La primavera di Laura

“La primavera di Laura” è la storia di una piccola martire dei nostri giorni, scritta con tanto amore dalla nonna Assunta. Vogliamo proporla in questo blog, perché la vita di questa bambina che sconvolge e commuove fino alle lacrime, lasci anche a voi che leggete una grande gioia nel cuore.

Dio, ancora una volta, stravolge e stupisce questo mondo ormai incapace di sorprendersi e commuoversi!

Domenica 13 dicembre 1987, festa di S. Lucia, all’ospedale di Padova viene alla luce una bellissima bambina. Sei tu, mia adorata nipotina Laura! I tuoi genitori, Paolo e Paola, sono raggianti: sei arrivata dopo due anni e sei giorni dal loro matrimonio.

Per il tuo arrivo a casa ti preparo la carrozzina morbida e calda perché tu non prenda freddo, piccolo esserino indifeso!

La scelta del nome

Alcuni giorni dopo la tua nascita il Parroco Don Rino Brasola viene a casa tua per conoscerti e darti il benvenuto nella nostra comunità di Cervarese S. Croce. In questa occasione chiede alla mamma perché desiderano chiamarti “Laura”: sul calendario non compare nessuna santa che porti questo nome. Io ora penso che un giorno ci sarai tu, “Santa Laura Martire”.

Chi leggerà quanto sto scrivendo su dite o conoscerà per altre vie la tua storia, capirà che sei arrivata su questa terra come un Angelo, per risvegliare la fede nel cuore di moltissime persone.

 Il giorno del Battesimo 

Cara Laura, vieni battezzata dal Parroco Don Rino, domenica 7 febbraio, festa della vita. Zia Marcolina e zio Giorgio sono i tuoi padrini. Don Rino inizia la S. Messa con queste parole: “Come sapete, in questa prima domenica successiva alla Presentazione di Gesù al Tempio, si celebra ogni anno la festa della vita. I Vescovi, in questa occasione, ci invitano a meditare la Parola che troviamo nel Vangelo di Luca, ‘Benedetto il frutto del tuo grembo’. Con questo saluto che Elisabetta rivolse a Maria noi diamo il benvenuto a Laura, la bambina che ora, mediante il Battesimo, entrerà a far parte della nostra famiglia parrocchiale e dell’intera comunità cristiana.

Facciamo festa anche alla nostra sorella Augusta Pepato che compie oggi 90 anni. Queste due vite, una appena sbocciata e l’altra già avanzata, devono essere entrambe accolte e protette con amore e con gioia.”

La signora Augusta ora ha 98 anni e prega anche lei vicino alla tua piccola tomba.

Una bambina vivace

Cara nipotina, come dimenticare la tua vivacità e la tua voglia di vivere? Amavi molto la musica e le feste. Eri tanto birichina. ti piaceva cantare, ballare, giocare, correre.

Avevi appena un anno e mezzo quando la tua mamma, svegliatasi all’improvviso durante la notte a causa di rumori provenienti dalla cucina, ti trovò, seduta sopra la credenza intenta a sgranocchiare dei’ biscotti.

Qualche anno più tardi, con la tua biciclettina, sei scappata via di corsa: ti ho raggiunta ad uno “stop”, proprio mentre sopraggiungeva una macchina. Siamo cadute e tu eri molto dispiaciuta poiché mi ero procurata delle ferite: mi hai chiesto perdono piangendo.

Un altro giorno sei scappata in mezzo ad un campo di grano ed un altro ancora ti sei nascosta nello stanzino del bruciatore di nonna Regina: tante persone ti cercavano, ma ti hanno trovata solo quando tu hai deciso di uscire dal tuo nascondiglio.

Ti piaceva arrampicarti sulle piante e salire più in alto che potevi. Eri tanto felice quando potevi andare al mare, in montagna e al parco giochi: “Quando eravamo all’asilo lei andava sempre sull’altalena” scrive un tuo piccolo amico. E un’altra compagna aggiunge: “Laura per me è una persona insostituibile. Era amica di tutti, simpatica, sempre allegra; mi manca molto e vorrei fosse ancora qui”.

Cara Laura, ti piaceva tanto la vita, ma il Signore Gesù ti ha voluta con sé a soli 6 anni.

Ora gioca felice con tutti i bambini che ti hanno preceduta, con gli Angioletti, con Gesù Bambino e con la Mamma Celeste!


La diagnosi della terribile malattia non cancella la fede e la speranza

Era il 25 febbraio del 1990 e avevi solo due anni quando i medici dissero ai tuoi genitori che avevi un male molto molto grave.

Mamma e papà e noi nonni ti abbiamo subito portata al Santuario di S. Leopoldo dove un Padre, commosso dal nostro racconto, ha aperto la vetrinetta dove è custodita la veste del Santo: la mamma ne ha preso un lembo e l’ha appoggiato sul tuo visetto dove si sarebbe manifestato il male.

Tu, piccola gioia, ti sei inginocchiata e hai baciato le sue sante pantofole. Hai tanto pregato dicendo con grande confidenza: “Nonno Poldo, aiutami a guarire!”.

Al ritorno ci siamo fermati al S. Cuore di Saccolongo da Padre Daniele, un santo sacerdote, infermo da molti anni, che ti è sempre stato vicino, dalla tua nascita fino alla fine dei tuoi giorni terreni.

Quel giorno, però, Padre Daniele non poté riceverti poiché stava tanto male.

Storia di due palloncini

Cara Laura, il giorno dopo la diagnosi sono arrivati dal cielo due palloncini colorati che portavano appeso un semplice bigliettino con un indirizzo: erano stati lasciati liberi durante una festa di carnevale dai bambini di Borgoforte, un piccolo paese in provincia di Mantova. Avevano percorso più di 100 chilometri in una sola notte! Noi abbiamo accolto questi palloncini come un grande messaggio mandato dal Signore Gesù e abbiamo scritto a quel piccolo paese del grande dolore che aveva colpito la nostra famiglia: in quella Parrocchia ti hanno subito amata e in te hanno amato tutti i bambini ammalati. Il Parroco, Don Ernesto Lara, ha celebrato subito una Messa e ha deciso di far pregare per te la sua comunità tutte le domeniche: come gioivano quando arrivavano notizie di un tuo miglioramento!

