La scala dell’amore – 3° incontro 2015

Questo incontro di preparazione inizia sottolineando l’importanza della lettura del Trattato del Montfort in cui si parla della consacrazione intesa come un rinnovamento personale e volontario dei voti del santo Battesimo, in cui altre persone a nome nostro ci consacrano e noi diventiamo figli di Dio. Sant’Alfonso Maria de Liguori nelle “Glorie di Maria” dice che tutti quelli che si consacrano alla Madonna, anche se nella loro vita prendono strade che portano lontano da Dio, Lei poi li riprende e non li abbandona.

Crediamo fermamente in questo perché Maria entra proprio in maniera forte nella vita di un consacrato!

Cosa significa consacrazione? Quando un Sacerdote nella Messa recita le parole della consacrazione, il pane e il vino diventano per sempre Corpo e Sangue di Cristo, sono “consacrati: resi sacri” e non possono essere più usati per altri scopi.

Nella consacrazione ognuno decide in piena libertà di fare della propria vita un uso sacro, ma dato che non ne siamo capaci da soli, allora decidiamo di affidarci a Maria. Potremmo anche affidarci a un santo o andare direttamente a Gesù ma se guardiamo bene anche Dio ha scelto la Madonna per entrare nel mondo, quindi è certamente Lei la via che Dio vuole che noi usiamo per andare a Lui. Gesù stesso dalla Croce con le parole “Donna, ecco il tuo figlio” e “Figlio, ecco tua Madre” ci ha affidati a Lei. Anzi, facciamo ben attenzione alle parole del Vangelo perché non sono messe a caso, ha detto “Il tuo figlio” cioè questo è l’unico tuo figlio ma tratta in questo modo tutti i tuoi figli.

Giovanni era un apostolo molto amato da Gesù che è stato l’unico ad avere il coraggio di seguire Gesù fino al Golgota, questo significa che anche se la consacrazione è per tutti, saranno pochi quelli che la faranno! Non tutti infatti hanno seguito Gesù fino alla croce, ricordiamo le parole del Vangelo: “Se qualcuno vuol venire dietro a Me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua”, questa è la strada della consacrazione!

Per consacrarsi allora ci vuole umiltà, che è considerata la madre di tutte le virtù, l’umiltà che Dio ha visto nella Madonna (“ha guardato l’umiltà della sua serva…”) perché è quella che ci permette di rinnegare la nostra vita per lasciar posto a Maria e far sì che Lei si prenda cura di noi. Come Maria ha educato il Bambino Gesù quando era sulla terra, così farà di ogni uomo che in piena consapevolezza si affida a Lei, nel modo che Lei riterrà più opportuno.

Nell’introduzione del libro del Trattato dell’Editrice Ancilla c’è un’intervista fatto a un Sacerdote monfortano sulla consacrazione, il quale dice che la consacrazione non è un punto di arrivo ma è l’inizio di un cammino che porterà alla maturità probabilmente dopo tanto tempo.

Il Paradiso è un luogo spirituale in cui facciamo esperienza di Dio e ne godiamo i benefici. Ma qual è la condizione per accedere al Paradiso? P. Luka lo dice nell’intervista: dobbiamo essere in sintonia, in comunione con Dio, ossia pensare, volere e agire come Dio. Quando è Dio a pensare, volere e agire in noi allora siamo in totale comunione con Lui.

Il problema è che Dio ha una natura divina mentre noi uomini abbiamo una natura umana! Ecco allora quanto è importante sottolineare la frequenza ai sacramenti: ogni volta che riceviamo Gesù Eucaristia, Lui cambia piano piano la nostra natura fino a portarla sempre più dentro la Sua, fino a cambiare la nostra natura umana in divina!

 P. Luka riporta poi l’esempio di una pianta che vuole diventare uomo. Ma è impossibile, diremo, perché deve cambiare tutto di sé per esserlo veramente!  Così è impossibile per l’uomo che vuole vivere come Dio. Nel Vangelo alla domanda dei discepoli: Gesù chi si salverà? Lui risponde: “Impossibile per gli uomini ma non impossibile per Dio.”. Senza l’aiuto di Dio infatti nessuno si salva con le proprie forze! Con la consacrazione noi, coscienti di questo, affidiamo tutto questo alla Madonna che ci è stata data come Madre da Gesù mentre moriva sulla Croce.

Quel brano del Vangelo di Giovanni è stato tradotto un po’ male nel senso che i testi dicono: “e da quel momento la prese nella sua casa” in realtà la parola casa è intesa come “la parte più intima di sé”, cioè  nel suo cuore. Quindi un consacrato deve ogni giorno avere intimità verso Maria, deve ricordare sempre questo atto di abbandono e fare partecipe la Madonna della sua vita, con il pensiero o qualche preghiera in semplicità. In questo modo Maria cresce dentro di noi!

La consacrazione disturba il demonio, perché lui sa che un consacrato è perso per l’eternità, soprattutto quando la persona la vive in pienezza tanto da trasformarsi in Maria e cambiare tutti quelli che incontra o gli stanno vicino. Il Montfort dice che satana comincerà a suggerire pensieri o scuse per rendere difficile il cammino. Non preoccupiamoci, è normale e non dobbiamo avere paura perché il demonio non ha alcun potere sulla Madonna!

