Il “giardino degli angeli”

Si chiama «Giardino degli angeli» ed è un’area rettangolare, delimitata da un’elegante recinzione in ferro battuto e situata a pochi metri dall’ingresso del cimitero di Brendola, comune di 6.700 anime alle porte di Vicenza. A presidiare il piccolo prato, di un bel verde nonostante la stagione, e a ricordare il motivo per cui esiste, giustamente, c’è un angelo bianco: è quello che lo scultore Silvano Mastrotto aveva in origine realizzato per il fratello Armando, morto tragicamente in giovanissima età.

In un secondo momento l’artista, l’unico a lavorare la pietra in questo paese nella parte occidentale dei colli Berici, deve aver poi pensato che la sua opera sarebbe stata meglio al «Giardino degli angeli». Di qui la sua presenza, ieri mattina alle 11:30, insieme a Bruno Beltrame, il sindaco di Brendola, a Silvia De Peron, il vice, l’assessore Matteo Fabris e la consigliera Chiara Zaltron per l’inaugurazione di questo spazio, che avrà uno scopo ben preciso: ospitare i corpicini dei bambini mai nati. Quelli abortiti.

Non si tratta di un unicum, dato che nel solo Veneto si contavano già almeno una dozzina di cimiteri in altrettanti comuni per i bimbi che non hanno mai visto la luce. Il «Giardino degli angeli» ha però una storia particolare, essendo uno degli impegni che la lista Uniti per Brendola si era presa con i propri elettori, e che quindi la giunta presieduta da Beltrame aveva in agenda dall’inizio. Va inoltre specificato come lo scopo di spazio come questo non sia quello di alimentare polemiche sul tema dell’aborto ma, al contrario, quello di dare modo a chi così prematuramente ha perso un figlio di avere un luogo dove piangerlo. «Dare una dignitosa sepoltura ai bimbi mai nati», ha a questo proposito spiegato la De Peron, «è un atto di attenzione e di pietà nei confronti di quei genitori che desiderano avere uno spazio e un luogo sacro dove poter ricordare i propri figli, che non hanno mai visto la luce».

Nessuna provocazione dunque, solamente un gesto di umana pietà. Che però non è così scontato se si pensa che esattamente un anno fa il consiglio regionale del Veneto ha dovuto approvare un apposito emendamento, sulla scia di quanto già fatto da Lombardia, Marche e Campania, per obbligare le Ulss ad informare le famiglie sulla possibilità di procedere alla tumulazione di tutti i bambini concepiti e non nati, indipendentemente cioè dalla settimana di gestazione in cui la loro vita ha avuto termine. Una svolta che attirò le ire abortiste ma la cui attuazione, come spesso capita, purtroppo tarda a concretizzarsi. Tuttavia, laddove c’è la volontà politica procedere è possibile, eccome se lo è. Il caso di Brendola, da questo punto di vista, è un esempio di fecondo incontro tra istituzioni e valori.

Un esempio culminato, ieri, con la presenza in prima fila del sindaco e degli assessori comunali all’inaugurazione del «Giardino degli angeli», tenuta con benedizione di don Giampaolo Marta, che con don Gianantonio Allegri, mancato pochi mesi fa, è uno dei due sacerdoti che nell’aprile 2014 furono rapiti per 57 giorni dai guerriglieri di Boko Haram mentre erano in missione in Camerun. «Quante volte ho sentito delle donne dire: “Se solo avessi saputo dove piangere mio figlio, avrei sopportato di più il dolore della sua perdita”», ha affermato Bruna Rigoni, vicepresidente del Movimento per la Vita, anch’essa presente all’evento insieme al dottor Gabriele Falconi, medico e volontario pro life che per una degna sepoltura dei bambini non nati si sta spendendo senza riserve.

Decisamente significativo, infine, è risultato il giorno fissato per presentare alla cittadinanza l’iniziativa, quello dei santi Innocenti martiri, in cui come noto si ricordano i bambini uccisi per ordine di Erode. Una scelta che deve essere piaciuta anche ai piani alti, come testimoniano i raggi di sole venuti a sgomberare il cimitero di Brendola dalla nebbia giusto pochi minuti dopo la cerimonia. Quasi un sorriso degli angeli per ringraziare chi, in questi giorni di festa, si è ricordato di loro.