Si conclude il più grande pontificato per la difesa della libertà religiosa

“Rispetto e commosso affetto” esprime per la decisione di Benedetto XVI il sociologo torinese Massimo Introvigne, responsabile dell’Osservatorio della Libertà Religiosa promosso dal Ministero degli Esteri.

“Si conclude – afferma il sociologo – quello che è stato il più grande pontificato dal punto di vista della difesa della libertà religiosa. Dopo le intuizioni di Giovanni Paolo II, vi è stato un lavoro sistematico di analisi e di denuncia su quattro quadranti.

Anzitutto, il pericolo del fondamentalismo islamico e del suo piano di distruzione delle cristianità del Medio Oriente, sempre distinto dall’islam in generale evitando ogni facile islamofobia.

Secondo, i regimi comunisti che ancora limitano o negano la libertà religiosa, dalla Corea del Nord alla Cina, le cui vicende Benedetto XVI ha seguito con competenza e passione.

Terzo, i nazionalismi a base religiosa induista o buddista che perseguitano i cristiani in Asia.

Quarto, il laicismo intollerante e la dittatura del relativismo che minacciano la libertà religiosa anche in Europa e in Occidente”.

“In modo meno visibile dal grande pubblico – prosegue Introvigne – Benedetto XVI ha offerto una straordinaria fondazione insieme teologica, filosofica e giuridica del diritto alla libertà religiosa come diritto primo e fondamentale dell’uomo, contrastando sia il relativismo che confonde la libertà religiosa con l’idea secondo cui in materia di religione non esiste la verità, sia l’ultra-conservatorismo che rifiuta in modo miope la proclamazione della libertà religiosa nella dichiarazione ‘Dignitatis Humanae’ del Vaticano II, una delle bussole di questo pontificato”.

“Questo contributo – conclude il sociologo – rimarrà nella storia della Chiesa e segnerà certamente anche il prossimo pontificato, che si troverà di fronte a battaglie difficilissime proprio sul fronte della persecuzione dei cristiani nel mondo e della libertà religiosa”.