Nonno Damiano, zia Daniela ed io siamo andati a Borgoforte una domenica del 1991. Don Ernesto ci ha accolto con tanta gioia e, consegnataci una lettera, ci ha detto: “Mettetela via per ricordo, un giorno vi servirà”. Che profezia, cara Laura!

Il Vescovo di Mantova, Monsignor Egidio Caporello, fu molto sorpreso per questo legame tra le nostre Parrocchie. Ci scrisse tra l’altro: “Ho ricevuto da tempo la sua lettera e la documentazione sulla sua nipotina ( … ). Ho letto con viva partecipazione spirituale, sorpreso anche per il singolare rapporto con la nostra Borgoforte, con il suo parroco, le suore e i parrocchiani(…). Tutto ci parla di una testimonianza sofferta eppure misteriosa e lieta.”

La prima operazione

Cara Laura, il giorno 27 febbraio 1990 sei entrata per la prima volta in sala operatoria nel reparto di chirurgia pediatrica dell’Ospedale di Padova.

Ricordo quella mattina con molta commozione. Eri tanto agitata e non riuscivi ad addormentarti con l’anestesia tanto che i medici permisero alla tua mamma di esserti vicina, vestita anche lei come loro, con il grembiule verde, la cuffia, i calzari sterili e la mascherina.

In sala d’attesa, insieme al tuo papà e a me, c’era anche l’amico Don Dino Breggion, ex parroco di Cervarese S. Croce.

Quando la tua mamma uscì, aveva le lacrime agli occhi e ci raccontò che, prima di addormentarti, ti eri voltata verso di lei e le avevi detto: “Mamma, cantami l’Ave Maria”. Anche i medici si erano commossi. La tua mamma ti aveva cantato l’Ave Maria sorridendo, ma il suo cuore piangeva. Coccolata dalla voce soave della mamma ti eri addormentata serenamente: certamente vicino a te avevi la Madonnina che amavi tanto.

Laura e il Santo Padre

Cara Lauretta, nel 1991 scrivo in Vaticano per far conoscere la tua e la nostra sofferenza e per chiedere al Santo Padre una preghiera e una benedizione. Da allora ci sono arrivati dal Vaticano diversi messaggi, uniti anche a coroncine del S. Rosario.

Anche tu hai mandato al Papa letterine e piccoli disegni insieme a offerte per i bimbi più poveri.

Sappiamo da fonti sicure che il Santo Padre si è molto commosso nel leggere la tua storia, Lui che, il 17 agosto 1994, venticinque giorni prima che tu ci lasciassi, mentre stavi molto soffrendo, ha detto: “Ci saranno apostoli tra i fanciulli”.

Cara Laura, questo Papa che ama molto i bimbi ha poi scritto una lettera indirizzata a loro proprio il 13 dicembre 1994, mentre tu festeggiavi in Cielo il tuo settimo compleanno. Che bella “coincidenza”!

Lunghe sofferenze

Ricordo con molta commozione i giorni passati accanto a te durante uno dei numerosi ricoveri per radioterapia. Tu, piccina, avevi un tubicino infilato dentro il nasetto ed eri costretta a stare in quella stanza tutta piena di raggi. Fra il tuo letto e il mio c’era un pannello che ci teneva divise: il medico mi aveva raccomandato di avvicinarmi a te il meno possibile per evitare le radiazioni.

A volte avevi paura e così io ti tenevo la mano, ti leggevo le fiabe e pregavo con te.

Ricordo che in un momento di tristezza mi hai detto: “Nonna vorrei tanto vederti, ma so che non puoi perché ti prendi i raggi.” In quel momento, non curandomi più delle raccomandazioni del medico, ti sono venuta vicina e ti ho abbracciato forte, forte.

Piccolo angelo, quanti aghi hanno trafitto il tuo corpicino in più punti, sul viso, sulle braccia, sulle mani, sulla schiena! Eri tu che dicevi alle infermiere dove pungerti. Una volta, stanca di tutto questo, hai preso le forbici e hai tagliato il tubicino della flebo. Che paura abbiamo avuto!

Una tua cara amica scrive pensando a te in questi momenti: “Laura era la mia migliore amica: mi dispiace che ha molto sofferto, ma ora non soffrirà più!”.

Da parte mia molte volte ho detto al Signore Gesù: ‘Prendi me e salva la mia cara nipotina!”.

Un nuovo intervento: il trapianto del midollo

Ricordo il lungo periodo in cui sei stata in camera sterile in seguito al trapianto del midollo, avvenuto l’8 gennaio 1993.

Eri stata ricoverata il giorno precedente. Ricordo che la tua mamma aveva cercato per tutta la casa un’immagine di Padre Pio che desiderava portare con sé. Risultando vana la sua ricerca, si era rivolta a me. Anch’io, però, pur avendo molte immagini del caro Padre, non riuscivo a trovarne. Ormai rassegnata, Poco prima di partire per accompagnarti in ospedale, ho aperto, senza apparente motivo, un cassetto della scrivania: sopra tutte le scartoffie c’era l’immagine desiderata. Essa fu di grande conforto per la tua mamma e anche per te, che pregavi sempre Padre Pio per la tua guarigione.

L’intervento di trapianto si svolse senza problemi. Ricordo che potevamo vederti solo attraverso i vetri e comunicare con te solo per mezzo del citofono o del telefono, ma tu eri ugualmente contenta perché avevi sempre vicino la mamma che ti raccontava la favole, ti faceva giocare e pregava con te.

