«…Se non smetteranno di offendere Dio…»: gli avvertimenti della Madonna

Un modo per leggere secondo criteri cristiani l’epoca ancora in corso, è quello di analizzare le apparizioni mariane succedutesi nel XX secolo, scartando quei fenomeni che non solo sono dissimili dagli altri ma sono addirittura confutabili. In tal modo possiamo individuare una classe omogenea di eventi che sono rispondenti sia ai principi del Magistero che alla tradizione.

Dalla congruità e coerenza poi dei “messaggi” dati dalla Madre di Dio e dalla loro conseguenzialità si può cercare di determinare quale ne fosse il fine.

Va premesso che l’antecedente dei fenomeni soprannaturali che si sono verificati nel secolo appena trascorso ha come data il 13 ottobre 1884, quando Papa Leone XIII, ebbe una visione terrificante sul futuro della Chiesa e sul ruolo che vi avrebbero avuto i demoni. Il Pontefice compose immediatamente una preghiera di affidamento a San Michele Arcangelo [in fondo all’articolo], supplica che fino al Concilio Vaticano II veniva recitata al termine di ogni celebrazione eucaristica.

Necessaria o superflua che fosse, è certo che dal 1968 ad oggi non si predica più la vittoria di Cristo sul Principe del mondo e sui suoi compari, né vengono più menzionati i loro traffici per condurci all’Inferno, perché i Novissimi non sono più di moda. Infatti a tutti i livelli si insegna che il male è un’entità astratta a cui fa da contrappeso un’indefinita misericordia di Dio, gratuita e garantita a tutti indistintamente. E così nel corso degli ultimi decenni Satana si è mascherato al punto da non essere riconosciuto più nemmeno da coloro che dovrebbero salvaguardarne il popolo.

Iniziato il Novecento nel mezzo della Belle Époque da una parte e le rivendicazioni delle classi operaie dall’altra, tra contraddizioni sociali ed economiche, di lì a poco scoppiò la Prima Guerra Mondiale, l’inutile strage che Benedetto XV tentò invano di scongiurare. A cercare di evitarne una successiva pensò la Santa Vergine, che apparendo ai bambini di Fatima, il 13 luglio 1917 avvertì: «La guerra sta per finire, ma se non smetteranno di offendere Dio ne scoppierà una peggiore».

Questo primo avvertimento non faceva parte del terzo segreto e sicuramente il vescovo di Leiria ne fu messo a conoscenza da una dichiarazione di Suor Lucia scritta prima del ’41. Stupisce perciò che non venne divulgato e non venne posta in atto una grande liturgia penitenziale di conversione e riparazione. Fatto sta che scoppiò anche la Seconda Guerra mondiale e nel maggio del ‘44 fu ancora la Madonna a dare l’annuncio che il conflitto stava per finire. Apparve infatti ad una bambina di sette anni, Adelaide Roncalli, in un paese di nemmeno mille abitanti, Ghiaie di Bonate. Si presentò insieme alla Santa Famiglia e chiese preghiere e penitenze non solo per accelerare la fine della guerra ma soprattutto per ottenere ai genitori la guarigione dei figli: «Tante mamme hanno i bambini disgraziati per i loro peccati gravi, non facciano più peccati e i bimbi guariranno». Ritornò più volte sull’importanza della preghiera in famiglia e questo può intendersi come il secondo profetico avvertimento dato dalla Vergine al XX secolo.

A guerra conclusa, nel 1947 apparve a Roma, in località Tre Fontane, ad un padre di famiglia, Bruno Cornacchiola, ed ai suoi tre bambini. Questa volta lo scopo era di ristabilire la verità sulle sue prerogative di Madre del Redentore. Poiché quell’uomo predicava nella setta degli Avventisti contro il dogma dell’Immacolata Concezione, lei gli anticipò anche quello dell’Assunzione e gli dette un messaggio personale per Papa Pio XII. Va ricordato che quel santo Pontefice l’anno precedente, con l’enciclica Deiparae Virginis Mariae, aveva chiesto ai vescovi di comunicargli con sollecitudine se si potesse proporre come dogma di fede l’assunzione corporea della beatissima Vergine, invocando nella stessa lettera un segno dall’Alto che fornisse una risposta definitiva. Ricevuto dal Cornacchiola il segno atteso e ottenuto il parere favorevole dell’episcopato, il 1° novembre 1950  Pio XII, con la Costituzione Apostolica Munificentissimus Deus, proclamò il dogma. Non solo, quattro anni dopo, con l’enciclica Ad Caeli Reginam, affermò la dignità regale di Maria Vergine invitando il popolo di Dio a venerarla e ad invocarla come regina potentissima.

Intanto negli anni del dopoguerra, fino ad oggi, in risposta all’ammonimento di Fatima «… se non smetteranno di offendere Dio…» l’umanità, ben lungi dall’aver imparato la lezione, ha messo in atto comportamenti tali da rendere attuali le profezie di Geremia, soprattutto per quanto riguarda l’immane genocidio dei bambini uccisi nel grembo materno.

