Celebrare la Santa Messa con i santi Angeli – PRIMA PARTE –

Riti di introduzione

Catechesi registrata

Carissimi fratelli e sorelle, il tema di questa meditazione è la celebrazione o partecipazione alla santa Messa con i santi Angeli.

In primo luogo occorre riconoscere che la celebrazione della santissima Eucaristia è un grande mistero. Ci sono fedeli che forse non hanno per niente la consapevolezza di questo carattere misterioso della santa Messa. Ma è davvero un grande mistero.

Vogliamo meditare su questo mistero per essere in grado di parteciparne in modo più perfetto e, quindi, più fruttuoso – alla maggiore gloria di Dio e per la salvezza delle anime, salvezza di noi e di tante persone, pure di chi non partecipa alla santa Messa.

Ho detto: vogliamo meditare su questo mistero, ed è davvero un grande mistero, poiché non è altro che l’attualizzazione e l’offerta sacramentale del Sacrificio della croce di Gesù nella liturgia della Chiesa  (cf. Catechismo Chiesa Cattolica 362). E anche è – in connessione inseparabile con l’offerta del sacrificio – il banchetto pasquale, il banchetto del Corpo e Sangue di Cristo, una vera sebbene misteriosa anticipazione del banchetto delle nozze dell’Agnello (cf Ap. 19,7-9).

Allora, avendo fede, la fede della Chiesa, sappiamo che – riuniti per la santa Messa – non ci siamo solo noi, cioè il Sacerdote che celebra e tutti i fedeli che partecipano alla santa Messa, ma sono presenti anche altre persone: i santi Angeli. Ognuno di noi ha il suo Angelo Custode e certamente non ci sono soltanto i nostri Angeli Custodi, ma pure tanti altri Angeli.

Ho detto che la nostra fede ci fa riconoscere questa presenza invisibile dei santi Angeli. Lo sappiamo, lo riconosciamo con gli occhi della fede. Ma lo riconosciamo veramente? Lo sappiamo con la testa, certo, ma lo sappiamo anche con il cuore? O, per dirlo in altre parole: ciò che sappiamo attraverso la fede non appena fa parte delle conoscenze nel nostro intelletto, ma è a tal punto entrato nel nostro intelletto che si è formata una consapevolezza profonda, una coscienza, dunque, che è talmente presente nella nostra mente che essa determina il nostro volere, il nostro decidere, parlare e agire?

Quindi, domandiamoci già all’inizio della nostra meditazione: ho veramente – riguardo alla santa Messa  – la coscienza di ciò che m’insegna la fede della Chiesa?

Ora, questa coscienza deve racchiudere in sé quello che dice il Catechismo della Chiesa Cattolica, spiegando la liturgia della Chiesa. Quando il Catechismo risponde alla domanda chi celebra la liturgia, parla di due liturgie: la liturgia celeste e la liturgia terrestre. E parla dei partecipanti dell’una e dell’altra: subito, in primo luogo, presenta implicitamente l’unione di queste due liturgie, poiché la prima frase è questa:

“La liturgia è azione di Cristo tutto intero” (CCC 1136).

Quindi, la liturgia è azione di Cristo e di tutti che gli appartengono. Ci sono anche i santi Angeli, di cui Cristo è il capo e il centro; non è soltanto il nostro capo e il nostro centro. Cristo è, dunque, il principio di unità della liturgia, poiché è il primo e principale attore della liturgia.

Il Catechismo afferma pure esplicitamente l’unità delle due liturgie – celeste e terrestre – dicendo: “E’ a questa liturgia eterna che lo Spirito e la Chiesa ci fanno partecipare quando celebriamo, nei sacramenti, il Mistero della salvezza” (CCC1139).

Ecco l’unità delle due liturgie! Cristo fa delle due un’unica liturgia unendo dunque liturgia terrestre, cioè liturgia sacramentale, a quella celeste, che è celebrata  al di là dei segni nella visione immediata di Dio. Lì la celebrazione è totalmente comunione e festa (CCC 1136).

Gesù Cristo è il principio d’unità  della liturgia. Egli è appunto il centro della liturgia, del culto che si presta a Dio, poiché è Gesù stesso che presta il culto di adorazione al Padre ( e a se stesso e allo Spirito Santo). Egli lo fa come vero uomo, come una persona che possiede una natura umana. Ed Egli è la persona che può prestare il culto perfetto, assolutamente il più perfetto possibile, infinitamente più gradito a Dio. Lo può perché è dall’eternità persona divina, persona di natura divina. Questa persona che possiede anche una natura umana non è una persona creata, è proprio persona divina: la persona del Figlio eterno di Dio.