L’1 febbraio, festa della Madonna di Lourdes, pochi giorni dopo il tuo ritorno a casa, la mamma ti ha portata nella basilica di S. Antonio: in quel giorno si pregava in modo particolare per gli ammalati. Era presente anche il Vescovo, Monsignor Antonio Mattiazzo, che ti ha accarezzata e benedetta.

Laura frequenta la scuola

Nei brevi periodi in cui la tua malattia ti ha dato un po’ di tregua, hai frequentato, con buon profitto, la scuola materna, il catechismo e la scuola elementare. Nonostante tu abbia partecipato alle lezioni per meno di tre mesi, hai imparato a leggere e a scrivere molto bene, come dice un tuo compagno: “Laura è venuta poche volte a scuola, ma quando veniva era veloce a scrivere. Era molto simpatica e gentile. “Laura era sempre contenta perché prendeva bei voti” aggiunge un’altra bimba.

La tua diligenza è stata notata anche da questa amichetta che afferma: “Anche se era in ospedale Laura faceva lo stesso i compiti’.

Mentre eri ricoverata per un piccolo intervento di chirurgia plastica, il 16 maggio 1994, hai scritto una poesia intitolata “La primavera” che, musicata da zia Daniela e imparata da tanti bambini, è ormai destinata a diventare molto famosa:

La primavera è bella
la primavera è un fiore
la primavera conta i giorni
la primavera è un saluto
la primavera è una giostrina
la primavera sarà contenta
la primavera è tutto il mio cuoricino.


La Prima Comunione

Cara nipotina, con molta commozione ricordo la sera in cui hai fatto la Prima Comunione. Desideravi tanto ricevere Gesù. La mamma, sapendo questo e vedendo le tue condizioni di salute, ha ottenuto dal parroco di anticipare il tuo Primo Incontro con Gesù Eucarestia. Avevi quasi sei anni. Era la sera di mercoledì 6 luglio 1994, festa di S. Maria Goretti. Avevi un bel vestitino bianco e blu e un grazioso cappellino bianco: eri vestita come il giorno del Corpus Domini del 1993 quando, durante la processione, spargevi petali di rose per le vie del paese dove passava Gesù. Quel 6 luglio hai detto alla mamma: “Quando faranno la Prima Comunione i miei compagni, posso farla anch’io con la tunichetta bianca?”. Cara Laura, quando i tuoi compagni hanno ricevuto Gesù per la prima volta, tu eri già in Cielo e noi ti abbiamo pensata presente in mezzo a loro, tutta vestita di bianco!

Laura desidera ricevere Gesù tutti i giorni

Cara Lauretta, dal giorno della tua Prima Comunione hai desiderato ricevere Gesù tutti i giorni.

Hai fatto il tuo secondo incontro con l’Eucarestia a Chiampo (VI), presso la piccola grotta di Lourdes dove riposa il Beato Fra Claudio che abbiamo invocato per la tua guarigione. Era una mattina molto calda e tu hai percorso tutte le stazioni della Via Crucis fra le braccia della mamma: ti spiegava le tappe del Calvario di Gesù e tu, piccina, eri molto attenta e desideravi sapere tutto.

Ti piaceva molto partecipare alla S. Messa e ricevere Gesù nella chiesa del Sacro Cuore di Saccolongo: quel luogo era per te la seconda casa, andavi sempre a salutare la Madonnina.

Poi, quando la tua malattia non ti ha più permesso di alzarti dal letto, il nostro parroco o quello del vicino paesello di S. Maria venivano a portarti Gesù tutte le sere. Quando tardavano tu eri impaziente e dicevi: “Ieri sera a quest’ora era già arrivato!”. Ma come potevi saperlo dal momento che i tuoi occhi già non vedevano più?

Ricordo che una sera hai detto al sacerdote: “Mi porti la Comunione anche domani sera?”. Poi hai aggiunto: “Se io fossi Gesù farei guarire tutti i bambini ammalati’.

Quando fu celebrata la S. Messa nella tua cameretta, tu l’hai seguita con molta attenzione e con le mani giunte.

Appena ricevevi Gesù ti mettevi tranquilla e stringevi fra le tue manine una piccola statua della Madonna. Solo una volta ti ho sentita dire: “Ora che ho ricevuto Gesù ho più male di prima’. Quella sera il parroco è uscito piangendo. Lo stesso Don Rino scrive di te: “Quello che mi sorprendeva sempre in questa bambina di pochi anni non era tanto l’atteggiamento raccolto e consapevole che assumeva nel ricevere l’Eucarestia, quanto invece il silenzio e la solitudine che voleva attorno a sé: chiedeva di rimanere sola, di non essere disturbata. Certe cose non si percepiscono se non nel silenzio e con gli occhi del cuore.

Non per nulla Gesù, in un impeto di commozione, lodò il Padre con le parole: Ti benedico, o Padre, perché hai rivelato i misteri del Regno di Dio ai piccoli e non ai sapienti! “.

Laura e l’Angioletto

Cara Lauretta, un giorno che non dimenticherò mai è il 18 luglio 1994. La tua mamma aveva intuito che stavi per perdere la vista, così ti portò con l’auto sui Colli Euganei e sul Monte della Madonna. C’ero anch’io e il tuo fratellino Marco. La tua mamma guidava piano e ti parlava dei paesi che stavamo attraversando. Ti diceva: “Vedi, Laura, quelle luci laggiù?”; oppure: “Laura, guarda lassù in alto!”.

Siamo poi andati ad Abano per prendere un gelato nella migliore gelateria, ma tu hai preferito non entrare: era una sofferenza per te accorgerti degli sguardi della gente che si posavano sul tuo visetto sfigurato e sui tuoi occhi che si spegnevano.

