Tempo di Avvento

Inizia un nuovo anno liturgico, ritorna il tempo dell’Avvento a risvegliare in noi il senso dell’attesa della venuta di Gesù. Infatti, in questa parte dell’anno liturgico si fa memoria di un evento/avvento: la venuta nella storia del Messia, il Figlio di Dio, che assume la nostra stessa carne nella Vergine Maria, per opera dello Spirito Santo.

Questo tempo però è anche annuncio di un altro evento/avvento: l’attesa della seconda venuta del Cristo nella sua gloria, alla fine dei tempi.

È un tempo per la memoria e per l’attesa, è soprattutto il tempo di vigilare, come ci suggerisce il Vangelo di Matteo di questa domenica, per comprendere sempre meglio il senso della prima venuta di Cristo, che ha cambiato con la sua presenza e la sua Parola il corso della storia ed anche il nostro percorso umano. Ma oggi siamo invitati a vigilare anche per essere pronti e desti ad accogliere il Signore, che verrà alla fine dei tempi, per manifestare la gloria del Padre, e per pronunciare il giudizio sulla storia e su ogni uomo e donna. Questo giudizio sarà certamente ricco di misericordia, perché Dio conosce la fragilità dell’uomo e la soccorre, ma la misericordia di Dio ha la sua fonte nella giustizia, la quale fa luce sulle intenzioni profonde, che hanno guidato il cammino della nostra vita. Tuttavia, non è questo il tempo della paura, ma piuttosto di una trepidante e gioiosa attesa, della vigilanza, che si fa preghiera, attenzione ai bisogni dei fratelli, prima nella propria famiglia e poi, fuori di essa, premura per i poveri, i piccoli, gli emarginati, i malati, gli esuli… L’attesa di Cristo, cioè, ci spinge ad uscire da noi stessi, per andargli incontro nel mondo, soprattutto nelle membra più sofferenti dell’umanità, come il Santo Padre, con la parola e con l’esempio, costantemente ci invita a fare. Questa vigilanza si alimenta di una fede robusta, per non scoraggiarci, ma continuare a camminare verso il monte di Dio, a cui sono invitati tutti i popoli, come dice Isaia nella prima lettura.

L’Avvento è un tempo benedetto da Dio, che ci è dato in dono affinché, svegliati dal torpore dell’abitudine e della distrazione per opera dello Spirito Santo, ci venga concesso di liberarci dalle troppe cose mondane, che non solo ci rallentano e ci appesantiscono nel cammino verso Dio e i fratelli, ma che finiscono per trattenerci in un sonno profondo, in un triste crepuscolo, dal quale il Signore viene a ridestarci.

L’Avvento è allora come un cambio di stagione. Occorre fare attenzione a ciò che ci riveste, a ciò di cui riempiamo la nostra vita, affinché non ci capiti di scoprirci improvvisamente inadeguati a vivere il tempo che ci è concesso, o di sprecare le occasioni che Dio ci offre per prepararci, e preparare il mondo, alla sua venuta.

Occorre quindi rivestirsi di una attesa fatta di vigilanza, preghiera, carità, fede…, che tutto sa aspettare, con sicura speranza. Infatti, l’attesa cristiana, che l’Avvento ci richiama a vivere, non è l’inerte attendere che qualcosa succeda, ma è piuttosto un amoroso darsi da fare, giorno dopo giorno, in attesa che l’Amato, che già una volta è venuto, finalmente giunga per sempre, nella sua gloria. Questo tempo liturgico ci è dato perché si ridesti la speranza, perché nell’intensità della preghiera possa irrompere il grido che nasce dal cuore della Chiesa, “MARA NA THA vieni Signore Gesù” (Ap 22,20).

Il Cristo risorto solchi i cieli e venga in questo mondo, nella storia, nella nostra vita per manifestare definitivamente il suo essere non solo l’Alfa della creazione, ma l’Omega che tutto ricapitola e redime.

Tratto da Clerus.org