Alexandrina da Costa

Ci sono santi la cui esistenza terrena si svolge nella normalità più assoluta. Altri invece ricevono doni speciali, come visioni celesti, estasi, facoltà introspettive, intuizioni profetiche, doni di guarigione. E ce ne sono alcuni chiamati a una intensa imitazione di Gesù e ricevono il dono di assomigliargli anche nelle sofferenze fisiche. Allora sul loro corpo appaiono le stigmate, e con una certa frequenza, in particolari circostanze, come il Venerdì, la Quaresima, la Settimana Santa. 

Queste persone rivivono in forma mistica, ma con effetti fisici reali, le varie fasi della passione di Cristo, cioè la flagellazione, l’incoronazione di spine, la crocifissione.

Si tratta di una fenomenologia che ha sempre suscitato perplessità. Però la canonizzazione di Padre Pio che, con le stigmate e altri carismi, è stato un esempio eclatante di questa fenomenologia, ha portato un nuovo modo di giudicarla e di valutare le persone in cui si manifesta.

Tra queste persone c’è una donna portoghese che gode fama di grande santità. Il suo nome è Alessandrina da Costa e visse a Balasar, piccolo centro non molto lontano da Fatima. Da un punto di vista carismatico, la sua esistenza terrena ha molte assomiglianze con quella di Padre Pio. Alessandrina non aveva le stigmate visibili, ma per trent’anni rimase immobilizzata a letto, e quel letto fu per lei una autentica croce. Spesso riviveva la passione di Cristo, in una forma così impressionante da spaventare tremendamente chi vi assisteva. Aveva colloqui quotidiani con Gesù, con la Madonna e anche lei, come Padre Pio, veniva picchiata a sangue da Satana e dagli spiriti del Male.

Nata a Balasar il 30 marzo 1904, era figlia di una ragazza madre. Crebbe in grandi difficoltà economiche e, data la situazione, anche psicologiche. Ma aveva un carattere aperto, vivace, ottimista. Ebbe dalla madre una educazione religiosa seria e profonda. Frequentò la scuola solo per un anno e mezzo, senza dare alcun esame. A otto anni cominciò a lavorare sotto padrone. A 12 anni fu colpita da una gravissima malattia e rischiò di morire. A 14 era già una signorina, e la sua persona, fine e delicata, emanava un forte fascino. Si invaghì di lei un giovanotto che, insieme ad altri due amici, entrò con la forza nella sua casa per violentarla. Ma la ragazza, per salvare la propria purezza, si gettò dalla finestra, riportando gravi conseguenze alla colonna vetebrale. Per sette anni fu curata inutilmente e poi finì a letto, paralizzata.

All’inizio fece di tutto per guarire. Pregava chiedendo a Dio la grazia della salute, ma quando si rese conto che quella era la sua missione, cioè la sofferenza, accettò volentieri il calvario e lo visse con il sorriso sulle labbra fino alla morte.

Quel giorno, 13 ottobre 1955, Alessandrina aveva 51 anni e sette mesi. Da tempo Gesù, con il quale aveva frequenti colloqui mistici, le aveva rivelato la data della morte, e Alessandrina la ripeteva spesso alle persone che andavano a farle visita. « Tra poco vado in Paradiso », diceva indicando la data e il suo viso si illuminava di un radioso sorriso perché era felice di morire proprio il 13 ottobre, anniversario  dell’ultima apparizione della Madonna a Fatima. Inoltre, quell’anno, il 13 di ottobre cadeva di giovedì, e il giovedì era il suo giorno preferito perché le ricordava il giovedì santo,  giorno in cui Gesù aveva istituito l’Eucaristia.

 Verso sera, la sorella Diolinda si convinse che Alessandrina non sarebbe morta e, a una  sua ennesima affermazione “tra poco vado in paradiso”, le rispose: « Sì, ci andrai, ma non adesso ». “Vado ora”, ribattè Alessandrina sorridendo, e poco dopo reclinò il capo esalando l’ultimo respiro. Erano le ore  20 e 29.

La notizia della sua morte si sparse  immediatamente e già durante la notte cominciarono ad arrivare persone che desideravano vederne la salma e sostare in preghiera. Il flusso dei devoti aumento il giorno dopo e, tra la meraviglia di tutti, fu un accorrere di gente che veniva non solo da Balasar e dai paesi vicini, ma anche dalle città, Braga, Povoa, Oporto, a dimostrazione di quanto diffusa fosse la fama della sua santità.  I funerali si svolsero il giorno 15, alle dieci del mattino. La chiesa parrocchiale era gremita di fedeli ed erano presenti quaranta sacerdoti che la accompagnarono fino al cimitero. Sulla tomba venne posta una croce di legno e una statuetta della Madonna, come Alessandrina aveva espressamente chiesto. « La croce sarà il simbolo di quella che amai e portai fino alla morte », aveva dettato alla sorella. « La Madonnina sarà per dire a tutti che fu lei che mi aiutò a salire il cammino doloroso del mio calvario accompagnandomi e sostenendomi fino all’ultimo momento della mia esistenza ».

