Il mio “sì” a Dio

Questa è la testimonianza di un giovane che da poco ha emesso, assieme ad altri nove confratelli, la prima professione religiosa.

L’attesa di quel
momento è stata snervante; mi sono preparato recitando le quattro parti del
Rosario e supplicando Maria di aiutarmi. In quel momento la paura di non essere
sufficientemente preparato, generoso oppure aperto totalmente alla chiamata di
Dio si faceva difficile da sostenere, ma la preghiera e la fiducia dei
superiori è stata determinante. Mi sono fidato di Dio attraverso i suoi
rappresentanti. 

Qualcuno potrebbe obiettare che ci sono stati due anni di
preparazione nei quali si ha avuto il tempo di meditare il passo che si stava
per fare. E’ vero tuttavia pensare alla professione come ad un nuovo inizio e
non ad un punto d’arrivo, cambia un po’ la percezione delle cose. 

All’inizio
della celebrazione tutto d’un tratto, è sopraggiunta la calma, vedevo le tante
persone raccolte in preghiera per noi, i padri sull’Altare come una presenza
consolante ed un esempio da imitare. L’omelia del padre Timothy è stata un
continuo invito a meditare il dono d’amore che Dio ci stava facendo e che il
mondo non può comprendere. Le sue parole le sentivo rivolte a me, dandomi un
grande coraggio. 

Nell’abbraccio di augurio ricevuto dai miei superiori ho
sentito l’abbraccio di Dio. 

In quel momento ho pensato che se delle persone mi
vogliono così bene, quanto più mi amerà Dio. 

All’uscita dal Santuario era
difficile rendermi conto che, pur rimanendo lo stesso, qualcosa in me era
cambiato. Ho capito cosa era avvenuto solamente durante la visita famigliare,
quando, parlando con semplicità ad alcune persone, queste si sentivano
consolate ed un poco più vicine a Dio. Quello che mi avevano sempre detto nel
noviziato si stava realizzando. Ho potuto sperimentare che anche nella nostra
pochezza siamo un segno, una testimonianza di Dio nel mondo. Le persone hanno
bisogno di vedere qualcuno che per Dio sa dare tutto. 

La prima cosa che ha
colpito gli amici e i parenti è stata la nostra cura nella sacralità della
liturgia e la carità. Erano entusiasti nel vedere molti giovani sorridenti così
come di sentirsi accolti sempre e comunque.

Dopo un momento di
convivialità nel noviziato, sono partito per la visita familiare. In questa
occasione si è verificata di nuovo la stessa situazione con amici, parenti,
compaesani ed alcuni ammalati. Soprattutto mi chiedevano come si vive nella
Legione, qual è il ritmo del noviziato e cosa mi aspetta dopo la professione,
ma volevano anche sapere come pregare, come incontrare Dio.

Non ho dovuto faticare
per trovare le risposte, mi è stato sufficiente applicare alle loro situazioni
quello che facciamo noi, come prepariamo la nostra preghiera, come cerchiamo di
formarci anche dal nostro punto di vista umano, e come “conquistare” le virtù
con l’impegno personale al servizio della grazia di Dio.

Ancora, molto utili
sono state le “luci” avute negli esercizi spirituali che mi sembravano essere
state date appositamente per le persone che ho incontrato.

Mentre mi trovavo in
queste situazioni quello che più si concretizzava nel mio cuore era la
consapevolezza che adesso, con la professione, il Signore mi ha legato a sé in
modo particolare. Ora Lui ed io siamo uniti più intimamente ed anche la mia
preghiera si è fatta più fiduciosa e semplice perché mi sento accompagnato,
sostenuto e consolato. 

E’ un dono per me, ma è un dono per gli altri.

Nel congedarmi per
ritornare al mio centro, ho chiesto preghiere per me e per i miei fratelli
affinchè, nella comunione dei santi, Dio ci sostenga sempre e faccia crescere
il nostro amore e la nostra donazione.

Fr Diego L. C.