Al ritorno ci siamo fermati a Montemerlo. Era la festa del paese e la tua mamma evitò di passare per il centro: c’erano le giostre che tu amavi tanto, ma sulle quali, questa volta, non saresti potuta salire. Gli amici Meggiorin ci hanno ospitato: come tutti i lunedì stavano recitando il S. Rosario con il loro gruppo e chiedevano la grazia della tua guarigione. Mentre eri nel loro giardino con la mamma, Marco, la zia Marcolina, me e altri due amici, ad un tratto hai alzato gli occhi verso il cielo e hai esclamato forte: “Guarda, un Angioletto! Vedo un Angelo!” .Noi presenti non lo vedevamo e tu ne eri molto meravigliata. Ricordo che ti sei chinata un po’ e hai detto ancora: “Ma come non lo vedete, se io lo vedo? Guardatelo!” e facevi segno con la manina verso l’alto. Poi ce lo hai descritto dicendo: “E’ piccolo come il mio fratellino Marco, biondo come il cuginetto Gabriele, tutto ricciolino , vestito di bianco e con le ali trasparenti.

Da allora, cara Laura, Lo hai visto altre volte e hai parlato con Lui. Alla mamma che ti chiedeva che cosa vi dicevate, rispondevi: “Tu parla con il tuo Angelo; io parlo con il mio!”.

Cara nipotina, ora tu sei sempre insieme a Lui: ti prego, prendilo per mano e, insieme, custodite il tuo fratellino Marco, il cuginetto Gabriele e tutti noi!

Preghiera incessante

Cara Laura, prima di ogni tuo ricovero o controllo all’ospedale, dopo essere passati a salutare Padre Daniele e a ricevere la sua benedizione, andavamo al santuario di S. Leopoldo e tu accendevi sempre una grossa candela davanti alla Madonna.

L’ultima volta che sei entrata nella celletta di “nonno Poldo” hai scritto sul grande libro che si trova lì: “Sono Laura, fammi guarire, grazie!”. Era il luglio del 1994.

Laura e Medjugorje

Cara Laura, desideravi così tanto andare dove appare la Madonna, che la mamma, nel giro di poche settimane, nei mesi di giugno e luglio del 1994, ti ha accompagnata due volte a Medjugorje. Ricordo che, la sera precedente la tua seconda partenza, ti sei affacciata alla finestra e hai detto che c’era l’Angioletto; quindi ti sei rivolta a Lui e Gli hai chiesto: “Vieni anche tu domani a Medjugorje con me?”. Ti disse “sì!”.

Durante il viaggio di ritorno dicevi di vederlo attraverso i vetri del pullman.

In quell’ultimo viaggio hai desiderato portare con te una bella statuina della Madonna di Fatima, che ti era stata donata da una cara amica: ora quell’immagine si trova vicino al tuo lettino, circondata da fiori freschi e con accanto un piccolo lume sempre acceso.

A Medjugorje hai incontrato la veggente Vicka, che ci ha scritto e telefonato dicendo che tu sei un Angelo del Paradiso. Sei anche salita sul monte dove hai abbracciato la grande Croce: allora il tuo visetto era già sfigurato come quello di Gesù Crocifisso.

Ultimo canto alla Madonna

Come non ricordare la sera del primo agosto 1994!

Eri a letto sola e molto sofferente quando, verso le 22.30, ti abbiamo sentita cantare. La mamma ed io siamo salite per verificare: ci sembrava impossibile che, nelle tue condizioni, avessi ancora voglia di cantare. Eppure cantavi! Cantavi l’Inno alla Madonna di Czestochowa ripetendo spesso: “Lascia che io viva vicino a Te!”.

Cara stellina, non ti sei accorta subito della nostra presenza e hai continuato fino alla fine del canto. Sembravi in estasi. Quando poi ci hai notate, hai detto: ‘Uscite e lasciatemi sola”.

Quanto deve aver gradito quel canto la Mamma Celeste, anche se la tua voce non era più melodiosa come quando stavi bene. Sei sempre stata molto brava a cantare le lodi della Madonna!

La reliquia di Sant’Antonio

Cara Laura, anche la sera del 2 agosto è stata molto particolare, senz’altro un momento da ricordare e meditare.

Un Padre della basilica di Sant’Antonio è venuto a farti visita e ti ha portato una reliquia del Santo. Tu, piccola martire, quella sera hai voluto che tutte le persone che si trovavano in famiglia in quel momento salissero nella tua cameretta, per pregare e baciare la reliquia: la stanza si è subito riempita. Eppure già da diversi giorni non desideravi visite. Dicevi: “Verranno quando starò meglio.”. Era doloroso per te mostrare il tuo visetto sfigurato dal male.

Quella sera hai anche scherzato con Padre Gianmarco, chiedendogli di indovinare il nome del tuo cuginetto.

Cara Laura, la tua sofferenza ci ha ottenuto il grande dono di avere, nella nostra povera e indegna famiglia, la reliquia di Sant’Antonio.

Quante volte lo hai pregato in basilica, appoggiando le tue manine sul marmo dell’arca dove riposano le sue sante spoglie!

Grazie Laura!

La Cresima

Cara stellina, la sera del 6 agosto 1994, giorno della Trasfigurazione, hai ricevuto il Sacramento della Cresima. Te lo ha amministrato il parroco Don Rino. Eri distesa sul mio letto e seguivi molto attentamente la cerimonia.

Quando Don Rino ha chiesto chi era la tua madrina, io ho risposto che era zia Daniela. Allora tu hai ribattuto: “Non si chiama Daniela, ma Ieia!”. Tu la chiamavi sempre cosi, eri molto affezionata a lei.

Quella sera indossavi un vestitino che ti aveva comprato la mamma, per tuo desiderio, alcuni giorni prima. Era un abitino a fiori (sembrava una primavera!) che ti era subito piaciuto, mentre non avevi approvato quello acquistato precedentemente perchè troppo elegante.

Hai indossato per la seconda volta quel vestito il giorno della tua ultima festa, quella che tu avevi previsto pochi giorni prima di lasciarci, dicendo: “Mamma, il terzo giorno che starò meglio faremo una grande festa con tanta gente!”.

