Senza l’evangelizzazione, la Chiesa da madre feconda diventa una babysitter sopita

Papa Francesco, nella Messa in Santa Marta, incoraggia i cristiani ad annunciare Cristo senza sicurezze e nella persecuzione, certi della potenza del Battesimo ricevuto

Ormai è chiaro: Papa Francesco non usa mezzi termini. Le omelie del Pontefice nelle Messe mattutine in Santa Marta si distinguono per le espressioni colorite che richiamano il normale gergo quotidiano e che, per questo, risultano efficaci.

La frase di oggi, “la Chiesa baby-sitter”, è un’espressione difficile da dimenticare con cui papa Francesco ha chiarito uno dei rischi in cui la Chiesa di oggi rischia di incorrere. Ovvero di perdere la sua maternità nel momento in cui i suoi figli, tutti coloro che hanno ricevuto il Battesimo, terminano di annunciare Cristo con la vita e le parole, diventando come neonati inermi da accudire.

L’invito che il Papa ha rivolto oggi ai presenti – tra cui un gruppo di dipendenti dello IOR – è stato infatti di essere coraggiosi testimoni di Cristo anche senza sicurezze o tra le persecuzioni, in virtù proprio del Sacramento ricevuto e delle responsabilità che esso implica. “Fedeli allo Spirito per annunciare Gesù con la nostra vita, con la nostra testimonianza e con le nostre parole” ha detto il Pontefice; “quando facciamo questo – ha rimarcato – la Chiesa diventa una Chiesa Madre che genera figli, figli, figli perché noi, figli della Chiesa, portiamo quello”. Ma quando non lo facciamo, “la Chiesa diventa non madre, ma la Chiesa-babysitter, che cura il bambino per farlo addormentare. E’ una Chiesa sopita. Pensiamo al nostro battesimo, alla responsabilità del nostro battesimo”.

Traendo spunto dalla lettura degli Atti degli Apostoli, nell’omelia di oggi, il Santo Padre ha proseguito il racconto del martirio di Santo Stefano iniziato nei giorni scorsi. Il brano odierno, in particolare, ritraeva la violenta persecuzione scoppiata dopo l’uccisione del martire e che la prima comunità cristiana di Gerusalemme, da sempre vissuta in amore e in pace, è costretta a subire.

“È un po’ lo stile della vita della Chiesa – ha osservato il Papa – fra la pace della carità e la persecuzione”. Ed è anche quello che accade sempre nella storia “perché è lo stile di Gesù”. A causa, o forse grazie alla persecuzione, molti fedeli sono spinti infatti a rifugiarsi nella Giudea e nella Samaria. Lì, anche se soli, senza casa, senza sacerdoti o apostoli, annunciano il Vangelo.

“Non avevano sicurezza – ha affermato papa Francesco – ma andarono di luogo in luogo annunciando la Parola. Portavano con sé la ricchezza che avevano: la fede. Quella ricchezza che il Signore aveva dato loro”. Non erano uomini straordinari o fervidi profeti, bensì “semplici fedeli appena battezzati da un anno o poco più, forse” ha chiarito il Pontefice. L’unica sicurezza era “la forza del battesimo” che “dava loro questo coraggio apostolico, la forza dello Spirito di andare ad annunziare. Ed erano creduti! E facevano miracoli!”.

“Io penso a noi, battezzati se noi abbiamo questa forza”, ha esclamato in un sospiro il Papa, chiedendosi: “Ma noi, crediamo in questo? Che il battesimo basti, sia sufficiente per evangelizzare? O ‘speriamo’ che il prete dica, che il vescovo dica…”.

Secondo il Successore di Pietro, la grazia del battesimo è “un po’ chiusa”, e noi “siamo serrati nei nostri pensieri, nelle nostre cose, o a volte pensiamo: ‘No, noi siamo cristiani: ho ricevuto il battesimo, ho fatto la cresima, la prima comunione … la carta d’identità è a posto’. E adesso, dormi tranquillo: sei cristiano”. “Ma dov’è questa forza dello Spirito che ti porta avanti?” ha insistito papa Bergoglio; senza l’annuncio del Vangelo, la Chiesa non genera più figli e da madre feconda diventa una baby-sitter sopita.

A tal proposito, il Santo Padre ha ricordato le persecuzioni che i missionari cattolici e le comunità cristiane subirono in Giappone nel XVII secolo. Furono mandati tutti via, abbandonati per oltre 200 anni senza neanche un prete. Al loro ritorno, però, trovarono “tutte le comunità a posto, tutti battezzati, tutti catechizzati, tutti sposati in chiesa”, grazie all’opera di chi sentì fortemente la responsabilità del suo Battesimo.

Oggi come allora, ha ribadito quindi Bergoglio, “c’è una grande responsabilità per noi, i battezzati: annunciare Cristo, portare avanti la Chiesa, questa maternità feconda della Chiesa”. Essere cristiano – ha sottolineato – “non è fare una carriera in uno studio per diventare un avvocato o un medico cristiano. Essere cristiano è un dono che ci fa andare avanti con la forza dello Spirito nell’annuncio di Gesù Cristo”.

L’ultimo pensiero di papa Francesco è andato a Maria: è lei che “pregava tanto” durante la persecuzione dei primi cristiani e donava l’incoraggiamento necessario per l’evangelizzazione ai battezzati. Ha quindi pregato: “Chiediamo al Signore la grazia di diventare battezzati coraggiosi e sicuri che lo Spirito che abbiamo in noi, ricevuto dal battesimo, ci spinge sempre ad annunciare Gesù Cristo con la nostra vita, con la nostra testimonianza e anche con le nostre parole”.

Di Salvatore Cernuzio tratto da Zenit