Uragano 2011

Venga il tuo Regno!

Thornwood, NY   01 Gennaio 2012

Carissimi amici in Cristo,

si conclude un anno, ne inizia uno nuovo. In me c’e’ principalmente un’attitudine di ringraziamento, in particolar modo verso quanto Gesu’ e Maria stanno facendo per la mia mamma. 

Questa settimana, Dio volendo, entrera’ nel centro riabilitativo e le nostre attese per una sua ulteriore ripresa sono alte. 

Il suo fisico sembra essere sempre piu’ forte, il suo animo sereno anche se  avolte stanco.

Noi seminaristi trascorriamo l’ultimo giorno dell’anno  in ritiro e meditazione (questo per me e’ sempre una occasione di grandi grazie. Quanto aiuta riflettere e pregare in un momento cosi’ particolare. Ricordare il cammino percorso, salite e discese, per capire meglio chi siamo, a che punto siamo, cosa vogliamo essere per il futuro. Sicuramente non ci vorra’ tanto sforzo per riportare alla mente quali sono stati gli aspetti piu’ significativi vissuti nel corso di questi dodici mesi.

Un’immagine che puo’ riassumere il mio 2011 e’ quella impressa dall’uragano che si e’ abbattuto quest’estate sulla costa Est degli Stati Uniti. Mi trovavo in macchina quel giorno, proprio quando la tempesta si stava dirigendo verso New York. Ero stato costretto a lasciare la casa di vacanze in Vermont e mettermi in viaggio per poter giungere, la mattina seguente, al mio appuntamento medico. La pioggia torrenziale e frastornante impediva la vista e a malapena permetteva l’ascolto del giornale radio. Tutte le notizie vertevano sull’evento catastrofico che stavamo vivendo e riportavano l’immagine di una Manhattan deserta, citta’ fantasma dopo l’evaquazione in massa di tutta la zona sud.

Pensavo a come anche la grande Mela, la citta’ dell’uomo che basta a se stesso (simbolizzata dall’Atlante del Rockefeller Center – figura mitologica che sostiene sulle sue spalle il mondo) si arrende davanti alla forza devastante della natura. Questa e’ una metafora della nostra vita, cio’ che accade quando togliamo Dio come guida e ci consideriamo gli unici piloti della nostra esistenza. All’improvviso arriva “un uragano” e siamo costretti a fermarci: capiamo che una macchina nuova e un pieno di benzina non sono gli unici requisiti necessari per andare avanti. E comprendiamo che in fondo la nostra vita dipende da Qualcuno piu’ grande e potente di noi.

Cosi’ voglio ricordare questo anno, come un uragano che ha sbattuto forte contro le pareti della mia vita. Un uragano che lascia dietro se strade interrotte e vite da ricostruire; alberi sradicati che bloccano il cammino. Case scoperchiate, che ci fanno sentire la nostra piccolezza sotto il peso di un cielo che si apre all’universo infinito. Il tetto e’ proprio l’immagine delle nostre sicurezze; crea un mondo a misura d’uomo. Ma quando ci viene tolto, quando siamo costretti ad alzare lo sguardo in alto, solo allora percepiamo quanto piccoli siamo. E ci sentiamo sconfinatamente persi, bisognosi di aiuto. Sembra proprio che nel riconoscerci fragili davanti alle prove che subiamo riusciamo meglio ad ascoltare la voce di quel Dio che da sempre ci chiama all’incontro. 

E’ proprio in questo momento che diventa nostra la sollecitazione che Gesu’ fa a San Paolo: «Ti basta la mia grazia; la mia potenza si esprime nella debolezza». Questo e’ esattamente quello che ho sperimenato nel corso di questi ultimi mesi. Con l’apostolo anch’io dico: « quando sono debole, allora sono forte».

Davanti alla croce ho imparato ad accettare. Chi sono io per giudicare Dio? Conosco meglio di Lui cio’ che e’ giusto o ingiusto? Sarebbe un po’ presuntuoso… credo.

Invece penso che i suoi disegni sono cosi’ grandi. Dietro a cio’ che vediamo come un male spesso si nasconde un bene che non avremmo mai pensato possibile. Circa questo la Bibbia ci da’ grandi esempi. Come una riflessione che leggevo sul libro dell’Esodo: la storia di Giuseppe e i suoi sogni. Giuseppe era uno dei dodici figli di Giacobbe.  I suoi fratelli erano invidiosi di lui, perche’ era il prediletto del padre. Cosi’ l’hanno tradito, venduto come schiavo ed una volta arrivato in Egitto fu incarcerato. Tutto cio’ che sembrava un male inspiegabile si trasforma pero’ in una vera benedizione: grazie ai suoi sogni premonitori Giuseppe ottiene le grazie del faraone e viene nominato vicere’ d’Egitto.

Cosi’ opera Dio, dobbiamo fidarci. Le catene che ora ci bloccano saranno la via della vera liberta’. Solo se crediamo con fede saremo testimoni di grandi miracoli. E forse questi miracoli non saranno mai visti nel nostro pellegrinaggio terreno; contempleremo il  provvidenziale intervento di Dio davanti al Suo cospetto, quando il Padre celeste ci mostrera’ la storia della nostra vita e tutto ci sembrera’ cosi’ chiaro e necessario.

Dopo l’uragano e’ tempo di ricostruire. « Domani e’ un altro giorno » insegna la pellicola di Hollywood.  Con questo tipico spirito statunitense che mai si arrende, che ci invita a rimboccarci le maniche, comincio oggi il nuovo anno…. a volte aiuta sentirsi un po’ americani.

Nel festeggiare Maria, Madre di Dio, voglio affidarvi tutti alla Vergine, Lei sara’ come sempre guida sicura in questo 2012 appena cominciato.

Con affetto  e gratitudine,

                                                                In Cristo, Fr Stefano, LC

 continua…