Laura non vede più

Cara Laura, fra il 9 e il 10 agosto del’94 hai perso la vista. Noi pensavamo che ti saresti spaventata e disperata, invece non ti sei affatto lamentata. Ci hai dato una grande lezione, eri molto più coraggiosa di noi.

Desideravi che ti portassimo vicino il tuo fratellino Marco: lo accarezzavi e gli dicevi: “Giugiù, sei bellissimo!”. Ma come potevi dire così se non avevi più gli occhi? Dove trovavi quella tua grande forza?

Tu piccola Laura eri illuminata, vedevi la luce di Dio! Sei nata il giorno di S. Lucia e te ne sei andata senza occhi come Lei, Santa Martire!

La mamma e la S. Messa

Cara nipotina, nel mese di agosto desideravi che la mamma andasse alla S. Messa tutte le mattine: dicevi che se lei andava alla Messa tu sentivi meno dolore.

Io ero molto preoccupata quando mamma si allontanava, perché avevo paura che ti succedesse qualcosa: eri soggetta a frequenti emorragie.

Tu mi dicevi di non preoccuparmi, perché, nei momenti in cui la mamma stava in chiesa, non ti poteva accadere nulla di male.

Ricordo che una mattina ero molto in ansia per le tue condizioni e, con decisione, ho detto alla tua mamma di rimanere a casa vicino a te. Lei obbedì. Al pomeriggio, però, tu mi hai detto: “Ecco, nonna, questa mattina non hai voluto che la mamma andasse alla Messa e io ora ho più male degli altri giorni”.

Perdonami, piccola stellina, per averti fatto tanto soffrire!

Visioni misteriose

Cara Laura, una notte piangevi e dicevi di avere tanto male. Hai chiesto di spegnere tutte le luci, ma la stanza era già tutta buia. Eppure tu vedevi dei fasci di luce colorata, molto forte, che ti facevano soffrire tanto. Passato il male, hai detto: “Saranno stati gli occhi di Gesù”.

Appeso al muro, sopra il tuo lettino, c’era – e c’è ancora – un quadro di Gesù Misericordioso: i fasci di luce che ti facevano tanto soffrire avevano gli stessi colori di quelli che, in quest’immagine, scaturiscono dal Suo Sacro Cuore.

Un’altra sera in cui stavi tanto male hai detto: “Ma che cosa vuole Padre Daniele da me?”. Alla mamma che ti chiedeva spiegazioni hai detto che lui era seduto ai piedi del tuo lettino. Ma come è possibile?

Abbiamo riferito tutto a Padre Daniele che, con un bel sorriso, disse che ti era sempre accanto.

Le notti di Laura

Cara stellina, ricordo che di notte non riuscivi a dormire: ascoltavi, attraverso Radio Maria, i canti dedicati alla Mamma Celeste e il S. Rosario. Ti piaceva molto anche sentire le cassette che ti portavano la voce di Padre Pio: lo amavi tanto!

Eri contenta quando, al mattino, sentivi il canto del gallo: ti mettevi tranquilla e ti addormentavi. Altre volte dicevi: “Nonna il gallo canta, ormai è mattina, è l’ora del bagnetto “.

Il viso sfigurato

Oh cara nipotina, ricordo il tuo visetto sfigurato: sembrava quello di Gesù Crocifisso. Dove erano i tuoi occhioni belli, il tuo nasetto, la bocca? Non si vedeva più nulla, il tuo viso era tutto una piaga.

Ricordo che nei momenti di grande sofferenza chiedevi che ti venissero versate delle gocce di olio santo dentro le orecchie perché dicevi di sentirle chiuse. Desideravi anche che ti bagnassimo il volto con l’acqua benedetta o che ti appoggiassimo sulle piaghe alcune foglie di edera del pozzo della Madonnina del Sacro Cuore di Saccolongo. Eri così devota a questa Mamma che Padre Diego, l’allora Superiore, ha permesso che la piccola statua venisse portata nella tua cameretta dove è rimasta per qualche giorno. Grazie cara Madonnina per essere stata vicina alla mia cara nipotina in momenti tanto dolorosi!

Sempre avanti, lungo la via dolorosa

Penso, cara piccina, che il Signore mandi la Croce a chi sa accettarla con fede e rassegnazione. Abbiamo affrontato momenti tanto difficili! A volte ci sembrava che il Buon Dio ci avesse abbandonato e dicevamo, come Gesù in Croce: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?’.

La tua mamma, però, non si lamentava mai: la sua fede le dava grande forza.

E tu, piccola martire, eri speciale: attraverso la tua sofferenza, vissuta con fede eroica, ci hai insegnato che la vita è un grande dono di Dio. Tu, così piccina, così fragile, dicevi di essere una bambina fortunata perché avevi sempre la mamma vicino a te e potevi curarti con le medicine, mentre i bimbi del Ruanda o della Bosnia erano privi di tutto.

Grazie Laura per il tuo grande esempio!

Dal Cielo proteggi tutti i bambini del mondo!

“Non chiacchierate, pregate”

Cara Lauretta, l’ultima domenica che hai trascorso su questa terra sono venuti alcuni parenti per sapere di te, ma non sono saliti alla tua cameretta, perché da tempo non desideravi visite se non quelle dei medici, della cara infermiera Lucia, dei religiosi e delle religiose.

Tu, piccola martire, dal tuo lettino di sofferenza, quel giorno mi hai affidato questo messaggio per i presenti: “Di’ loro che, invece di chiacchierare, recitino il S. Rosario!”. Poi hai aggiunto: “Dillo forte: voglio sentirti!”.

Il giorno successivo, quando hai saputo che due di quegli zii erano tornati, mi hai detto: “Chiedi loro se ieri hanno recitato il S. Rosario”.

