Dio non ha paura della tenerezza. E si fa bambino…

Il Signore offre al suo popolo la consolazione, tiene costantemente aperte le porte della speranza e “rifà tutte le cose”. Lo ha detto Papa Francesco durante l’omelia nella Messa alla Casa Santa Marta.

Nella prima lettura di oggi (Is 40,1-11), il profeta Isaia afferma: “Consolate, consolate il mio popolo”. In questo modo, ha commentato il Papa, non solo Dio dà la “pace” agli uomini, ma compie una vera “ri-creazione”, ancora “più meravigliosa della creazione” originaria.

L’idea della “ri-creazione” e del Signore che viene “visitare” il suo popolo era sempre ben impressa nel popolo d’Israele. Le ultime parole di Giuseppe ai suoi fratelli, infatti, furono: “Quando il Signore vi visiterà portate con voi le mie ossa’. Il Signore visiterà il suo popolo. E’ la speranza di Israele. Ma lo visiterà con questa consolazione”.

Questo “rifare nel Signore”, ha spiegato il Pontefice, ha due dimensioni. In primo luogo, il Signore “rifà con la speranza” e “apre una porta” sempre e comunque. La speranza di cui Lui ci fa dono è “una grazia” ed è “una vera fortezza nella vita cristiana”.

Il cristiano che perde o dimentica la speranza, avverto che “la sua vita non ha senso”, si sente come “davanti a un muro”, tuttavia la consolazione di Dio è sempre a portata di mano e il Signore la trasmette ad ognuno di noi personalmente.

A tal proposito il Santo Padre ha commentato l’immagine finale della prima lettura di oggi, dove il pastore che “porta gli agnellini sul petto” e “conduce dolcemente le pecore madri” è il segno del Signore che “ci consola con tenerezza”.

Da potente che è, Dio “si fa piccolo” e “si fa bambino” in quanto “non ha paura della tenerezza” e con tenerezza si dona. Del resto, ha ricordato il Papa, nei 40 giorni tra la Resurrezione e l’Ascensione il suo “principale lavoro” è stato quello di “avvicinarsi e dare consolazione ai discepoli”.

Sono proprio la tenerezza e la consolazione, gli atteggiamenti che in questa fase Gesù mostra verso gli Apostoli, Maddalena, Tommaso, i discepoli di Emmaus.

“Che il Signore ci dia a tutti noi la grazia di non avere paura della consolazione del Signore, di essere aperti: chiederla, cercarla, perché è una consolazione che ci darà speranza e ci farà sentire la tenerezza di Dio Padre”, ha quindi concluso papa Francesco.

Di Luca Marcolivio tratto da Zenit