Come saranno in Paradiso le relazioni di parentela e amicizia?

P. Blot, nel suo libretto ‘Ci riconosceremo in Cielo’, appoggiandosi su autorevoli Teologi, dimostra che le attuali relazioni di parentela e amicizia non sono destinate a scomparire, ma a compie tarsi e perfezionarsi in una vita migliore. E Dio stesso che ci comanda l’amore fraterno, e vuole che in esso si conservi un certo ordine.

E Lui che crea i vincoli della carne e del sangue, e noi non dobbiamo sottrarci al dovere di carità che questi vincoli importano.

La convivenza dei Beati, pur rimanendo una immensa comunione di cuori, conosce diversi gradi di intimità, e questa, contenuta in una piccola cerchia di cari, non disturba né impedisce la familiarità più cordiale con tutti quanti gli altri Beati, perché la capacità di amarci viene immensamente amplificata e potenziata nei cuori: in Paradiso i nostri cuori raggiungono il loro completo sviluppo.

Il Paradiso non è la tomba delle cose più belle e più care della vita, cioè degli affetti familiari e delle amicizie sbocciate sulla terra sotto il sorriso compiacente di Dio. Le persone che si sono volute bene sulla terra, si ricongiungeranno nella gioia dell’amore eterno.

 Gli affetti dei Beati dovranno essere certamente purificati da tutto ciò che le rende meno sante, e dovranno essere ridimensionati secondo le proporzioni molto più vaste della vita del Paradiso. Perciò, appunto perché diventate più genuine, saranno anche più evidenti verso coloro con cui ci siamo amati di più sulla terra.

Di due persone, che tanto si sono amate sulla terra, una si salva e va in Paradiso, l’altra si danna e va all’inferno. Quella che si è salvata come potrà essere felice con la separazione eterna dalla persona che ha tanto amata?

Ciascun dannato è stato evidentemente membro di una famiglia. Nonostante le colpe gravi, per le quali si è dannato, può aver mostrato anche delle buone qualità umane che lo resero molto amato da congiunti e amici. A costoro sembra che neppure tutta la gioia del Cielo potrà far loro dimenticare quel loro caro e che la sua perdita continuerà ad amareggiarli per sempre. Non è così! Un esempio illustrativo.

A una persona, nata e vissuta sempre nel buio di un sotterraneo senza aver mai visto la luce del sole, la luce di una fiammella, che illumini fiocamente la sua prigione, è tutta la consolazione dei suoi occhi. Senza quella piccola fiammella la vita le parrebbe insopportabile. E vero.

A questa persona però se, liberata dal sotterraneo, viene portata per sempre alla superficie, alla luce del sole, che cosa le parrà ancora la sua fiammella custodita e amata tanto gelosamente? Nella pienezza dello splendore solare che bisogno avrà più di quella briciola di luce fumosa? Proverà ancora pena a separarsi da essa? Certamente no.

Allo stesso modo, su questa povera terra, la fiammella d’amore di una persona cara ci è di grande consolazione e ci sembra d’essere indispensabile al nostro cuore. Ma quando, liberati dall’esilio terreno, ci troveremo in Paradiso immersi nelle fiamme dell’amore infinito di Dio, che pena potremo avere d’aver perduta quella piccola fiammella?

L’amore infinito di Dio certamente sarà in grado di sostituire più che abbondantemente l’affetto di quella persona cara, che, per essersi ostinata fino all’ultimo istante della sua vita nell’offesa di Dio, nel rifiuto della sua grazia e della sua misericordia, si è voluta dannare.

In Paradiso, oltre all’amore infinito di Dio, nostra felicità essenziale, noi per tutta l’eternità godremo dell’amore immenso degli innumerevoli Beati. Può essere mai che tale incendio d’amore non possa sostituire al nostro cuore la piccolissima scintilla, che momentaneamente ci aveva consolato sulla terra?