Diventare vulnerabile

Venga il tuo Regno!

Thornwood, NY 19 Gennaio 2012

Carissimi amici in Cristo,

    scarpe da tennis e tuta per la ginnastica: questo è quanto troviamo oggi nella sacca di Marilena. I dottori del centro riabilitativo sembrano proprio credere in questa nuova “stella dello sport”. Nella maratona per la vita, prova dopo prova, lei è riuscita a raggiungere le prime posizioni: ora il suo obbiettivo è il podio. 

Chi l’avrebbe mai detto? Non era forse proprio lei quella che si trovava all’ultimo posto? Eppure eccoci quà. Alcuni hanno creduto in Marilena dal primo momento della sua entrata in campo; altri non avrebbero scommesso nemmeso un centesimo. Ci si interroga su cosa ci sia dietro a un successo così straordinario. Molti puntano il dito sul mister “Pietro”, suo personal trainer e inseparabile presenza. Altri ritengono che il merito sia attribuibile alle due “ragazze pon-pon” – le sorelle – che giorno e notte, con i loro “tormentoni”, non hanno mai smesso di fare il tifo per lei. O forse il segreto è da incontrare nella “massaggiatrice” Lisa, che nel momento del bisogno era lì a coccolarla. Meno provabile è il contributo dell’inviato speciale da New York… ma tutto conta, come si suol dire…

Io ritengo in realtà che il merito è di tutti noi. Questa infatti non è la vittoria della mamma, ma la nostra vittoria. Dagli spalti, uniti nella preghiera, eravamo lì a sostenerla. Ora Vogliamo stringere con lei la coppia della vittoria… infondo è anche il nostro trofeo.

    Sicuramente non torniamo a casa con il premio di consolazione. In questa vicenda abbiamo imparato quanto sia importante e potente la preghiera. C’è il desiderio di allenare l’anima per diventare più forti. Questo non è obbiettivo facile da raggiungere, per nessuno. Seguono alcune considerazioni personali circa questo tema.

    Pensavo a come tante volte dobbiamo difendere la nostra casa da persone ignote e senza scrupoli che attentano ai nostri beni: ladri che entrano nelle abitazioni altrui, frugano impietosamente negli affetti personali degli altri, rompono, distruggono e rubano ciò che noi abbiamo guadagnato, il frutto di tanti sacrifici e lavoro onesto.  Per proteggere la nosta casa mettiamo allarmi, vegliamo la notte, collaboriamo con i vicini.

    Maggior delicatezza ed attenzione deve essere impiegata per salvaguardare la nosta dimora interiore. Santa Teresa descrive la vita dell’anima con l’immagine di un castello, per sottolineare come questa deve essere una fortezza inespugnabile. Quando ho visitato Avila, nel mio anno in Spagna, ho potuto visitare il convento dell’Incarnazione, Casa Madre delle Carmelitane. Lì ho capito meglio perche S. Teresa ha usato questa metafora: dalle austere stanze del secondo piano, nella parte della casa adibita a museo, affacciandomi da una delle finestre, sono rimasto colpito alla vista delle  poderose mura della medievale città di Avila, che sovrastano e si impongono sul convento. Con questa emblematica immagine Teresa ci invita a difenderci dagli attacchi esterni, ad innalzare un luogo protetto per il cuore. Non è forse lì il luogo privilegiato del nostro incontro con Dio?

Eppure a volte non vigiliamo come per la nostra abitazione esteriore. Nel nostro tempio interiore non ci sono allarmi, non ci sono sentinelle a custodire quelle porte, che rimangono tranquillamente aperte. Così l’anima diventa un grande mercato, un via-vai di gente, rumori e confusione. Il luogo sacro, il luogo del silenzio e dell’incontro si è trasformato in una “spelonca di ladri”. Briganti entrano mascherati da amici; e noi, ingenui come Cappuccetto Rosso che non riconosce il lupo travestito da nonna, ci lasciamo svaligiare. Senza accorgercene, nella nostra vita spirituale ci ritroviamo in “braghe di tela” (come si usa dire dalle mie parti), spogliati, ingannati. Forse questo diventa evidente ai nostri occhi solo quando ci troviamo in una situazione di difficoltà: quando cerchiamo dentro di noi delle risposte, delle risorse… ma non troviamo nulla! Allora ci chiediamo: “chi ha rubato quei valori nei quali una volta credevamo? Ciò per cui non saremmo mai scesi a compromessi? Chi ha preso la nostra pace interiore lasciandoci in uno stato di perenne inquietudine? Chi, infine, ha violato la nostra anima tanto da renderci incapaci di credere nell’amore?

    Anche se fa male riconoscerlo, tante volte siamo stati proprio noi a svenderci, attratti da qualche offerta speciale stile “Eminflex”. Abbiamo barattato, con sconti di fine stagione, ciò che avevamo di più caro e prezioso.

    Ma è proprio in questi momenti che la voce della coscienza sembra liberarsi dal bavaglio che la soffocava. Essa grida con forza alla conversione, che letteralmente significa “cambio di direzione”: è l’invito a volgere lo sguardo a Dio, non più al mondo. Chiedere a Dio aiuto perchè metta ordine in quest’anima sotto-sopra. Come nel Vangelo, quando Gesù scaccia i mercanti che profanavano il Tempio di Gerusalemme, sarà proprio Lui a scacciare i venditori di buoi, di pecore e di colombe, a rovesciare i banchi dei cambiavalute, ridonando una dimensione di sacralità al nostro cuore. Il primo passo è chiedere con umiltà: “Gesu’, trasforma la mia anima”.

    Ecco che essa diventerà nuovamente il luogo del silenzio e dell’incontro con Dio. Tante volte avevamo cercarto questa pace fuori di noi, ma era proprio in noi che essa si trovava.

Un’amica, raccontandomi della sua conversione, in questi giorni mi ha scitto: “non puoi immaginare dentro di me quanto bene mi senta che pace ho …prima non sapevo neanche cosa fosse…son felice aver trovato questa serenità”.

Concludo con questo stupendo passaggio tratto dalle Confessioni di Sant’Agostino:

Tardi ti amai, bellezza cosí antica e cosí nuova, tardi ti amai. Sí, perché tu eri dentro di me e io fuori. Lí ti cercavo. Deforme, mi gettavo sulle belle forme delle tue creature. Eri con me, e io non ero con te. Mi tenevano lontano da te le tue creature, inesistenti se non esistessero in te. Mi chiamasti, e il tuo grido sfondò la mia sordità; balenasti, e il tuo splendore dissipò la mia cecità; diffondesti la tua fragranza, e respirai e anelo verso di te, gustai e ho fame e sete; mi toccasti, e arsi di desiderio della tua pace.

Con affetto  e gratitudine, unito nella preghiera

                In Cristo, Fr Stefano, LC

prima lettera di fr. Stefano