La morte è vinta!

Due eventi hanno segnato la mia vita.

Il primo a sei anni. Un sabato io e mia sorella, uscite da scuola giocavamo a rincorrerci lungo il corridoio di casa. Ad un certo punto lei chiude la porta di una stanza ed io non riuscendo a fermarmi prima vado a finire nel vetro della porta. A soccorrermi viene mia madre. Lei non ha la macchina e sul pianerottolo non c’è nessuno, perché sono tutti a lavoro. Allora usciamo di casa e incontriamo l’infermiere che abita nel nostro palazzo, il quale sta andando a lavoro in ospedale.

Grazie a lui vado in pronto soccorso . Il mio è il caso più urgente. Ricordo i momenti prima di ricoverarmi. A crudo mi ricuciono il muscolo per bloccare il flusso del sangue.

Mia madre è sempre lì accanto a me che piange. Dopo l’intervento, che sarà durato un paio d’ore, esco dalla sala operatoria e mio padre viene a sapere, da uno dei medici che mi ha operata, che non si sa per quale motivo io sia ancora viva in quanto è mancato un centimetro esatto per morire dissanguata.

Dopo questo incidente, non ricordo nulla della mia vita, dai 6 fino ai 14 anni. È come se si fosse bloccata lì. Dai 14 anni in poi sono stata la solita brava ragazza che va in chiesa, frequenta il gruppo della parrocchia, fa i campi scuola, convinta di credere in un Dio che è Amore. Ma in realtà credevo di credere.

Tutte queste certezze iniziano a crollare a 17 anni, quando muore un mio amico, fidanzato di una mia amica, in un incidente stradale. Lei quel giorno era con lui e si è salvata, mentre lui è morto. Anche questo evento mi ha segnata e da quel giorno ho creduto che il Dio amore, di cui avevo sentito sempre parlare, fosse solo una favola. Mi chiedevo sempre come mai Dio avesse fatto morire un ragazzo giovanissimo che si sarebbe dovuto sposare. Come mai avesse fatto soffrire famiglie intere, noi amici e soprattutto lei, la sua futura sposa. E mi chiedevo, ancora, come mai non mi avesse fatta morire a sei anni, dato che dovevo vivere e vedere intorno a me tanta sofferenza, tanta morte.

Domande alle quali nessuno è mai riuscito a rispondermi.

A dicembre 2012 mi viene data la possibilità, da un sacerdote che conoscevo, di andare ad Assisi a fare il corso vocazionale. Io accetto subito credendo che quei cinque giorni sarebbero stati come uno dei tanti campi scuola che avevo fatto e che i miei problemi e le mie domande sarebbero rimasti lì a casa e Dio, ancora una volta, lontano da tutto ciò che per me era morte e dolore.

In realtà è stato tutto il contrario. In quei giorni mi era stato ripetuto più volte che con questo Dio che è Padre, noi possiamo avere una relazione e che Lui non salva dalla morte, ma nella morte. E il Signore infatti entra nella mia storia in modo delicato, non invadente, parlando il mio linguaggio.

Il 30 dicembre 2012 alle ore 22:30 incontro Dio. Mi parla attraverso la Parola del profeta Isaia: “ti ho scelto, non ti ho rigettato”; e attraverso le parole di un frate si fa carne, dicendomi: “Sei bella, non farti fregare da nessuno la bellezza che hai dentro”.

Da quel giorno c’è stato un cambiamento radicale.

Tornata a casa la morte e il dolore erano lì e inizia un cammino di benedizione. Col tempo ho maturato la certezza che il Signore si è servito di queste “morti” per farmi incontrare un Amore più grande, un punto di riferimento più grande: Lui.

Il suo amore mi ha aspettata lì, dove non ho mai fatto entrare nessuno, dove soffrivo, dove ero morta. Mi ha aspettata lì, perché desiderava che vivessi tutto con occhi diversi, con gli occhi di una persona amata, desiderata, scelta da sempre, consapevole di vivere la morte, ma una morte vinta solo con Lui; con gli occhi di una persona risorta.

Sono passata dalla morte alla Vita Vera e porto sulla carne cicatrici che mi ricordano il giorno in cui il Signore ha cominciato a salvarmi. E oggi sono una ragazza felice, piena di una gioia che solo Lui può donare e amata da un Padre che desidera fare di me una meraviglia stupenda.

Ornella

Tratto da Frati SOG Assisi