Affidarsi e obbedire alla volontà di Dio non è rinunciare alla propria autonomia

In questa nostra società emerge l’idea che la felicità dell’uomo è possibile solo con l’adesione in toto ai ritmi e ai modelli costruiti per governare le coscienze, in nome di una finto equilibrio. Si rende indispensabile, per il bene di tutti,  testimoniare che solo in Cristo Gesù ci può essere un vero dono di pace, per se stessi e per il mondo intero! 

Tutti possiamo capire, senza disquisizioni teologiche, che il cuore appartiene a chi lo governa. 

Io penso che in fondo anche chi non sia credente o chi sia affascinato da un neo relativismo salvifico, che apre porte false, senza annunciare il vuoto a cui si accede, spesso manca della conoscenza della Parola non solo per sua scelta. Ci sono infatti fattori esterni che la rendono, in molte circostanze, opaca o comunque cornice occasionale di eventi personali traumatici, da smantellare appena questi siano stati superati. 

È  importante perciò capire a chi appartiene il nostro cuore. Tutto parte da qui! Quando capiremo questa verità si apriranno per noi nuovi varchi, mai prima conosciuti o sperimentati. Intanto da credente in Cristo Gesù mi sento di affermare, senza arrossire, che il cuore governato dalla volontà di Dio è sempre nella pace. Ciò non esclude certo turbamenti o angosce, ma che nella preghiera possono ritrovare le ragioni del proprio stato, per poi riprendere il cammino con più vigore. Se invece un cuore è governato da insipienza, malvagità, invidia, superbia, rancore, odio, stoltezza, stupidità; se ogni radice perversa e malsana lo attraversa di continuo, mai esso potrà promuovere la pace.

L’impurità del cuore è per chiunque un ostacolo insormontabile alla costruzione di un mondo migliore, al di là del ruolo che si occupa o si rappresenta. La pace, quindi, non è mai esterna all’uomo che vuole contribuire a migliorare l’esistenza della comunità in cui vive. Essa lo comprende tutto; è parte inscindibile di ogni sua azione a favore dell’equilibrio sociale; è pietra miliare di un percorso di verità nel vangelo e quindi una possibilità reale di assicurare al prossimo, tempi di fraternità e di vera comunione. 

La pace e l’uomo che ha radici in Cristo Gesù non sono, per questo motivo, come la brocca e l’acqua o come l’otre e il vino. Si riempie l’otre di vino e la brocca di acqua, si versa vino e acqua, si riportano indietro brocca e otre. “Questo mai può avvenire in una comunità di credenti”, commenta Mons. Costantino Di Bruno, “perché il vero cristiano e la pace autentica sono una cosa sola, una sola grazia, un’unica verità, un solo dono divino”. Non vi è separazione, nemmeno momentanea. 

L’adesione del cristiano al vangelo è di riflesso la sola certezza di questa unicità soprannaturale, capace di trasformare nel bene l’umanità. Una forza che agisce più di un qualsiasi parlamento o lobby di potere, che pensano di poter intervenire per cambiare la storia nella giustizia, nella fratellanza, nell’equità sociale, economica e culturale, partendo da calcoli di parte o da strategie fine a se stesse! Ma cosa è la pace, se non quel filo di seta profumato che unisce i cuori nella redenzione e dona sapore ad ogni gesto dell’uomo, giovane o anziano, maschio o femmina?

La pace tra i popoli è il risultato di mille atti quotidiani, di gesti, azioni, preghiere, sacrifici, studi, consumati in famiglia, all’università, sul posto di lavoro, nei luoghi di svago e di socialità, nei ruoli di responsabilità, nella ricerca scientifica, nelle semplici relazioni quotidiane che scandiscono le nostre giornate. Chi risponde alla volontà di Dio non deve perciò isolarsi dal mondo, a meno che non scelga liberamente di farlo, senza comunque mai criminalizzare quanto rimane al di fuori di sé. 

Certo il credente per essere credibile all’altro deve attestare la pace con la sua vita, quale frutto di una certezza assoluta: Affidarsi e obbedire alla volontà di Dio non è rinunciare al proprio autonomo modo di essere, tutt’altro! Farlo significa essere invece uomini liberi e autentici costruttori di gioia, non perché obbligati, ma per scoperta della vera dimensione dell’uomo, artefice effettivo del benessere reale di questo mondo e non vittima ignara e illusa dei suoi stessi falsi miti e delle sue effimere dosi di felicità.

Di Egidio Chiarella  tratto da Zenit