Il Montfort dice che la consacrazione è segno di predestinazione, chi fa la consacrazione è stato chiamato da Dio ma questo non vuol dire che è migliore degli altri! Per attuare il Suo disegno d’amore Dio, attraverso l’intercessione di Maria, non ha bisogno delle nostre doti, anzi molte volte sono d’intralcio, ma vuole i piccoli, gli umili. Quindi per far crescere Maria in noi dobbiamo farci piccoli, anzi, più ci svuotiamo di noi più lo Spirito Santo può riempirci di Maria.

Un’altra cosa importante per un consacrato è compiere bene i doveri del proprio stato, mettendocela tutta facendo la propria parte e confidando nell’intervento di Maria quando si arriva al limite delle proprie capacità. C’è una scala dell’amore che il Signore ha suggerito a una santa tanti secoli fa e che desidera venga vissuta nella nostra vita: “Le cose che l’uomo deve amare nella vita sono sei e devono essere fatte in ordine se vuole vivere secondo i miei desideri:
1 ama Dio
(perché Dio viene prima di tutto)

2 ama il coniuge (perché è il modo con cui Dio ci parla in famiglia)

3 ama i figli (l’amore per i figli viene dopo il coniuge perché altrimenti si rompe il legame matrimoniale e si crea una disarmonia)

4 ama gli altri secondo la gerarchia che Dio ha messo nella nostra vita (cioè prima i famigliari più stretti, poi gli amici e tutte le persone fino a quelle che non si conoscono)

5 ama lo studio (perché Dio vuole che noi cresciamo imparando in tutti i livelli: spirituale, salute, psichico)

6 ama il lavoro (tante volte lo mettiamo al primo posto invece deve essere al suo giusto posto nella nostra vita)”.

E’ molto importante trovare il tempo per fare con ordine queste cose, senza invertire o anteporre qualche punto perché Dio nella natura ha messo una gradualità, un ordine, un’armonia che deve rispecchiare e quindi essere vissuta anche nella nostra vita.

Nella parte centrale del testo della consacrazione che leggeremo insieme il 13 giugno c’è scritto: “Io … peccatore infedele rinnovo e riaffermo nelle tue mani i voti del mio Battesimo. Rinunzio per sempre a satana, alle sue vanità e alle sue opere e mi do interamente a Gesù Cristo Sapienza incarnata per portare dietro a Lui la mia croce tutti i giorni della mia vita”.

 Com’è sincero il Signore! Quando lo Spirito Santo ha suggerito queste parole al santo di Montfort non ha detto che ci promette cose belle ma la croce! Qual è allora il senso del soffrire? Dio permette la sofferenza perché mortifica il nostro orgoglio e così noi cresciamo in santità.

“e affinchè gli sia più fedele di quanto lo fui fin qui, io ti eleggo oggi, o Maria, alla presenza di tutta la corte celeste per mia Madre e Padrona. A Te abbandono e consacro come schiavo il mio corpo e l’anima mia, i miei beni interiori ed esteriori e il valore stesso delle mie azioni buone passate, presenti e future, lasciandoti intero e pieno diritto di disporre di quanto mi appartiene, senza eccezione, secondo il tuo beneplacito, per la maggior gloria di Dio nel tempo e nell’eternità”.

Pensiamo bene a queste parole… pensiamo anche che valgono per sempre, per tutta l’eternità…

Tutti gli uomini soffrono, ma perché dobbiamo soffrire?

La sofferenza è il modo con cui il Signore plasma il nostro io, la sofferenza è un dono. Tutto è dono! San Paolo nella lettera ai romani dice: “Tutto concorre per il bene di colui che ama Dio” quindi anche la sofferenza. Essa è un cammino che Dio fa fare all’uomo per plasmare il suo cuore, farlo crescere e portarlo in Paradiso, questa è la cosa che più interessa al Signore, tutto il resto ha meno importanza.

Dobbiamo imparare a porci delle domande, soprattutto nei momenti più difficili che ci capitano nella vita, chiederci: perché mi succede questo? Se non ci poniamo delle domande rimaniamo nella nostra condizione di prima e non cresciamo come Dio vuole. Lui vuole invece la nostra con-versione, cioè un cambiamento di direzione, a volte radicale, certamente difficile e doloroso ma necessario per arrivare a Dio.

Il senso allora di questa vita è essere plasmati dalla volontà di Dio in modo da cambiare la nostra natura umana in natura divina. Dato che noi siamo figli di Dio, cominciamo il cammino per poi un domani pensare, volere e agire come Dio, semplicemente impossibile per noi uomini ma non per Lui!

Una domanda è molto ricorrente: quando noi ci consacriamo e affidiamo tutto a Maria, anche il frutto delle nostre preghiere e sacrifici perché Lei ne possa disporre come crede, allora chi pensa ai nostri cari? Possiamo ancora pregare per i figli che magari non credono o il marito o moglie che soffre ecc?

Pensiamo sempre che la Madonna ci ama, Dio ci ama! Lei sa quello che abbiamo nel cuore: negli ultimi messaggi di Medjugorje ci dice che conosce la nostra vita perché anche Lei ha vissuto come noi nelle difficoltà. Maria non vuole che ci denaturiamo e ci costringe a non pensare ai nostri cari, perché andrebbe contro quella scala dell’amore di cui parlavamo prima. Anche Lei pensa sempre ai Suoi figli!

Conosce i nostri pensieri e i nostri affanni e tutto quello che è nel nostro cuore è anche nel Suo Cuore, ma ci chiede di affidare a Lei queste cose poi possiamo ancora pensarci ma senza affanno, senza ansie, certi che Maria ci penserà.