“Piango la passione del mio Signore”

Una volta Francesco andava solitario nei pressi della chiesa di Santa Maria della Porziuncola, piangendo e lamentandosi a voce alta. Un uomo pio, udendolo, suppose ch’egli soffrisse di qualche malattia o dispiacere e, mosso da compassione, gli chiese perché piangeva così. Disse Francesco: “Piango la passione del mio Signore.

Per amore di lui non dovrei vergognarmi di andare gemendo ad alta voce per tutto il mondo”. Allora anche l’uomo devoto si unì al lamento di Francesco.

(Leggenda dei Tre Compagni 5,13)

Perché piangere la Passione di Cristo? Perché fare continuamente memoria della croce? Perché lo fa il cristiano, chiamato – come ci ricorda il Papa – a vivere la gioia del Vangelo? San Paolo ha conquistato il Mediterraneo a Gesù Cristo annunciando la stoltezza e lo scandalo della croce e, ancora oggi, molti cristiani muoiono ogni giorno per il segno della croce.

Ideata e propagata da san Leonardo da Porto Maurizio (frate minore, 1676-1751), la pratica della Via Crucis vuol essere molto più che una pia devozione. La Via Crucis vuol essere una sintesi del cammino cristiano, della vita stessa di ogni discepolo di Gesù, chiamato dal suo Maestro a prendere la propria croce e seguirlo.

Quest’anno allora il nostro modo di pregare la Via Crucis sia proprio come quello di Francesco, che piangeva l’Amore, crocifisso e redentivo: un pianto di dolore e gioia, un moto di tutta la vita verso la conversione a Cristo, che ci è vivamente raccomandato di curare, soprattutto in Quaresima.

In particolare, ricordiamoci che il cammino del cristiano è Via della Croce in ogni situazione e in ogni ambito della vita. Preghiamo per la famiglia, per il mondo del lavoro, per la difesa della vita, per i cristiani perseguitati, per i giovani e per tutti i nostri fratelli e sorelle sofferenti. Preghiamo con loro e per loro, ovvero per ciascuno di noi, affinché quella Croce di cui spesso vogliamo difendere la presenza simbolica nei luoghi pubblici di lavoro e di cura, sia per ogni uomo e donna del nostro tempo la risposta più piena al mistero del male e della sofferenza. 

Ricordiamo le parole di Papa Francesco (Evangelii Gaudium 85):

Anche se con la dolorosa consapevolezza delle proprie fragilità, bisogna andare avanti senza darsi per vinti, e ricordare quello che disse il Signore a san Paolo: «Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza» (2 Cor 12,9). Il trionfo cristiano è sempre una croce, ma una croce che al tempo stesso è vessillo di vittoria, che si porta con una tenerezza combattiva contro gli assalti del male.