Amavi molto questa preghiera. Ricordo che, una sera, mentre eri coricata accanto a me, mi hai chiesto di recitare con te il S. Rosario. Eri tanto debole, avevi solo un filo di voce, ma hai continuato a pregare finché ti sei addormentata, tenendo fra le mani la coroncina bianca che ti aveva mandato il Santo Padre.

Stellina bella, quante cose ci hai lasciato da meditare!

Una vocazione molto speciale

Ricordo che una notte di settembre, poco prima che ci lasciassi, abbiamo sentito che chiedevi: “Ma perché sono stata scelta proprio io?”.

Anche noi, cara piccina, ce lo chiediamo spesso. Certamente il Signore ha un piano speciale per te.

Forte fino alla fine

Cara stellina, mai posso dimenticare le ultime notti che ho trascorso con te: non riuscivi a dormire e, nei rari momenti in cui il male ti dava un po’ di tregua, ti piaceva conversare. Facevi tante domande alla tua mamma: ti informavi sulla salute delle persone che sapevi ammalate, volevi sapere di Marco, se era stato buono e aveva mangiato le pappe, oppure se aveva fatto i capricci. Dicevi: “Mamma, raccontami qualcosa di bello”.

Non mi hai mai fatto pesare gli errori che, a causa della stanchezza, a volte commettevo. Ricordo che, una notte, sfinita ti dissi: “Laura, ora basta chiacchierare, chiudi gli occhietti e dormi”. Ma come potevi chiudere gli occhi se non li avevi più? Tu mi hai risposto solamente: “Scusa, nonna, se è colpa mia che sei stanca!”.

Un’altra notte desideravi che ti bagnassi le manine perché ti facevano male, ma io non riuscivo ad afferrare bene quello che mi chiedevi: solo la mamma capiva tutto di te da quando il male ti aveva colpito anche la bocca. In quel momento, quindi, ti dissi: “Laura, ti do carta e penna: scrivi quello che vuoi dirmi”. “Ora non ho voglia di scrivere” mi hai detto, coprendo il mio errore: tu non potevi scrivere poiché non vedevi più.

Colloqui col Cielo

La notte fra il 9 e il 10 settembre ti abbiamo sentita parlare con un filo di voce. Dicevi: ‘Va bene, ho capito, va bene”. Alla mamma che ti chiedeva con chi stessi parlando hai risposto che Gesù Bambino e la Madonnina si erano seduti vicino a te e ti accarezzavano la fronte, poiché avevi tanto male. Quando però abbiamo fatto domande sul contenuto della vostra conversazione, hai detto: “è un segreto, non posso dirlo!”. Hai solo aggiunto che Gesù Bambino aveva 5 o 6 anni e che la Madonnina era vestita di grigio.

Eri proprio una bambina molto speciale e fortunata, poiché avevi accanto in modo così particolare Gesù, la Mamma del Cielo e il tuo amico Angioletto.

Laura si abbandona al Disegno del Cielo

Cara stellina, un giorno, uno dei tuoi ultimi su questa terra, stavi tanto male e hai detto alla mamma: “Vai da Padre Daniele e chiedi a lui, che è un santo, quando guarirò.” Il Padre non ci diede la risposta che speravamo, disse solo di pregare. A te abbiamo detto che Padre Daniele non sapeva quando saresti guarita. Da allora non hai più chiesto profezie sulla tua salute.

Fame di Cielo

Cara Laurina, il giorno precedente il tuo volo verso il Paradiso hai chiesto di ricevere Gesù già dalle 4 del mattino. Supplicavi: “Voglio la Comunione, voglio la Comunione”. Noi abbiamo pensato che tu, non vedendo più, non sapevi distinguere il giorno dalla notte e non abbiamo chiamato subito il Parroco. Don Rino venne solo verso mezzogiorno e ci rimproverò, dicendo che avremmo dovuto chiamarlo subito.

Tu avevi ben validi motivi di chiedere Gesù, quel mattino: la sera la tue condizioni erano così gravi che non avresti potuto riceverlo.

Piccola Laura, Gesù veniva da te in piccoli frammenti, sempre più piccoli. Gli ultimi giorni ricevevi la Comunione su un cucchiaino, con un po’ d’acqua. Piccola martire, hai sofferto la fame del Cibo del Cielo e anche di quello della terra. Ricordo che una volta mi hai detto: “Nonna, mi tocca morire dalla fame!”.

L’ultimo giorno: Laura vola in Paradiso

Cara stellina, come posso dimenticare le ultime ore che hai trascorso tra noi?

Domenica, 11 settembre, le tue condizioni, fin dal mattino, apparvero più gravi degli altri giorni: respiravi a fatica. Era uno strazio non poter far nulla per alleviare le tue sofferenze.

La mamma telefonò al convento del Sacro Cuore di Saccolongo per chiedere il dono di una benedizione: te la portò Padre Diego che ti aveva fatto visita anche il giorno precedente e aveva detto: “Sono venuto a trovare Laura e per preparare la predica per domani”.

Arrivò anche il parroco, che ti portò Gesù per l’ultima volta. Ti amministrò anche il Sacramento dell’Unzione degli infermi e lasciò accanto a te una reliquia della Santa Croce che rimase nella tua cameretta fino al 14 settembre, festa dell’Esaltazione della Croce. Grazie, cara stellina, per aver ottenuto a questa casa anche il grande dono di ospitare un pezzetto della Croce di Gesù!

Come dice Don Rino, sei un grande dono di Dio!

Accanto al tuo lettuccio quella mattina c’era anche il professor Luigi Zanesco; ci disse che, in tanti anni di professione medica, non si era mai occupato di un caso doloroso come il tuo: il tuo volto era sfigurato come quello di Gesù in Croce, la tua fronte coronata di spine, la tua bocca spruzzava sangue. Tu, però, piccola martire, eri molto serena, sembravi illuminata da una luce soprannaturale. Certamente avevi una presenza divina accanto a te: alzavi spesso le manine verso il Cielo.

