Più vicini a Dio – Testimonianza di fr. Stefano LC

Thornwood, 21 luglio 2011

Carissimi amici in Cristo,

un forte abbraccio e un caloroso saluto da New York… caloroso è probabilmente il termine più’ adatto, vista la temperatura torrida di questa ultima settimana. Io sto bene, grazie a Dio, anche la stanchezza non è troppo opprimente.

Ho potuto trascorrere una settimana di vacanza in New Hampshire, con tutta la mia comunità, nel nostro seminario minore dell’Immacolata Concezione. Non è stato facile convincere il dottore a lasciarmi andare: “bisogna essere prudenti”, ripete sempre… ma alla fine sono riuscito a “strappargli” il sì.

Essere prudente, per me, innanzitutto significa stare con Maria.  

Nella mia piccola valigia, tra le poche cose indispensabili, la Bibbia e le medicine, non potevo lasciare a casa la boccietta contenente l’acqua di Lourdes, con la quale mi faccio il segno della croce ogni giorno.  Questo è un caro regalo che un Fratello mi ha dato appena ha saputo della mia malattia. 

E’ stato un segno provvidenziale che mi faceva capire come la Mamma Celeste era vicina a me, pronta ad accompagnami passo a passo e prendersi cura del suo figlio. 

Per questo stare con Maria è la sicurezza più grande…  certe cose sono difficili da spiegare ai dottori.

Ho approfittato al massimo di questi giorni per riposare. A beneficiarne, più di tutto, sono stati l’umore ed i sentimenti. L’ultimo giorno sono salito sul monte Cannon… in seggiovia però. Anche se non mi piacciono le “conquiste” facili, rimandiamo al prossimo anno la vera scalata. 

Dall’impianto di risalita, attraverso uno stretto percorso tra i pini, si arriva ad una torretta panoramica, una struttura in legno eretta sul punto più alto della montagna. 

Ho scelto questo luogo per la mia meditazione del mattino. Da lì sembrava di essere più vicini a Dio, in una preghiera che saliva a Lui, pura come il cielo che mi sovrastava.

Verso la fine della meditazione sono stato distratto dal chiasso di un gruppo di cinque amici che si erano seduti poco lontano da me. Quello che mi aveva colpito era il continuo susseguirsi di risate, che si consumavano in pochi secondi, per poi riaccendersi con un’altra battuta o stupidaggine, senza sosta. Riflettevo su come noi uomini possiamo consumare il tempo in conversazioni superficiali che non sanno dare niente e dalle quali non riceviamo niente oppure entrare in un dialogo profondo e sincero, che arricchisce l’animo.

Riconosco nei cinque amici una allegria effimera, che cerca la felicità nelle larghe vie del mondo: quante volte è capitato anche a noi che, allo spegnersi del giorno e dell’ultimo rumore della televisione, proprio prima di addormentarci, siamo stati colti da un profondo vuoto e insoddisfazione.

E in contrasto con tutto questo racconto invece dell’ultimo incontro all’ospedale, un dialogo profondo e sincero, di pochi minuti, che però riempiono l’animo… come dicevamo. 

E’ la testimonianza di una signora di circa sessant’anni, che mi raccontava quanto difficile sia stato lottare contro il suo cancro al pancreas. Mi raccontava della sua battaglia, lotta serrata durata sei anni, che segna, trasforma, forgia una nuova personalità.

Il racconto si interrompe, lasciando una breve pausa di silenzio… “Padre” (cosi’ mi chiama la signora), “io ho il migliore marito del mondo”. Nella malattia, per la prima volta, l’ho visto sotto un profilo diverso: lui era la persona sempre presente, che cucinava per me quando io ero troppo stanca, che mi aiutava nelle pulizie di casa… sempre un sorriso, sempre un incoraggiamento che mi infondeva speranza”. E mi diceva che probabilmente, per la prima volta, dopo quarant’anni di matimonio, scopriva l’uomo che le era vicino. “Prima vedevo solo gli aspetti negativi di lui, ed ogni occasione era buona per litigare… tutte piccolezze che ora non hanno nessun peso e senso”.

Ora capiva quale fosse l’amore vero, un amore maturo che si sa donare; un amore che la riscopriva innamorata forse più di prima.

Come già riflettevamo altre volte, rimane vero che ogni percorso di vita, ogni prova ed esperienza, trovano senso nell’amore

L’amore è l’essenza e Dio ha i sui cammini per farcelo scoprire. Mentre stavo ascoltando questo racconto e la testimonianza di questo marito, la mia mente ricollegava una situazione analoga vissuta circa due mesi fa; nella sala d’attesa dell’ospedale c’era una giovane coppia. Il malato era il marito (o fidanzato). Per tutto il tempo la ragazza era lì ad incoraggiarlo, a sostenerlo. Colpiva la sua fortezza e positività. Solo quando il compagno era entrato per la visita medica lei, rimasta sola, ha potuto scoppiare in un pianto liberatorio. E’ stato per me un esempio, il sapersi sacrificare per l’altro; vincere la propria fragilità per amore dell’amato.

Io faccio tesoro di tutte queste storie di vita: quanto abbiamo da imparare gli uni dagli altri! C’è sempre la possibilità di ricominciare e anche gli sbagli possono essere importanti lezioni di vita.

Concludo raccontandovi brevemente di questa ultima settimana a Thornwood. Il centro è super affollato: sono arrivati i nuovi fratelli che inizieranno quest’anno la filosofia, ma soprattutto stiamo accogliendo campi estivi, candidati al noviziato, collaboratori del Regnum Christi (circa 40 ragazzi che vogliono offrire un anno della loro vita, facendo una esperienza di  missione, aiutando i nostri centri di apostolato). Così il silenzio monastico, che regna sovrano durante tutto l’anno, ha ceduto il passo a grida, risate, musica e confusione. Questi ragazzi mettono in atto i loro numerosi talenti (c’è chi canta, chi suona, chi balla) e allietano questa calda estate con la loro allegria. Provengono da varie pari del mondo e tra loro sta nascendo una amicizia sincera; il comune denominatore tra tanti paesi, lingue e culture è proprio la fede in Gesù. 

Il gruppo di ragazzi spagnoli (c’è con loro anche un italiano) è quello più giovane ed entusiasta. Sono tredicenni-quattordicenni nella loro prima esperienza americana. Tra giochi e visite turistiche hanno dedicato vari giorni a “fare missione”, aiutando le suore della carità di Madre Teresa. 

Ma ciò che più ci ha colpito è la loro iniziativa di pregare il Santo Rosario davanti a una clinica abortisata a New York. Un atto semplice, senza urla ne protesta. Ma il silenzio e la potenza della loro preghiera ha fatto uscire da quella clinica una donna in lacrime che ha detto loro: “vi ho visti pregare… ho deciso di non abortire”. Loro hanno salvato una vita e noi… continuiamo ad imparare. Ad appendere che quando viviamo con coerenza la nostra fede possiamo realmente essere strumenti nelle mani di Dio, e Lui attraverso noi può compiere i più grandi miracoli.

 Ora vi saluto e mi scuso per essermi dilungato un po’ troppo. Grazie per il vostro sostegno e scusatemi se non riesco a rispondere a tutti personalmente, come vorrei.

            Un fortissimo abbraccio, in Cristo,

                                                                                    Fr. Stefano LC

Continua…