Charles de Foucauld

Charles de Foucauld nasce a Strasburgo, in Francia, il 15 settembre 1858. A sei anni rimane orfano di padre e madre e viene accolto dal nonno materno. Adolescente inquieto, durante il Liceo perde la fede.

Prosegue pigramente gli studi fino a diventare sottotenente di cavalleria nel 1878. Lo stesso anno muore il nonno. Charles eredita un patrimonio consistente ma lo sperpera presto. Non tollera la disciplina e passa molto tempo agli arresti. Però è triste e si annoia. Conosciuto per il suo gusto del piacere e della vita facile, dimostra tuttavia una volontà decisa e costante.

Nel 1881 prende parte ad una campagna militare in Algeria. È un primo risveglio: si dimostra ottimo ufficiale.

Terminata la spedizione, è lui che lascia l’esercito: assetato di grandi spazi, ha solo voglia di viaggi e di scoperte. Ad Algeri, prepara per un anno, un viaggio clandestino nell’interno del Marocco, che esplora nel 1883-1884. Ne trarrà riconoscimenti e premi, per la rilevazione di territori ignoti agli europei. In Marocco lo colpisce il deserto, ma lo sconvolge di più la fede dei musulmani. Ora “esplora” se stesso e cerca Dio. Gli sale dal cuore “una strana preghiera: Mio Dio, se esisti, fa’ che Ti conosca!”.

La vita di Nazareth

Mentre a Parigi prepara la pubblicazione del rapporto sul Marocco, legge il Corano e la Bibbia. Vuole capire. Ma ecco la svolta. Nella chiesa di Sant’Agostino, alla fine di ottobre 1886, incontra un santo prete (l’abbé Huvelin) e si lascia afferrare da Dio: s’inginocchia, si confessa, si accosta alla comunione. Charles ora è un convertito, ha incontrato Gesù! Ha ritrovato la fede. Scrive: “Appena ho creduto che c’era un Dio, ho capito che non potevo far altro che vivere per Lui solo”.

Vuole conoscere Gesù per meglio imitare la sua vita. Si reca in pellegrinaggio in Terra Santa (1888-1889) dove scopre la vita di “Gesù a Nazareth”. D’ora in poi, per vie inaspettate, segue Gesù, il Dio “sceso all’ultimo posto”. Consigliato dall’abbé Huvelin (divenuto suo direttore spirituale), si fa monaco trappista prima in Francia e poi in Siria (1890-1897). Ma non vi trova “la vita di Nazareth” che sogna. Lascia la Trappa (il monastero) e vive tre anni “solo con Dio” stabilendosi a Nazareth come domestico delle monache Clarisse (1897-1900).

Torna poi in Francia dove viene ordinato prete il 9 giugno 1901. Da qui parte per l’Algeria e si stabilisce nel deserto del Sahara. Vuole essere sempre più povero. Vuole “gridare il Vangelo con la vita” ai più poveri, ai più lontani, ai meno amati; vuole “visitarli” come Maria che porta in grembo Gesù e porta la salvezza.

Nascosto in Dio

Si ferma a Béni Abbès, ai confini col Marocco. Vi costruisce una “fraternità” e passa lunghe ore di silenzio adorante davanti all’Eucaristia, mentre accoglie chiunque bussa, soprattutto i più miserabili, gli schiavi. Ne riscatta alcuni. Scrive indignato contro la schiavitù (1901-1905). Dice:
“Voglio abituare tutti gli abitanti, cristiani, musulmani, ebrei ed idolatri (i non credenti) a guardarmi come loro fratello – il fratello universale… Cominciano a chiamare la mia casa ‘la fraternità’…”.

Ma ci sono popolazioni più isolate, i Tuareg, Berberi del profondo Sud del Sahara. Da loro non ci sono cristiani. Non ci sono preti. Urge partire, e… parte! Si stabilisce a Tamanrasset, allora minuscolo villaggio dell’Hoggar (1905-1916). Vive con i Tuareg, come loro, condivide ciò che ha e ciò che è. Stringe relazioni di amicizia. Studia ed impara la loro lingua e le loro tradizioni. Pur di restare con loro, accetta di non celebrare la messa quando non ci siano cristiani presenti. Nel 1908 ottiene il permesso di celebrare, ma per anni non può conservare l’Eucaristia: diventerà lui stesso Pane spezzato!

Scrive: “Seguiamo il Modello Unico (Gesù) e siamo sicuri di fare molto bene perché così non siamo più noi che viviamo, ma Lui che vive in noi; i nostri atti non sono più i nostri propri atti, umani e miserabili, ma i suoi, divinamente efficaci!”.

Fratello di tutti
Passa di pista in pista, di tenda in tenda: ascolta, osserva, trascrive. Dei Tuareg studia la lingua e cultura, traduce poemi, canti e proverbi, redige un grandioso dizionario Tuareg-Francese: diventa la memoria di un popolo.

Ha atteso invano fratelli e sorelle, o anche un solo prete. Ora avverte l’esigenza di laici che vivano il Vangelo ed evangelizzino – gratuitamente – preparando il terreno, praticando solo “l’apostolato della bontà” attraverso l’amicizia. “Farsi tutto a tutti per salvarli tutti”, ripete.

Scoppia la prima guerra mondiale nel 1914. Miseria e solitudine si fanno più acute anche nel Sahara. La carestia fa partire i nomadi per pascoli lontani, a Tamanrasset rimangono i più poveri. Per difenderli da razzie e attacchi, costruisce un fortino. Vi si trasferisce per primo nell’estate 1916.

Aveva desiderato e pregato di “morire martire”, di offrire con Gesù la vita per gli amici: la sera del 1° dicembre 1916, viene sorpreso e ucciso da una banda di Tuareg ribelli alla porta del suo eremo. Aveva scritto:
 “Dio costruisce sul nulla. È con la sua morte che Gesù ha salvato il mondo; è con il niente degli apostoli che ha fondato la Chiesa; è con la santità e nel nulla dei mezzi umani che si conquista il cielo e che la fede viene propagata”.

Oggi sono molte le Fraternità (gruppi formati da religiosi, religiose, sacerdoti e laici) sparse per il mondo che s’ispirano al messaggio spirituale di frère Charles di Gesù: “la vita di Nazareth”.

Charles de Foucauld è stato beatificato da Benedetto XVI il 13 novembre 2005.

La preghiera dell’abbandono



Padre mio,
Io mi abbandono a te:
fa’ di me ciò che ti piace!
Qualunque cosa tu faccia di me,
ti ringrazio.

Sono pronto a tutto,
accetto tutto,
purché la tua volontà si compia in me
e in tutte le tue creature.

Non desidero niente altro, mio Dio.
Rimetto la mia anima
nelle tue mani,
te la dono, mio Dio,
con tutto l’amore del mio cuore,
perché ti amo.

Ed è per me un’esigenza d’amore
il donarmi,
il rimettermi nelle tue mani
senza misura,
con una confidenza infinita,
poiché tu sei il Padre mio.