Il Professore ti chiese se volevi essere ricoverata, ma tu hai fatto capire che desideravi rimanere a casa: anche di questo ringrazio con tutto il cuore il Signore che ti ha fatto restare con noi fino al tuo ultimo respiro.

Alle 13.50 accanto a te c’era solo la tua mamma, che ti appoggiò alla gola un’immagine di Padre Pio dicendo: “Padre Pio, aiutala!”.

E medico di famiglia, il dott. Loris Rossetto, stava telefonando ad una farmacia per procurarti l’ossigeno, quando la tua mamma ci chiamò. Non avevi più bisogno di nulla: tu, anima pura e bella, eri passata a nuova Vita.

La tua mamma ti teneva stretta, ti chiamava, ti cullava, ti accarezzava. Il parroco, più tardi, disse di voi in quel momento: “Sembravano la Pietà di Michelangelo”.

Insieme al forte dolore per il distacco regnava nei nostri cuori anche una grande pace. La tua mamma disse al parroco di suonare le campane a festa, Don Rino, dopo un attimo di perplessità, esaudì questo suo – e certamente anche tuo – desiderio.

Saluti

Caro Angioletto, quando il paese senti il suono festoso delle campane, capì subito che tu, piccola martire, avevi terminato di soffrire ed eri volata in Paradiso. Da quel momento sei diventata la nostra Protettrice. “La ricordiamo sempre e la ameremo per sempre!” scrive un tuo piccolo amico.

Iniziarono subito le visite.

Venne, tra gli altri, Padre Giampietro Mattiello che ci disse: “La Lauretta la vedrete ancora, tutta vestita di bianco”. Prima di andarsene ti salutò con questa preghiera che la mamma ha voluto stampare sull’epigrafe e sulle foto ricordo: “Va in pace, anima bella, perché colui che ti ha creata in Cielo ti accoglierà”.

Il nostro caro amico Lanfranco, infermo e sofferente, ci ha detto invece che, al momento della tua partenza, sei passata tu nella sua stanza a salutarlo.

“Laura ci manca molto” scrivono i tuoi compagni.

La Pasqua di Laura

Caro Angioletto, in molti abbiamo recitato il S. Rosario la sera della tua partenza, ma è soprattutto la veglia del 12 settembre che merita di essere ricordata. Alle ore 20.00 la nostra grande chiesa si è riempita: sembrava il giorno di Pasqua. 1 tre sacerdoti presenti, Don Rino, Don Roberto e Don Sergio sono rimasti a confessare fino a tarda notte.

Il giorno successivo a quello della tua nascita al Cielo ci offre anche altri motivi di riflessione.

La tua mamma, quel pomeriggio, mentre ti accarezzava una manina, ti ha detto nel suo cuore: “Oh Laura, quanto vorrei che tu mi facessi ancora una carezza!”. In quel momento senti la tua manina e tutto il tuo corpicino diventare morbidi e flessibili. Molte persone possono testimoniare che tutto ciò che sto scrivendo corrisponde a verità.

Era meraviglioso vedere anche il tuo piccolo volto, distrutto sì dal male, ma non più tirato e sofferente: sembravi un piccolo angelo ornato di purezza.

La grande festa di Laura

Cara piccola martire, il 13 settembre 1994 fu il giorno della tua ultima grande festa su questa terra: non posso dimenticarlo, fu triste e insieme meraviglioso. Le persone che in gran numero venivano a darti l’ultimo saluto se ne andavano col cuore penosi di dolore, ma anche di tanta pace. Scrive un tuo compagno: “Abbiamo un grandissimo ricordo di Laura, era sempre gentile con tutti, era buona con tutti. lo volevo molto bene alla Laura”.

Quella mattina, quando arrivò la tua piccola bara bianca, la mamma disse al giovane autista di portarla via perché era troppo presto e di tornare nel pomeriggio: il ragazzo capì e si rese anche conto che la nostra famiglia godeva di una presenza molto particolare. Quando ritornò aveva un’auto tutta bianca e piena di fiori, per trasportare un Angioletto come te. Si stava realizzando la profezia che avevi fatto l’anno prima parlando del tuo vestito di carnevale. Avevi detto: ‘L’anno prossimo mi vestirò da Angelo”. E sembravi proprio un Angelo quel giorno, con i fiori bianchi tra i capelli, il vestitino fiorito e la coroncina del Santo Padre tra le mani.

La mamma non volle che si recitassero per te i Misteri Dolorosi, ma quelli Gloriosi.

Sei uscita da questa casa verso le 15, accompagnata dal canto della Salve Regina, e sei stata accolta in chiesa al suono festoso delle campane. Parlavano di gioia e di speranza anche i canti suonati durante la S. Messa dalla tua cara zia e madrina Daniela.

Quel 13 settembre concelebrarono 13 sacerdoti (gli altri, giunti in ritardo, seguirono la S. Messa insieme ai numerosi fedeli presenti) e il parroco Don Rino ebbe per te parole commosse e toccanti: ti aveva sempre seguito da vicino e poteva quindi ricordare i momenti più significativi del tuo lungo Calvario. I 13 sacerdoti recitarono il “Padre Nostro” tenendosi per mano e con le braccia alzate: con i loro paramenti bianchi sembravano un girotondo di Angeli!

I presenti erano così numerosi che la chiesa non riusciva a contenerli tutti. Molti di loro erano bambini della scuola elementare e materna accompagnati dalle loro insegnanti.

I tuoi genitori seguirono la cerimonia di addio con molta serenità trovando anche la forza di cantare. La mamma indossava un abito dalla storia molto particolare: glielo aveva acquistato quel giorno stesso zia Marcolina. Alcuni mesi prima tu avevi consigliato con entusiasmo la mamma di comprarlo: “Mamma, compralo, è molto bello! “. La mamma allora non lo aveva fatto, ma tu evidentemente lo desideravi proprio per lei e hai provveduto a farglielo avere per il giorno della tua festa, ispirando la zia che non conosceva affatto questo tuo desiderio. Che cosa pensare piccola stellina?

