La mitezza di Maria

La mitezza è la virtù che serve a regolare le passioni ed i moti disordinati dell’ira. La mitezza è un albero che ha due rami: quello della mansuetudine (capacità di custodire, mantenere e conservare la quiete e la pace del cuore, senza mai turbarsi) e la dolcezza (capacità di trattare il prossimo con rispetto, garbo, gentilezza, cordialità, affabilità e carità). La mansuetudine è in sostanza la mitezza verso stessi, la dolcezza la mitezza verso gli altri.

La sorella gemella dell’umiltà. 

La mitezza, di cui Maria era ricolma, ha una sorella gemella, che è la virtù dell’umiltà. Ce lo ricorda anche Gesù nel Vangelo: “imparate da me che sono mite ed umile di cuore”. Il superbo si altera con facilità perché non tollera che la sua volontà sia contrastata; per questo si inquieta per qualche imprevisto nella giornata, per i difetti del prossimo, per il traffico, per un contrattempo, etc. Similmente il superbo tratta il prossimo con arroganza, durezza, toni imperiosi, talora mortificando o offendendo, perché si sente o si crede o vuole credersi superiore agli altri. Ecco perché chi è umile è necessariamente anche mite, e chi è mite è senz’altro molto avanti nella virtù dell’umiltà.

La mitezza di Maria. 

Dai Vangeli possiamo conoscere la mitezza di Maria solo in modo molto indiretto. La vediamo sempre sottomessa a Giuseppe e pronta a reagire positivamente e costruttivamente alle avversità della vita. In due passi i vangeli ci dicono che Maria si turbò e che sperimentò l’angoscia: il turbamento al momento dell’Annunciazione, l’angoscia quando smarrì Gesù dodicenne a Gerusalemme. Ma, paradossalmente, entrambi gli episodi confermano o addirittura accrescono la mitezza di Maria. Maria infatti si turbò per la sua umiltà, dal momento che le parole dell’angelo (che Lei aveva ben compreso) erano una lode immensa alla sua persona ed Ella non pensava di essere tanto grande; non dunque una mancanza di mansuetudine, ma un eccesso di umiltà. Maria fu poi angosciata perché sentiva nel suo cuore la responsabilità di dover custodire un dono tanto grande. Ma sicuramente non ha aggredito Giuseppe, non ha alzato la voce, non si è fatta prendere dal panico. Memore delle esperienze già vissute a causa della follia di Erode, temeva che qualcosa di male potesse essere accaduto al Figlio e che dunque Questi, a causa di Lei, non avrebbe potuto svolgere la sua missione. L’angoscia, infatti, è la tristezza profonda causata dalla percezione di aver compiuto un male irreparabile oppure di trovarsi dinanzi ad una situazione senza via di scampo. Maria ha saputo vivere e incanalarla; ha sofferto, ma non ha perso le staffe.



Lo stile di Maria.

Ella ha avuto modo di rivelare ad alcuni suoi servi queste semplici verità: “ogni agitazione viene da Satana”. Dinanzi ai difetti del tuo prossimo, sta in silenzio, prega, non giudicare, non discutere, non volere aver ragione, non agitarti, non darti fa fare, non affannarti, non preoccuparti: prega ed abbi sempre fede. E ricorda che quando discuti Dio è dimenticato e tu fai peccato; quando ti agiti, Dio è scacciato e sei nel buio; quando giudichi tuo fratello, Dio è crocifisso e giudichi te stesso.

Quando condanni il fratello, Dio è morto e condanni te stesso. Quando disobbedisci, Dio è lontano e muori.



Mitezza e virtù umane. 

La mitezza è una virtù molto importante, e molto gradita agli occhi di Dio, perché è composta da un fascio di virtù umane finalizzate, tutte, a rendere piacevole la vita di chi ci sta intorno e che Maria possedeva pienamente: si esprime nel sorriso abituale, nel tono di voce basso e pacato, nella facilità ad ascoltare e lentezza a parlare, nel mostrarsi interessati agli altri, ai loro problemi, alle loro ansie, nell’accogliere con una buona parola chiunque, nell’essere sempre educati e rispettosi, affabili, facendo finta di niente quando si vede qualche difetto che non è poi la fine del mondo, sapendo fare una onesta battuta di spirito per tirare fuori un fratello da una situazione imbarazzante, etc. Per vivere tutto questo è necessario un forte dominio di sé ed un profondo spirito di vera mortificazione (interiore)

I figli di Maria e la mitezza

Un vero figlio di Maria combatte con tutte le forze contro la passione dell’ira. Ciò che si oppone direttamente alla mitezza è l’ira, che si riversa o contro di sé o contro il prossimo. È una battaglia lunga e difficile, ma un figlio di Maria che sia costante e tenace nell’esercitarsi, che ricorra con frequenza alla confessione, all’esame particolare e all’esame di coscienza, può fare grandi passi in avanti verso la virtù della mitezza.

