Le suore di Madre Teresa e la difesa della vera adozione

Una notizia di cui quasi nessuno ha parlato, è stata la decisione delle Missionarie della Carità, che lo scorso 1 agosto, hanno bloccato le pratiche adottive nei 15 orfanotrofi da loro gestiti in India, per esprimere il loro disappunto verso il cambiamento della legge sull’adozione.

Lo stato indiano ha variato le condizioni di accesso all’adozione, ampliando il diritto dell’adottabilità anche a persone single e a coppie di persone separate o divorziate.

Questo gesto ha rivelato la delicatezza e la serietà del futuro dei bambini abbandonati, i quali hanno bisogno di una famiglia unita, per essere accolti in un ambiente che garantisca loro una adeguata crescita umana, una sana maturazione affettiva e una valida preparazione per l’inserimento nella società civile.

Le suore di Madre Teresa di Calcutta hanno avuto il grande coraggio di manifestare il loro disappunto, testimoniando al mondo intero la grandezza e la dignità della famiglia umana, formata da un uomo e una donna, unita dal vincolo indissolubile e fedele del matrimonio, fondamento robusto sul quale trovare la forza di edificare l’educazione e la cura dei figli.

La dichiarazione di fedeltà che gli sposi esprimono pubblicamente durante il loro matrimonio è il presupposto dell’impegno definitivo dell’accettazione di accoglienza dei bambini adottati.

L’essere stati abbandonati dal proprio marito o dalla proprio moglie non è la condizione ideale per essere pronti ad accogliere un bambino abbandonato.

Il dolore di una separazione o di un divorzio è una ferita del cuore che necessita sostegno per coloro che l’hanno subita. Questi uomini e donne soffrono per una ferita sanguinante dell’animo che ha bisogno di essere curata. Anche se le persone separate iniziano una nuova vita con un altro compagno, questo non costituisce garanzia di aver superato i traumi di una relazione passata. Va considerato che le nuove relazioni molto spesso accumulano problematiche a situazioni di disagio già presistenti, e questo conduce spesso allo scioglimento anche delle seconde nozze, un fenomeno che accade di frequente e che si tiene poco in considerazione, quando si parla di adozione per coppie risposate.

Affermare che le persone di famiglie separate non sono ritenute idonee per il progetto adotivo, non significa condannare le persone separate o le persone sole ad essere escluse da altre forme di servizio. Esistono tante forme di sussidarietà che richiedono la solidarietà individuale nel constesto allargato di un’associazione, di un movimento o di un ente non governativo. Ma anche in questo caso è indispensabile che l’operato individuale sia accompagnato, sostenuto e verificato dalla comunità di appartenenza. Il modello familiare del mutuo soccorso e del reciproco controllo è il fondamento di qualunque istituzione umana che decida di vivere le relazioni di accoglienza e di solidarietà.

La possibilità di permettere l’adozione anche a persone single (come del resto sta avvenendo in molti paesi del mondo) è una scelta anch’essa molto discutibile, perchè rivela una scarsa conoscenza dell’efficacia del progetto educativo.

Un padre e una madre conoscono benissimo la bellezza e le soddisfazioni della loro missione educativa ma sono anche consapevoli delle tante difficoltà che si incontrano nell’educare un figlio, il quale ha constantemente bisogno di confronto e di sostegno sia della figura maschile che di quella femminile.

Il pensiero unico vuole cancellare la differenza tra i due sessi, cercando di eliminare l’appartenenza ad un’unica identità sessuale. I bambini, nella loro semplicità e spontaneità, comprendono benissimo che esiste una diversità sostanziale tra uomo e donna, una differenza che non consiste solo nell’aspetto esteriore ma affonda le sue radici nella diversa sensibilità di vedere, sentire e pensare i vari aspetti della vita. Il bambino vede nella complementarietà e nella reciprocità tra l’uomo e la donna una diversità che arricchisce piuttosto che una problema da eliminare.

Un padre e una madre sanno benissimo che ognuno ha bisogno dell’altro per scegliere il vero bene del bambino, per correggersi nelle esagerazioni o nelle mancanze individuali, per custodirli e accompagnarli nel loro cammino di uscita verso la scelte definitive del loro futuro.

Come fa una madre ad offrire a suo figlio quella custodia, quella protezione e quella autorità amorevole che solo un padre è capace di dare? Come fa una padre ad avere quella tenerezza, quelle attenzioni e quella premura che solo una madre può donare?

La decisione delle suore di Madre Teresa di Calcutta rivela quindi la difesa della dignità dei bambini abbandonati, i quali hanno il diitto di essere tutelati, di fronte alle richieste di un mondo che difende i propri interessi, dimenticandosi che la priorità è il bisogno del minori e non le pretese degli adulti.

di Osvaldo Rinaldi  tratto da Zenit