Così, dall’altra parte, Gesù è il centro della liturgia anche per un’altra ragione: Egli è anche adorato dai partecipanti delle due liturgie, celeste e terrestre.

Quando Gesù è salito al cielo ritornando al Padre, nella liturgia celeste si è realizzato un grande cambiamento: questa liturgia ha ricevuto un nuovo centro. Sempre sono state adorate le tre Persone divine (il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo) ma adesso questa adorazione si fa attraverso un adoratore divino, attraverso “l’uomo Cristo Gesù” come dice san Paolo (1 Tim 2,5), che è il Figlio di Dio incarnato, fatto uomo.

Le prefazioni della santa Messa lo dicono quando, con una o altra formulazione, affermano: “per mezzo di Lui tutti gli Angeli proclamano la Tua gloria” (prefazio degli Angeli).  Lui stesso è oggetto di culto di adorazione, come leggiamo nell’Apocalisse (Ap 5,13-14): “Ed ogni creatura, in cielo, in terra, sotto terra e nel mare e tutte le cose in essi contenute, udii esclamare: A Colui che siede sul trono e all’Agnello lode e onore, gloria e impero nei secoli dei secoli! E i quattro Viventi dissero: Amen! E i ventiquattro Vegliardi si prostrarono in adorazione”.

Ritorniamo alla santa Messa. Raduniamoci per la celebrazione della santa Messa. Con noi ci sono i nostri Angeli custodi, con loro entriamo, per così dire, nella sala del trono di Dio e dell’Agnello. Pensate al tempo passato in cui c’erano grandi sale con il trono del re o imperatore: si entrava in questa sala con la consapevolezza di entrare in una sala speciale, speciale per la presenza del re sul suo trono. Ora, le nostre chiese cattoliche sono veramente “sale del trono e dell’Agnello”! L’Agnello è evidentemente Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo, crocifisso e risorto. Il Tabernacolo non è forse una manifestazione sacramentale del trono dell’Agnello, cioè di Cristo crocifisso e risorto? Sì, perché non potrebbe esserlo? C’è la presenza vera, reale, sostanziale di Gesù con la Sua divinità e la Sua umanità, quindi con la Sua realtà fisica; è Lui stesso, non meno realmente presente che nei Cieli, nella liturgia celeste.

Entrando nella chiesa con i nostri Angeli entriamo, perciò, alla presenza del Signore assoluto, del “Re dei re” (Ap 1,5); e con Lui, in Lui, c’è Dio Padre e lo Spirito Santo. Veramente entriamo là dove c’è in modo del tutto speciale, specialissimo, il “trono di Dio e dell’Agnello”; stiamo alla presenza di Dio.

Il santuario nel tempio di Gerusalemme, il Santissimo, era il luogo singolare della presenza di Dio che ha stabilito l’alleanza con il popolo d’Israele: il luogo per eccellenza della presenza di Dio sulla terra.

Il Santissimo del nuovo popolo di Dio però è molto più perfetto, reale. Il nostro santuario è il Corpo di Gesù, come Gesù stesso lo ha indicato, parlando del “tempio” o meglio del “santuario” del Suo Corpo  (Gv 2,19). Dove c’è Gesù, c’è la presenza massima di Dio in questo mondo: Gesù è uomo, sì, ma questo uomo è Dio stesso, Dio che è allo stesso tempo uomo, un uomo che è allo stesso tempo Dio. Che meraviglia! E’ stupendo!

Quando entriamo in chiesa, siamo consapevoli di questa stupenda meraviglia?

Questa domanda ci fa parlare adesso dei santi Angeli. E’ evidente che i nostri Angeli che sono con noi, sono consapevoli di questa meraviglia e quanto! Il loro stupore è incomparabilmente più grande e profondo del nostro. Loro vedono la divinità di Gesù! E così sono pervasi, in tutto il loro essere, da una riverenza che difficilmente ci possiamo immaginare. E’ vero, è proprio vero! Non esagero. Com’è profonda la riverenza dei santi Angeli davanti a Dio. Com’è profonda, perciò, davanti al Figlio di Dio incarnato, quindi davanti  Gesù nel Santissimo Sacramento!