Vedere una persona consacrata a Maria (o che si fregia del nome di Maria) che è iraconda, burbera, insolente, brontolona, o, peggio, arrogante e sprezzante è quasi una macchietta. Nessuno di noi è perfetto in questa virtù, ma tutti dobbiamo, gradualmente e compiendo un passo alla volta, crescere in essa per assumere uno stile che assomigli a quello di Maria, facendo grande attenzione a custodire la pace del cuore e a rendere piacevole la vita a chi ci sta intorno.



La mitezza di Maria negli scritti di Maria Valtorta

La calma e la serenità di Maria da sempre cosciente del suo destino di immenso dolore

“Gesù!” – grida Maria di Alfeo (moglie del fratello di san Giuseppe) sorgendo in piedi spaventata per l’accenno alla morte imminente fatta da Gesù. È come se vedesse sorgere i deicidi da dietro le siepi e i tronchi dell’orto.

“Gesù!” – ripete guardandolo con pena.

“E che? Non conosci forse le Scritture, che tanto ti stupisci di quello che dico!” le chiede Gesù.

“Ma… Ma… Non è possibile… Non lo devi permettere… Tua Madre…”.

“È Salvatrice come Me, e sa. Guardala e imitala”.

Maria è infatti austera, regale nel suo pallore che è profondo. È immobile. Le mani in grembo, strette come in preghiera, il capo altro con lo sguardo fisso nel vuoto…

Maria d’Alfeo la guarda. Poi si rivolge di nuovo a Gesù: “Ma non lo devi dire lo stesso questo orrendo futuro! Tu infliggi una spada nel suo cuore!”.

“È trentadue anni che vi è questa spada”.

“Nooh! Non è possibile! Maria… sempre così serena… Maria…”.

“Chiedilo a Lei se non credi a ciò che dico”.

“Sì che lo chiedo! È vero, Maria? Tu sai?…”.

E Maria, con voce bianca ma ferma, dice: “E’ vero. Egli aveva 40 giorni e mi fu detto da un santo… Ma anche prima… Oh! Quando l’angelo mi disse che rimanendo la Vergine avrei concepito un Figlio che, per il suo concepimento divino, Figlio di Dio sarebbe stato detto e tale è realmente, e che nel seno di Elisabetta sterile era formato un frutto per miracolo dell’Eterno, non ho stentato a ricordare le parole di Isaia: ‘Ecco la vergine partorirà un Figlio che sarà detto l’Emanuele,… Tutto, tutto Isaia! E là dove parla del Precursore… E là dove parla dell’Uomo dei dolori, rosso, rosso di sangue, irriconoscibile… un lebbroso… per i nostri peccati… La spada è in cuore da allora e tutto ha servito a conficcarla di più: il cantico degli Angeli e le parole di Simeone e la venuta dei Re d’Oriente e tutto, tutto…”.

“Ma quale altro tutto, Maria mia? Gesù trionfa, fa prodigi, è seguito da turbe sempre più numerose… Non è forse vero?” – riprende Maria d’Alfeo.

E Maria, sempre in quella postura, dice ad ogni domanda: “Sì, sì, sì” senza affanno, senza fioia, soltanto un assentire pacato perché così è…

“E allora? Quale altro ‘tutto’ ti conficca la spada nel cuore?”

“Oh… Tutto…”.

“E così calma sei? Così serena? Sempre uguale a quando giungesti qui sposa, 33 anni fa e mi par ieri tale ricordo… Ma come puoi?… Io… Io sarei come pazza… Io farei… non so che farei… Io… Ma no! Non è possibile che una madre sappia questo e stia calma!”.