La sua tomba divenne immediatamente meta di devoti, in particolare di ammalati che andavano a chiedere grazie. La gente aveva fiducia in lei e iniziarono subito a verificarsi guarigioni prodigiose. I beneficiati lasciavano sulla tomba ex voto. Due anni dopo la morte, i devoti fecero erigere nel cimitero una cappella per custodire le spoglie di Alessandrina e nel 1978, poiché la fama di santità aumentava sempre più, le spoglie mortali furono trasferite nella chiesa parrocchiale, a fianco dell’altare maggiore, dove si trovano ancora.

La causa di beatificazione di Alessandrina, iniziata nel 1967, è già a buon punto. Infatti, la mistica portoghese è stata proclamata “venerabile” nel 1995. Ora la Commissione per le Cause dei Santi sta valutando una guarigione, avvenuta per intercessione di Alessandrina, che potrebbe diventare il miracolo che apre le porte per la beatificazione.

Postulatore della Causa è il salesiano Padre Pasquale Liberatore al quale abbiamo rivolte alcune domande.

Padre Pasquale, qual è, secondo lei, la caratteristica più propria della spiritualità di Alessandrina ?

« Mi piace che mi ponga questa domanda. E’ come voler andare subito al cuore di questa esistenza benedetta : Alessandrina è una “crocefissa”. A 21 anni si è messa a letto e ci è rimasta per 30 anni, ininterrottamente fino alla morte. Dall’ottobre 1938 al marzo 1942, e cioè per tre anni e mezzo visse, anche visibilmente, la Passione di Cristo. Il fenomeno, che si ripeté ogni settimana per 182 volte, durava dal giovedì al venerdì ».

Può descriverlo ?

« Alessandrina entrava in uno stato di estasi e in quella condizione “riviveva” le varie fasi della Passione di Cristo, così come sono raccontate nei Vangeli. Le sue sofferenze fisiche si acuivano già il giorno prima, giovedì, e crescevano durante tutta la notte e il mattino seguente, raggiungendo il loro culmine nelle tre ore del venerdì, dalle 12 alle 15.

Esistono diverse testimonianze scritte di persone che hanno assistito a quell’evento. Ci sono anche dei filmati e parecchie fotografie. A mezzogiorno Alessandrina scendeva dal letto. Non si sa come facesse, perché vi giaceva immobilizzata dal 1925. Ma nel periodo in cui “riviveva” la passione essa si muoveva come se la paralisi non esistesse.

Scesa dal letto, si prostrava sul pavimento, con le braccia stese lungo i fianchi e restava a lungo in quella posizione assorta in preghiera, come Gesù nell’orto del Getsemani. L’agonia nell’orto era lunga e penosa. Alessandrina emetteva gemiti profondi e la si sentiva singhiozzare.

Seguivano, sempre in forma di “rappresentazione”, come in un film, tutte le altre fasi della “Passione di Gesù” : la cattura da parte dei soldati romani, il processo davanti a Pilato, la flagellazione, l’incoronazione di spine, il viaggio al calvario e la crocifissione.

Alessandrina soffriva realmente e in modo crudele. I presenti, sacerdoti, laici e anche medici, seguivano preoccupati. Alessandrina, pallida, terrea in volto, sudava e i suoi capelli si impastavano sulla testa. Al termine del fenomeno, il suo corpo era pieno di lividi, ecchimosi, ammaccature.

I medici approfittavano per fare degli esperimenti. La pungevano con degli spilli, sotto le unghie, vicino agli occhi, e lei non sentiva niente. Nella “rappresentazione” del viaggio al calvario con la croce sulle spalle si verificavano sempre anche le tre cadute indicate dai Vangeli. Alessandrina restava a terra, come schiacciata dal peso della croce. Una volta un medico tentò di risollevarla e si accorse che era pesantissima. Chiese aiuto ai colleghi presenti, ma anche in due, in tre non riuscirono a sollevarla di un millimetro. Alessandrina era come incollata al pavimento. Finita l’estasi, diventava leggera : in quel periodo il peso del suo corpo era di appena 34 chili.

Il fenomeno del “rivivere” la Passione di Cristo durò fino al 27 marzo 1942. Poi iniziò l’altro grande fenomeno, quello del digiuno totale ».

Cioè ?

