Il miracolo della Vergine del Pilar

Miguel Juan Pellicier nato a Calandra (Saragozza) si è trasferito di propria volontà a Valencia, in campagna, per lavorare da agricoltore. L’emigrato è un giovine di 20 anni, membro di una numerosa famiglia povera, che per non essere di peso prende questa decisione, anche spinto da una grande fede. Egli cerca di mandare qualche soldo a casa. 

Ma un giorno mentre guida un carro carico di grano, nel mese di luglio sotto un caldo afoso, un colpo di sonno lo fa cadere a terra tra la polvere, con una ruota del pesante mezzo che gli attraversa la gamba destra, frantumandogli la tibia in più parti. 

Subito viene condotto all’Hospital Real di Valencia. Resterà ricoverato per 5 giorni, ma tutte le cure non ottengono nessun risultato.

Miguel Juan è devotissimo alla Virgo di Pilar e vuole essere trasferito a Saragozza. Là verrà ricoverato all’Hospital de Nuestra Senora de Grazia, dopo un viaggio di 300 km con mezzi di fortuna e due mesi di tempo.

Nell’ottobre 1637 giunge a destinazione con febbre molto alta e per prima cosa vuole vedere la Madonna di cui è tanto devoto. Soltanto dopo si recherà in ospedale, dove i medici gli amputeranno la gamba, poiché la cancrena è in stato molto avanzato.

Durante la convalescenza l’indomito fedele si reca al Santuario del Pilar per ringraziare la Madonna per avergli salvato la vita. Lì con un lasciapassare, data la situazione, per poter chiedere l’elemosina (era la prassi di quell’epoca) si recherà ogni giorno a chiedere ai francescani dell’olio delle lampade per ungersi la ferita, contro le indicazioni mediche poiché il moncone era in fase di guarigione. Solo la fede lo aiuterà in questi anni.

Nel 1640 Juan tornerà dai suoi parenti che lo accoglieranno con gioia. 

Qui avverrà il miracolo. La notte del 29 marzo dopo una giornata intensa di faticoso lavoro, andò a dormire per terra sulla paglia, dopo aver pregato,perché la sua stanza è stata donata ad alcuni soldati che si dovevano recare alla frontiera francese.

La madre prima di andare a dormire passa dalla camera da letto dove dormiva Miguel. Subito viene colpita da un intenso profumo di rose. Illuminato il figlio con una lampada vede che egli dorme,ma ecco lo stupore:dal mantello che lo copre fuoriescono due gambe. La donna meravigliata chiama il marito, pensando che un soldato abbia sbagliato stanza. Il padre alza il mantello e sbalordito scruta attentamente il figlio alla fioca luce; vede ciò che aveva visto la moglie: Miguel ha due gambe . Egli si sveglia e con grande gioia si accorge che per la sua fede è stato premiato: la gamba che era stata seppellita a più di 100 km di distanza si era riattaccata. 

Ebbe inizio il processo (gli atti sono conservati nel Santuario della Vergine del Pilar).I testimoni furono tanti: soldati, medici, dottori in legge e teologia, sindaci, il seppellitore della gamba e tanti altri.

Come prima cosa la buca del cimitero venne trovata vuota. 

Il 27 aprile 1641 fu emanata la sentenza finale: si era avverato il miracolo dei miracoli.

Ovviamente il miracolo ebbe una tale risonanza, anche per l’importanza del Santuario del Pilar e quindi per le migliaia di pellegrini che ebbero modo di conoscere il giovane mendicante, che lo stesso Filippo IV, re di tutte le Spagne, volle incontrare il miracolato nel suo palazzo a Madrid.

Qui, con le lacrime agli occhi, dicendo: “E’ il momento in cui occorre accogliere e venerare il Mistero, rallegrandoci come cristiani”, si inginocchiò per baciargli la cicatrice sulla gamba riattaccata.