“Prima di essere Madre, sono figlia e serva di Dio… La mia calma dove la trovo? Nel fare la volontà di Dio. la mia serenità da che mi viene? Dal fare questa volontà. Se dovessi fare la volontà di un uomo potrei essere turbata, perché un uomo, anche il più saggio può imporre volontà errate! Ma quella di Dio! Se Egli mi ha voluta per Madre del suo Cristo devo pensare che ciò è crudele, e in questo pensiero perdere la mia serenità? Il pensiero di ciò che sarà la redenzione per Lui, e anche per me, deve turbarmi col pensiero di come farò a superare quell’ora? Oh, sarà tremenda…” e Maria ha un involontario sussulto, come un brivido improvviso e serra le mani come per impedir loro di tremare, come per orare più ardentemente, mentre il volto le si fa ancor più bianco e le palpebre lievi si abbassano con uno sbattimento di angoscia sui dolci occhi cerulei. Ma Ella rafferma la voce dopo un profondo sospiro d’affanno e termina: “Ma Egli, Colui che mi ha imposto la sua volontà e che io servo con amore fiducioso, mi darà gli aiuti per quell’ora…”.

“Sì, Madre – risponde Gesù – L’amore ci soccorrerà e nell’amore ci soccorreremo a vicenda. E nell’amore redimeremo… Nell’amore e nel dolore… Sì… E insieme…”.

Messaggi di Maria

“Vedi le mie meraviglie in ogni parte del mondo: i miei figli prediletti (sacerdoti) stanno rispondendo con sempre maggiore generosità ed Io stessa li raduno nella mia schiera, ormai ordinata a battaglia. Il mio compito è quello di riunirvi, di formarvi e di prepararvi. L’ora della grande battaglia è giunta. Ai miei ordini dovete ora testimoniare con la parola e l’esempio la vostra fedeltà a Gesù, al Vangelo e alla Chiesa. Presto tutti vedranno la Chiesa rifiorire e rinnovarsi sotto l’azione della vostra Mamma celeste. Voi continuate nella docilità, nell’umiltà, nella fiducia. La mia ora è giunta. Donerò il mio spirito a tutti i miei piccoli bimbi, perché io stessa, per mezzo di voi, posa ancora oggi vivere ed operare. Così tutto il mondo vedrà il piano d’amore che il Cuore Immacolato della vostra Mamma celeste sta realizzando” (a don Stefano Gobbi, 13.5.1978).

“Cari figli, è mio desiderio che mi diate la vostra mano affinché io possa portarvi come una Madre sulla retta via e condurvi al vostro Padre celeste. Apriteli i vostri cuori e lasciatemi entrare. Pregate, perché io sono con voi nella preghiera. Pregate e lasciate che io possa guidarvi: vi condurrò alla pace e alla felicità” (Medjugorje, 18.03.1993).

“Dì a tutte le donne che hanno paura di avere figli che più figli avranno e meglio sarà. Dovrebbero piuttosto temere a non averne” (Medjugorje, 2.5.1994).

“Cari figli, pregate per le famiglie. Le famiglie hanno grande bisogno di preghiera, perché Satana vuole distruggerle. Vi invito a diventare portatori di pace. Vi benedico” (Medjugorje, 25.6.1994).

“Cari figli, mai come adesso ho bisogno delle vostre preghiere. Mai come adesso vi prego di stringere in mano il Rosario. Stringetelo forte. Io prego moltissimo il Padre per voi. Vi invito in modo speciale ad abbandonarvi a Me. Lasciate a Me tutti i vostri problemi e tutte le vostre difficoltà. Riprendete a vivere i miei messaggi. Pregate, pregate, pregate molto perché in questo momento ho particolarmente bisogno delle vostre preghiere” (Medjugorje, 18.3-29.6.1992).

“Cari figli, vi invito a rinnovare il vostro digiuno in tutti i sensi: digiuno della gola e degli occhi, delle orecchie e della lingua. Fate mortificazioni. In questo modo rinnoverete la preghiera del vostro corpo. Grande è l’importanza che ognuno di voi ha nei piani di Dio. per questo vi chiedo di offrirvi per Me ogni giorno come vittime davanti a Dio Padre, affinché si realizzino i piani che Lui ha programmato per voi e per il mondo intero” (Medjugorje, 14-19.1.1989).

tratto dal blog Don Leonardo Maria Pompei