« Per 13 anni e sette mesi Alessandrina non assunse nessun tipo di cibo o di bevanda. Si nutriva solo con l’Eucaristia che le veniva portata dal parroco tutte le mattine. Gesù le aveva detto : “Non ti alimenterai mai più sulla terra. Il tuo alimento è la mia carne : il tuo sangue, il mio sangue. Grande è il miracolo della tua vita”.

Alessandrina sentiva in modo fortissimo gli stimoli della fame e della sete, ma se prendeva anche solo un goccia d’acqua veniva presa da dolorosi conati di vomito ».

Che cosa dicevano i medici del tempo ?

« Il fenomeno incuriosiva tremendamente la scienza medica. Nessun medico credeva che potesse verificarsi un fatto del genere. Poiché i fedeli gridavano al miracolo, i medici, che in quel periodo erano quasi tutti atei dichiarati, volevano dimostrare che era tutto un imbroglio e riuscirono a convincere Alessandrina a sottoporsi a un controllo scientifico in ambiente ospedaliero. Alessandrina accettò ponendo però una condizione: poter ricevere tutte le mattine la Comunione.

Nel giugno del 1943, l’ammalata venne condotta all’ospedale di Foce del Douro, vicino ad Oporto, e affidata alle cure del professor Gomes de Araujo, della Reale Accademia di Medicina di Madrid, specialista in malattie nervose e artritiche. Qui vi rimase per 40 giorni, isolata da tutti, sotto stretto controllo di collaboratori del celebre medico, che la sorvegliavano giorno e notte. Dovettero alla fine concludere che si trovavano di fronte a un fatto assolutamente inspiegabile.

Alle sofferenze della “passione” e del digiuno, si devono aggiungere le vessazioni diaboliche e le incomprensioni umane. Il demonio la disturbò in tutti i sensi, con tentazioni contro la fede e assalendo il suo corpo, gettandola dal letto e procurandole ferite. Né minore fu la sofferenza derivante dall’incomprensione umana. E non parlo solo di quella, scontata, di chi agiva per pregiudizio, ma anche di quella proveniente dagli uomini di Chiesa che, pur con retta intenzione, accrebbero la sua crocifissione. Insomma, fu una crocefissa per tutto il corso della sua esistenza ».

 

Tutte queste sofferenze avevano certamente uno scopo particolare, una missione specifica.

« La missione di Alessandrina è stata quella di scuotere il mondo sugli effetti del peccato, invitare alla conversione, offrire una testimonianza di vivissima partecipazione alla Passione di Cristo e quindi di contributo alla redenzione dell’umanità.

“Voleva chiudere l’inferno” è il titolo di un libro di Don Pasquale Umberto, suo direttore spirituale. Quel titolo riassume la missione di Alessandrina. Durante un’estasi fu sentita dire : “O Gesù, chiudete le porte dell’inferno ! Collocatemi come sbarra su quelle soglie affinché più nessuno si perda ! Lasciatemi colà sino alla fine del mondo, fino a che vi sono peccatori da salvare”.

Sulla sua tomba, Alessandrina ha voluto che fosse scritto : “Peccatori, se le ceneri del mio corpo possono essere utili per salvarvi, avvicinatevi, passatevi sopra, calpestatele fino a che spariscano. Ma non peccate più ; non offendete più il nostro Gesù ! Peccatori, vorrei dirvi tante cose ! Per scriverle tutte non basterebbe questo grande cimitero. Convertitevi. Non offendete Gesù ! Non vogliate perderlo per tutta l’eternità! Egli è tanto buono. Basta col peccato. Amate Gesù ; amatelo !”. Una missione dunque da grande mediatrice : caricarsi dei peccati dell’umanità ed espiarli ai fini della salvezza ».

Pensa che una simile missione sia valida anche nel nostro tempo? Quale interesse può suscitare nell’uomo di oggi ?

Quando la santità è autentica il messaggio che ne promana va oltre il tempo, è sempre attuale. Alessandrina scuote l’uomo di oggi per la sua carica profetica. Si impone l’analogia con P. Pio, espressione viva anch’egli del Crocefisso. La sua recente Canonizzazione ha interessato milioni di persone. Chi direbbe che vite di questo genere (si tratta di due contemporanei) non abbiano presa sull’uomo di oggi ? Chi conosce Alessandrina ne rimane affascinato. Ricevo lettere da tutto il mondo con richiesta di immagini e reliquie. Molti scrivono per segnalare grazie ottenute per intercessione di Alessandrina. La sua tomba (che si trova oggi nella Chiesa parrocchiale di Balasar) è meta di continui pellegrinaggi. Un flusso di circa 30 mila persone ogni mese ».

Renzo Allegri