Santa Maria Goretti

Maria Goretti non è una Santa ormai fuori moda, anzi, ora più che mai abbiamo bisogno del suo aiuto e della sua intercessione in particolare per tutti i nostri giovani.

Papa Giovanni Paolo II ce l’ha proposta come modello in un suo discorso il 29 settembre 1991:

 «La nostra vocazione alla santità, che è la vocazione di chiunque sia battezzato, è incoraggiata dall’esempio della giovane martire. Guardatela, soprattutto voi adolescenti, voi giovani.

Siate, come lei, capaci di difendere la purezza del cuore e del corpo; sforzatevi di lottare contro il male e il peccato, alimentando la vostra comunione con il Signore attraverso la preghiera, l’esercizio quotidiano della mortificazione e la scrupolosa osservanza dei comandamenti».

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Dopo un percorso lungo e molto penoso in ambulanza, si arriva all’ospedale. I medici si stupiscono che la bambina non sia morta a seguito delle ferite: sono stati colpiti il pericardio, il cuore, il polmone

sinistro, il diaframma, l’intestino. Vedendola persa, chiamano il cappellano. Maria si confessa, perfettamente lucida. Poi, i medici le prodigano cure per due ore, senza anestesia. Maria non si lamenta. Non smette di pregare e di offrire le sue sofferenze alla Santissima Vergine, Madre dei dolori.

Maria è divorata dalla sete: «Mamma, dammi una goccia d’acqua. – Mia povera Maria, il dottore non vuole, ti farebbe ancora più male». Stupita, Maria continua: «È mai possibile che non possa avere una goccia d’acqua!» Lancia uno sguardo a Gesù sulla Croce che, anche lui, aveva detto: «Ho sete!» e si rassegna. Il cappellano dell’ospedale la assiste paternamente. Al momento di darle la Santa Comunione, la interroga: «Maria, perdoni di tutto cuore al tuo assassino?» Essa reprime una repulsione istintiva, poi risponde: «Sì, gli perdono per amore di Gesù… e voglio che venga anche lui

con me in Paradiso… Lo voglio accanto a me… Che Dio gli perdoni, perchè io gli ho già perdonato…» È con questi sentimenti, quelli di Cristo stesso sul Calvario, che riceve l’Eucaristia e l’Estrema Unzione, serena, tranquilla, umile nell’eroismo della sua vittoria. La fine si avvicina. La si sente chiamare: «Papà». Finalmente, dopo un ultimo appello a Maria, entra nella gioia immensa del Paradiso. È il 6 luglio 1902, sono le tre del pomeriggio.

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Una notte, Maria gli appare in sogno, vestita di bianco, nei giardini fioriti del Paradiso. Sconvolto, Alessandro scrive a Monsignor Blandini: «Rimpiango tanto più il mio crimine, che sono conscio di aver tolto la vita ad una povera ragazza innocente che, fino all’ultimo momento, ha voluto salvare il suo onore, sacrificandosi, piuttosto che cedere alla mia volontà criminale. Domando pubblicamente perdono a Dio ed alla povera famiglia, per il grande crimine commesso. Voglio sperare che otterrò anch’io il perdono, come tanti altri su questa terra». Il suo pentimento sincero e la buona condotta in prigione gli valgono di essere liberato quattro anni prima del termine della pena. Trova allora un posto di giardiniere in un convento di cappuccini e vi si mostra esemplare. È ammesso al Terz’Ordine di San Francesco.

Assunta, mamma di Maria e Alessandro

Grazie alle sue buone disposizioni, Alessandro è chiamato a testimoniare al Processo di Beatificazione di Maria. È qualcosa di molto delicato e di molto penoso per lui. Ma confessa: «Devo riparare e fare tutto quel che posso per la sua glorificazione. Il male è tutto dalla mia parte. Mi sono lasciato andare alla passione brutale. Essa è una santa. Una vera martire. È una fra le prime in Paradiso, dopo quel che ha dovuto soffrire per causa mia».

A Natale del 1937, si reca a Corinaldo, dove Assunta Goretti si è ritirata con i suoi figli, unicamente per riparare e chiedere il perdono alla madre della vittima. Non appena davanti a lei, chiede piangendo: «Assunta, mi perdona? – Maria ti ha perdonato, non potrei perdonare anch’io?» balbetta questa.

Nel giorno di Natale, gli abitanti di Corinaldo non sono poco stupiti e commossi di veder avvicinarsi alla Mensa Eucaristica, l’uno accanto all’altra, Alessandro e Assunta.