Per arginare tali derive nel 1981 la Vergine apparve contemporaneamente in uno sperduto villaggio della Bosnia Erzegovina e in Ruanda.

Le apparizioni di Kibeho iniziarono alcuni mesi dopo quelle di Medjugorje, durarono circa otto anni e sono state ufficialmente riconosciute autentiche nel 2001. In entrambe la Vergine, presentatasi rispettivamente come la Regina della pace e la Madre del Verbo, richiamò alla conversione, alla preghiera e alla penitenza, avvertendo che l’uomo stava costruendo un mondo senza Dio e che correva il pericolo di autodistruggersi.

Tralasciando Medjugorje, la cui autenticità è in corso di discernimento da parte della Chiesa, va sottolineato che i messaggi e le profezie date a Kibeho riguardavano tutta l’umanità e non sono da considerarsi concluse in seguito al genocidio dei Tutsi ad opera degli Hutu che nel 1994 provocò quasi un milione di morti in soli cento giorni. La Madonna infatti fu chiarissima nell’affermare che era venuta per il mondo intero e che quelle visioni profetiche, che tanto atterrirono le giovani veggenti, non si riferivano al solo Rwanda.

Comunque si voglia credere, a dieci anni di distanza esatti dall’apparizione della Regina della pace, scoppiò anche la guerra di Bosnia, che si protrasse dal 1992 al 1995. Possiamo quindi considerare anche questi come ulteriori avvertimenti dati agli uomini della nostra epoca perché si convertano e si salvino.

Intanto nel 1995 a Civitavecchia la statua di una Madonnina acquistata a Medjugorje per quindici volte lacrimò sangue. Come riferisce Fabio Gregori, proprietario della statua, in un’intervista rilasciata al giornalista Riccardo Caniato, contemporaneamente alle lacrimazioni iniziarono anche le apparizioni della Vergine, che perdurano ancora. I temi dei messaggi ricapitolano quelli di Fatima e quelli delle apparizioni successive e anche a Civitavecchia la Madonna ha messo in guardia da una ulteriore guerra mondiale.

Ma la certezza per noi che gli interventi della Vergine in quest’epoca rientrano in un piano di salvezza prestabilito da Dio già da secoli è data dalle apparizioni della Madonna del Buon Successo avvenute a Quito, in Ecuador, sul finire dell’anno 1500. La Madre di Dio apparve alla superiora del convento delle concezioniste francescane, Madre Mariana de Jesus Torres, di cui è in corso la causa di beatificazione, alla quale predisse sin nei particolari tutti i peccati e le disubbidienze che gli uomini avrebbero commesso nel secolo Ventesimo. Sentendo di quali malvagità i laici, ed il clero stesso, sarebbero stati capaci, la suora si offrì vittima di espiazione per noi, ma non poté tuttavia evitarci il tremendo castigo che la Madonna le profetizzò.

Tutta la documentazione riguardante i messaggi che ricevette è custodita sia negli archivi della Diocesi di Quito sia in quelli del Convento dell’Immacolata Concezione, di cui Madre Mariana fu una delle fondatrici. Tali messaggi, con le annesse profezie, per espressa volontà della Madonna avrebbero dovuto essere segretamente custoditi e resi noti solo alla fine del XX Secolo, come in effetti sta accadendo.

A Fatima la Vergine, nell’apparizione del 13 luglio 1917, chiese la riparazione delle offese arrecate al suo Cuore Immacolato, garantendo che alla fine quel Cuore avrebbe trionfato, ma l’ammonimento «… se non smetteranno di offendere Dio…» mantiene la sua attualità e attende ancora la nostra risposta.

La Madonna del Buon Successo predisse a Madre Mariana che il male sarebbe dilagato fino al suo culmine, aggiungendo: «Allora sarà arrivata la mia ora, nella quale, in modo sorprendente, detronizzerò l’orgoglioso e maledetto Satana schiacciandolo sotto il mio piede e incatenandolo nell’abisso infernale, liberando così la Chiesa e la patria dalla sua crudele tirannia».

Siamo ancora in tempo per convertirci e riparare i peccati del mondo, perché, come disse profeticamente una veggente di Kibeho, dopo sarà troppo tardi. Ma nessuno potrà dire di non essere stato avvertito.

di Paola de Lillo  tratto da La Nuova Bussola Quotidiana

P. GABRIELE AMORTH RACCONTA:

Molti di noi ricordano come, prima della rifor­ma liturgica dovuta al concilio Vaticano II, il cele­brante e i fedeli si mettevano in ginocchio alla fine di ogni messa, per recitare una preghiera alla Madonna ed una a S. Michele arcangelo. Riportiamo il testo di quest’ultima, perché è una preghiera bella, che può essere recitata da tutti con frutto:

«San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia; contro le malvagità e le insidie del diavolo sii nostro aiuto. Ti preghiamo supplici: che il Signore lo comandi! E tu, principe delle milizie celesti, con la potenza che ti viene da Dio, ricaccia nell’inferno Satana e gli altri spinti maligni, che si aggirano per il mondo a perdizio­ne delle anime».

