Il Signore Eucaristico, il Santo dei Santi, può essere trattato in modo così banale?

Eccellenza, ha scritto molto sull’Eucaristia, in particolare il suo libro Dominus Est. Perché lo ha scritto?

Ho scritto quel libro a causa del triste fenomeno della prassi della cosiddetta “Comunione sulla mano”, una prassi che dimostra in modo evidente e innegabile una banalizzazione della Santissima Eucaristia – una banalizzazione che rasenta la profanazione ed è posta sotto gli occhi di tutti nella stragrande maggioranza delle chiese cattoliche di tutto il mondo, con l’eccezione di poche regioni e diocesi. È provato che tale prassi non è mai esistita nella Chiesa cattolica, e non ha nulla a che fare con una prassi analoga nei primi secoli.

Bisogna smascherare questo mito e questa falsificazione. Questa prassi moderna, infatti, con i suoi atti concreti fu inventata nelle comunità calviniste e non esisteva nemmeno nella tradizione luterana.

In secondo luogo il mio libro si basa su due esperienze indimenticabili nella mia vita: quando nel 1973 la mia famiglia lasciò l’Unione Sovietica – vivevamo in Estonia – il nostro parroco, don Janis Pavlovskis, dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, un confessore che ha sofferto nei gulag staliniani, ci ha detto: “Quando andrete in Germania, non entrate nelle chiese in cui viene data la Santa Comunione sulla mano”. I miei genitori e noi quattro bambini (eravamo adolescenti) ci siamo guardati l’un l’altro e siamo rimasti profondamente scossi, e i miei genitori spontaneamente hanno detto: “Che cosa orribile!” Nessuno di noi poteva immaginare che il Signore eucaristico, il Santo dei Santi, potesse essere trattato in modo così banale, e abbiamo promesso al nostro confessore, un santo sacerdote, che non saremmo mai entrati in tali chiese. Al nostro arrivo ​​in Germania i miei genitori hanno cercato di evitare Le Chiese in cui si dava la Santa Comunione sulle mani.

Tuttavia, nella nostra città in Germania e nei suoi dintorni, la Santa Comunione era ovunque data in mano. Un giorno, quando tornammo a casa dopo una messa domenicale, mia madre si rivolse a noi e disse con le lacrime agli occhi: “Oh, figli miei, non riesco a capire come le persone possano trattare Nostro Signore in un modo così orribile!”.

Dall’età di 12 anni, ho portato nella mia anima questo dolore, e non ho potuto capire come le persone possano trattare Nostro Signore in modo così negligente. L’ammonimento di un prete martire, che mi ha dato la mia prima comunione, le lacrime di mia madre e la mia stessa esperienza, mi hanno spinto a scrivere questo libro per alzare la voce a difesa del Signore eucaristico, che diviene ai nostri giorni il più povero, il più fragile e il più indifeso dell’ostia consacrata.

Quanto ha influito sulla sua fede vivere sotto il comunismo?

La fede cattolica può essere trasmessa solo in famiglia, dai genitori e dai nonni. Essi ci hanno instillato fin da bambini la fede cristallina, concreta bella e cattolica di ogni tempo, che essi stessi hanno ricevuto dai loro genitori e nonni. In un mondo ostile, che perseguitava la fede cristiana e la denigrava pubblicamente, le case di una famiglia cattolica erano una sorta di catacomba con una fede vivente. È stata un’esperienza indimenticabile per me: le preghiere familiari quotidiane, le preghiere domenicali in assenza di un prete – tutto è stato fatto nel nascondimento.

Siamo vissuti diversi anni senza avere la possibilità della Santa Messa e della confessione, perché i sacerdoti erano imprigionati o esiliati. Tuttavia desideravamo ogni giorno la santa comunione e spesso facevamo atti di contrizione. Sentivamo come il Signore ci visitava con le sue grazie anche in assenza di un prete. Poi, quando inaspettatamente arrivò un prete ci confessò e celebrò la santa Messa segretamente, fu una vera festa, che ci diede molta forza e gioia. Quando ero già prete e studiavo a Roma negli anni ’90, un giorno mia madre mi chiamò dalla Germania, e con un dolore sincero disse piangendo: “Sono stanca di assistere a messe irriverenti e banali. Preferisco tornare alla Chiesa clandestina nel tempo comunista, quando abbiamo avuto messe riverenti e santi sacerdoti “.

Mons. Athanasius Schneider

Tratto da La Santissima Eucaristia