Ora, non ci dovrebbe essere una discordanza tra noi e i nostri Angeli custodi e anche gli altri Angeli presenti o che si renderanno presenti nella celebrazione della santissima Eucaristia, come dice san Giovanni Crisostomo quando parla della Preghiera Eucaristica. Non ci dovrebbe essere discordanza o persino contrasti, contraddizioni: da una parte, la parte degli Angeli, la profondissima consapevolezza e la conseguente riverenza; dall’altra parte, la parte nostra, una deplorevole superficialità, una mancanza miserabile di consapevolezza di ciò che sto per fare o del luogo dove mi trovo e, quindi, un atteggiamento interiore ed esteriore di assenza di rispetto, di riverenza davanti al Signore!

Ma i santi Angeli vogliono aiutarci. Perciò ci illuminano, e siamo veramente illuminati da loro nella nostra mente, se lasciamo loro illuminarci, se siamo aperti alla loro luce. Pensiamoci, pensiamo alla presenza dei santi Angeli e nella nostra anima ci sarà con certezza un’apertura alla luce angelica, luce che viene da Dio, dallo Spirito Santo. La luce trasmessaci dagli Angeli è, in effetti, la luce divina.

Con questa apertura alla luce divina trasmessaci dai santi Angeli, vogliamo cominciare la santa Messa.

Ci sono prima i riti di introduzione. L’Ordinamento Generale del Messale Romano (OGMR n 46) dice: “scopo di questi riti è che i fedeli, riuniti insieme, formino una comunità e si dispongano ad ascoltare con fede la parola di Dio e a celebrare degnamente l’Eucaristia”.

Dobbiamo formare una comunità alla presenza di Dio, per partecipare non soltanto a una liturgia terrestre, ma anche celeste. Nell’Opera dei santi Angeli abbiamo la consapevolezza di riunirci per formare insomma una sola comunità con la comunità celeste degli Angeli e dei Santi in cielo, davanti al trono di Dio e dell’Agnello.

Questa comunità celeste però, è tutta santa, mentre noi dobbiamo riconoscerci peccatori (cf. 1Gv 1,8-10); siamo ancora in via di santificazione ( cf CCC 827). I santi Angeli ci aiutano a fare dell’atto penitenziale della santa Messa un vero e autentico atto della virtù della penitenza, cioè un atto di sincero e profondo pentimento dei nostri peccati.  Mossi dai santi Angeli, nell’Opera dei santi Angeli, preferiamo – tra le tre forme possibili – la prima, quella cioè in cui diciamo tutti insieme: “Confesso a Dio Onnipotente…”. In questa forma dell’atto penitenziale ognuno dice: “io ho peccato” – e dovrebbe dirlo con tutta la sincerità possibile – e fa questa confessione a Dio, ai fratelli presenti e così anche alla Chiesa. Nella formula tradizionale persino si fa questa confessione  esplicitamente anche ai santi Angeli del cielo. Facciamola con questa coscienza! In questo modo l’atto penitenziale all’inizio della santa Messa ha anche un “carattere di riconciliazione tra i fratelli” come dice l’Istruzione Redemptionis sacramentum (25.03.2004 n° 71).

A questi fratelli, i fratelli della Chiesa sulla terra ma anche ai fratelli in cielo, Angeli e Santi, chiediamo pure quell’atto di carità che è l’intercessione. Anche questa è una particolarità della prima forma dell’atto penitenziale.

Prima di passare alla liturgia della Parola, vorrei aggiungere due parole riguardo al “Gloria”. L’Ordinamento Generale del Messale Romano (n° 53) dice: “Il Gloria è un inno antichissimo e venerabile con il quale la Chiesa, radunata nello Spirito Santo, glorifica e supplica Dio Padre e l’Agnello”.

La connessione del Gloria con i santi Angeli è evidente, poiché comincia proprio con le parole che i santi Angeli  cantarono in Betlemme dopo la nascita del Salvatore. Inneggiamo a Dio con le parole dei santi Angeli, cioè facciamo un coro con gli Angeli, associamoci al loro canto celeste.

Poi viene la preghiera propria del giorno o della festa, la quale facciamo propriamente e pienamente nostra dicendo “Amen”.

Per conoscere meglio la spiritualità dell’Opera dei Santi Angeli vi consigliamo il sito operadeisantiangeli.org