Come è nata questa preghiera? Trascrivo quanto pubblicò la rivista Ephemerides Liturgicae, nel 1955, pagg. 58-59.

P. Domenico Pechenino scrive: «Non ricordo l’anno preciso. Un mattino il grande Pontefice Leone XIII aveva celebrato la S. Messa e stava assistendone un’altra, di ringraziamento, come al solito. Ad un tratto lo si vide drizzare energica­mente il capo, poi fissare qualche cosa al di sopra del capo del celebrante. Guardava fisso, senza batter palpebra, ma con un senso di terrore. e di meraviglia, cambiando colore e lineamenti. Qual­cosa di strano, di grande avveniva in lui.

Finalmente, come rivenendo in sé, dando un leggero ma energico tocco di mano, si alza. Lo si vede avviarsi verso il suo studio privato. I familiari lo seguono con premura e ansiosi. Gli dicono sommessamente: Santo Padre, non si sente bene? Ha bisogno di qualcosa? Risponde: Niente, niente. Dopo una mezz’ora fa chiamare il Segretario della Con­gregazione dei Riti e, porgendogli un foglio, gli ingiunge di farlo stampare e di farlo pervenire a tutti gli Ordinari del mondo. Che cosa contene­va? La preghiera che recitiamo al termine della Messa insieme al popolo, con la supplica a Maria e l’infocata invocazione al Principe delle milizie celesti, implorando Dio che ricacci Satana nel­l’inferno».

In quello scritto si ordinava anche di recitare tali preghiere in ginocchio. Quanto sopra, che era stato pubblicato anche nel giornale La setti­mana del clero, il 30 marzo 1947, non cita le fonti da cui è stata attinta la notizia. Risulta però il modo insolito con cui fu ordinato di recitare quella preghiera, che venne spedita agli Ordinari nel 1886. A conferma di quanto scrive P. Pechenino abbiamo l’autorevole testimonianza del card. Nasalli Rocca che, nella sua Lettera Pastorale per la quaresima, emanata a Bologna nel 1946, scrive:

« Leone XIII scrisse egli stesso quella preghie­ra. La frase (i demoni) che si aggirano nel mondo a perdizione delle anime ha una spiegazione storica, a noi più volte riferita dal suo segretario particola­re, mons. Rinaldo Angeli. Leone XIII ebbe vera­mente la visione degli spiriti infernali che si addensavano sulla città eterna (Roma); e da quel­la esperienza venne la preghiera che volle far recitare in tutta la Chiesa. Tale preghiera egli la recitava con voce vibrata e potente: la udimmo tante volte nella basilica vaticana. Non solo, ma scrisse di sua mano uno speciale esorcismo conte­nuto nel Rituale Romano (edizione 1954, tit. XII, c. III, pag. 863 e segg.). Questi esorcismi egli rac­comandava ai vescovi e ai sacerdoti di recitarli spesso nelle loro diocesi e parrocchie. Egli lo recitava spessissimo lungo il giorno».

È anche interessante tener conto di un altro fatto, che arricchisce ancor più il valore di quelle preghiere che si recitavano dopo ogni messa. Pio XI volle che, nel recitare queste preghiere, vi si ponesse una particolare intenzione per la Russia (allocuzione del 30 giugno 1930). In tale allocu­zione, dopo aver ricordato le preghiere per la Russia a cui aveva sollecitato anche tutti i fedeli nella ricorrenza del patriarca S. Giuseppe (19 marzo 1930), e dopo aver ricordato la persecu­zione religiosa in Russia, così conclude:

«E affinché tutti possano senza fatica ed inco­modo continuare in questa santa crociata, stabi­liamo che quelle preci che il nostro antecessore di felice memoria, Leone XIII, comandò che si recitassero dopo la messa dai sacerdoti e dai fede­li, siano dette a questa particolare intenzione, e cioè per la Russia. Di ciò i Vescovi e il clero seco­lare e regolare abbiano cura di rendere informati il loro popolo e quanti sono presenti al S. Sacrifi­cio, né manchino di richiamare spesso quanto sopra alla loro memoria» (Civiltà Cattolica, 1930, vol. III).

Come si vede la tremenda presenza di Satana è stata tenuta presente con molta chiarezza dai Pontefici; e l’intenzione aggiunta da Pio XI toc­cava il centro delle false dottrine seminate nel nostro secolo e che tuttora avvelenano la vita non solo dei popoli, ma degli stessi teologi. Se poi le disposizioni di Pio XI non sono state osservate, è colpa di coloro a cui erano state affidate; certa­mente si integravano bene con gli avvenimenti carismatici che il Signore aveva dato all’umanità attraverso le apparizioni di Fatima, pur essendo indipendenti da esse: Fatima allora era ancora sconosciuta nel mondo.

Tratto da “Un Esorcista racconta”