C’era un legame così forte fra te e la mamma che hai scelto per lei l’abito per la tua ultima festa: tu e mamma, con il vestito nuovo e fiorito, sembravate due primavere, una in terra e una in Cielo!

Accompagnarono la tua uscita dalla Chiesa le note festose dell’organo e delle campane, seguite dal forte applauso delle due ali di folla. Sulle porte della chiesa c’erano tante tue fotografie insieme al tuo ultimo disegno fatto per la Madonnina il 16 luglio: era proprio una grande festa, tutta per te!

Un lungo corteo si snodò dalla chiesa al cimitero per seguirti fino alla tua ultima dimora su questa terra. Al momento dell’estremo saluto il cielo limpido e luminoso all’improvviso si oscurò e scoppiò un violento temporale. Tanti dissero che con quell’acquazzone tu ci stavi chiedendo di purificare ì nostri spiriti, mentre una signora ricordò la tradizione che dice che piove sempre in abbondanza quando muore un Santo.

Quel giorno tutti tornammo a casa molto bagnati, ma nessuno si prese neppure un piccolo raffreddore. Come sei grande e misteriosa, piccola Laura!

Il primo anniversario

L’11 settembre 1995 ti abbiamo ricordata con una S. Messa concelebrata, un’altra grande festa di Laura! Sempre in questo giorno abbiamo fatto dipingere due bellissimi Angioletti e il tuo nome all’esterno della casa, sopra la finestra della stanzetta da dove sei partita per il Paradiso e che ora è diventata luogo di preghiera per molti. E’ commovente vedere che tante persone che vengono a farci visita desiderano soffermarsi nel luogo dove hai trascorso i tuoi ultimi giorni, pregare e meditare vicino al tuo lettino di sofferenza. Anch’io, cara nipotina, quando entro nella tua cameretta faccio il segno della Croce e prego. In ogni angolo di questa casa c’è qualcosa di tuo, la tua presenza è ovunque!

Laura specchio dell’amore di Dio

Cara Lauretta, sei stata ricordata anche al Sacro Cuore di Saccolongo con una Messa speciale celebrata poco dopo l’anniversario della tua nascita al Cielo. Il Padre Superiore Giampietro Mattiello ha voluto trattenere una tua grande foto che ti ritrae mentre abbracci la Madonnina di Fatima venerata in quel convento: sei stata nominata Angelo protettore di quel luogo a te tanto caro.

Padre Giampietro, durante l’omelia, ha detto:

“Vorrei avere la voce degli Angeli, l’intelligenza dei Serafini e la fede dei Cherubini per poter parlare della vita di una bambina che aveva il dono mistico di vedere il suo Angelo Custode, che ha sofferto e che il Signore ha chiamato a sé in modo così misterioso(…).

Laura è stata qui tante volte a pregare stringendo a sé questa Madonnina che voi vedete. Da questo comprendiamo subito il grande dono della fede che è stato fatto da Dio ad una bambina resa ancora più fragile rispetto agli altri Piccoli a causa di una malattia che l’ha portata via in modo tanto orrendo ( … ).

Il Signore fa bene tutte le cose, ci interpella sempre in prima persona, ci ama e ci chiama per nome: ognuno di noi oggi, attraverso l’insegnamento di questa bambina, deve imparare a sentirsi amato da Dio in modo particolare ( … ).

Laura sapeva vedere pur non avendo più gli occhi, sapeva guardare a Dio con gli occhi della fede (…). Questa bambina, che non vedeva più, contemplava la Gloria di Dio ed ora è la nostra Protettrice e ci invita ad avere più fede. Allora ringraziamo il Signore dal profondo del cuore e ringraziamo anche Laura che ci ha dato un grande insegnamento.

[…]


GRAZIE A TUTTI

Mia carissima e adorata nipotina, mentre scrivevo queste paginette in tuo onore e ricordo ho tanto desiderato essere una brava scrittrice per raccontare nel modo migliore la tua storia, la tua breve, ma intensa vita, invece sono solo una nonna, la tua nonna che ti ha voluto e ti vuole un’infinità di bene.
Grazie Lauretta per aver versato il tuo sangue fino all’ultima
goccia per noi, poveri peccatori, grazie per tutti i doni che ci hai fatto e continui a farci, grazie per aver lasciato su questa terra il tuo profumo di santità.
Ora intercedi per noi e per il mondo intero presso il Signore Gesù e lascia un posto speciale nel tuo cuoricino per i tuoi genitori e per Marco.
Grazie a Gesù, alla Madonnina e al tuo amico Angioletto per esserti rimasti vicini specialmente nei momenti di grande sofferenza.
Un grazie speciale al Santo Padre Giovanni Paolo II per le sue preghiere e le sue sante benedizioni.
Grazie al parroco Don Rino, a Padre Daniele, Padre Giampietro, Padre Diego, Don Roberto e Don Dino e a tutti i religiosi che ci sono sempre stati vicini in questi anni di sofferenza.
Un grande grazie anche ai bravi medici e infermieri e ai tantissimi parenti e amici che ci hanno aiutato anche materialmente in momenti tanto difficili.
Un grazie, infine, alle numerose persone che ci hanno scritto dopo aver conosciuto la tua bella e santa storia.
E grazie ancora a te, mia dolcissima nipotina Laura, dal profondo del mio cuore ti abbraccio forte, forte!
 

Cara Laura,
amo ricordarti mentre reciti
questa preghiera
“Gesù, Giuseppe Maria
vi dono il cuore e
l’animetta mia!”.
Ora la tua animetta è in Paradiso,
tra le braccia amorose
della Mamma Celeste,
la migliore di tutte le mamme.
Rendo grazie a Dio
per avermi fatto il grande dono
di essere la tua mamma.
Eri, sei e sarai sempre
nel mio cuore.


La tua mamma