio dunque aveva bisogno di un cuore senza sospetti per poter realizzare il suo desiderio di assumere pienamente la nostra umanità, dal momento che la diffidenza dell’uomo aveva affondato radici profonde a causa della ferita interiore inferta dal peccato. È molto importante cogliere questa

premessa, perché la condizione di Maria non ci appaia come una situazione privilegiata, me più correttamente come un atto d’amore rivolto all’intera umanità. Dio ha voluto e potuto agire così perché, guardando Maria, pensava già al mistero Pasquale di Cristo, come recita la preghiera di Colletta: «O Padre, che nell’Immacolata concezione della Vergine hai preparato una degna dimora per il tuo Figlio, e in previsione della morte di lui l’hai preservata da ogni macchia di peccato […]». Dio non ha quindi concesso uno speciale favore a Maria creandola senza peccato, ma ha cominciato a fare con lei quanto desidera fare con tutti: donare il suo bene, far conoscere il suo infinito amore che salva la nostra vita dalla solitudine e dal peccato. Se è vero che solo Maria è stata scelta per essere la Madre del Signore, è altrettanto vero che tutti siamo stati «scelti» da Dio «prima della creazione del

mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità» (Ef 1,4). Questo è «il disegno d’amore della sua volontà» (1,5). Insomma, quando Dio stava per donare al mondo la sua stessa vita — attraverso l’Incarnazione del Verbo — si è preso la libertà di coinvolgere in modo tutto speciale una donna. Ecco il risultato: una creatura senza peccato, priva di quella paura raccontata dalla Genesi, anzi colma di gioia e di desiderio davanti all’iniziativa di Dio: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1,38).

Una forza

​Ma quale paura è stata cancellata dal cuore di Maria? Quella di coinvolgersi con la storia, quella di ascoltare e fare la volontà di Dio. La santità non è mai una diversità per la separazione, ma una differenza per la comunione. Infatti Maria, proprio nel momento dell’Annunciazione, si rivela donna aperta e capace di lasciarsi condurre oltre se stessa: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?» (1,34). La proposta di Dio era immensa, audace. Eppure il cuore di Maria si mostra pronto a non lasciarsi condizionare dalla paura, sentendosi al sicuro dentro il disegno di amore dell’Altissimo, al riparo della «sua ombra» (1,35). Così non esita ad andare incontro alla sua volontà, rispondendo gioiosamente: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». Senza nascondersi in una falsa modestia, senza aggrapparsi ai propri progetti e, allora, «l’Angelo partì da Lei» (Lc 1,38). Da quel momento la vita di Maria è tornata a essere assolutamente ordinaria. Nessun messaggero celeste, nessun aiuto supplementare, nessuna raccomandazione. Solo un cammino pienamente e perfettamente umano, simile a quello che ciascuno di noi è chiamato a compiere. Dopo l’Annunciazione la Piena di Grazia diventa vuota di privilegi. Anche per Lei la vita diventa un procedere nella penombra della fede, dove non si può far altro che mettere insieme i pezzi della storia e, passo dopo passo, imparare a leggervi il misterioso disegno di Dio che si realizza dentro le pieghe della vicenda umana. Immacolata, libera dalla paura di consegnare la propria vita nelle mani di Dio: questa è la bellezza di Maria. Questa è pure la bellezza della Chiesa, di ogni battezzato, di ogni uomo, chiamato oggi a ritrovare lo slancio di un’esistenza affrancata dai timori inutili. Una vita capace di Dio.