Imparare ad amare Testimonianza di Fr. Stefano LC

Venga il Tuo Regno!

Thornwood, 23 giugno  2011

Carissimi in Cristo, lo scorso martedì, prima della seconda chemioterapia, ho avuto la consueta visita con il medico oncologo che mi sta seguendo: la sua diagnosi è stata molto positiva, sembra che il mio corpo stia reagendo bene al trattamento. Certo, siamo solo all’inizio di questo “pellegrinaggio”, ma almeno il sentiero intrapreso sembra essere quello giusto. Un grazie sincero a tutti voi, già che questo risultato positivo è il frutto di un “lavoro di squadra”: da una parte la medicina e la professionalità dei dottori, dall’altra la forza della preghiera e l’ausilio del Dottore Celeste.

Ciò che scrivo ora vi farà un po’ ridere, ma condividiamo anche questo. Il momento più difficile per me è quello che segue alla visita: mi vergogno un po’ ad ammetterlo, ma si tratta proprio del momento della puntura, dell’ago della siringa. 

Probabilmente sarà un trauma infantile, non so…ma è il mio punto debole, il mio “tallone d’Achille”. Questa volta però mi ero preparato, lavorando sulla mia psicologia: “Fr. Stefano, sei un Legionario di Cristo”, mi sono detto, “sei un soldato che combatte in prima linea per conquistare anime al Signore! Come puoi avere timore di un ago? In fondo è una “semplice puntura di zanzara”. Cerco comunque di non guardare, e alzo gli occhi verso il soffitto… E qui inizia la mia “commedia all’italiana”. 

Appena l’infermiera tocca il braccio io esclamo: “ahi!”, e lei risponde: “sto solo sterilizzando l’area!”. Figuraccia. Poi continua: “ecco che arriva… farà un po’ male”. In un secondo cade tutta la mia teoria del “soldato” e della “puntura di zanzara”. 

Lei sbaglia per tre volte nell’individuare la vena… io comincio a sudare come in una sauna, il paziente davanti a me cerca di trattenere la risata, il Fratello che mi accompagna mi invita ad offire tutto per una intenzione spirituale, e io offro questo per tutti voi, ma soprattutto per la buona anima dell’infermiera, affinchè trovi al più presto la “connessione”. Lei comunque conclude con una sonora risata, così coinvolgente che già le si è perdonato tutto.

Ognuno di noi ha le proprie debolezze; anche il soldato ha i suoi punti deboli e un po’ di umiltà nel riconoscersi vulnerabili e bisognosi di aiuto rappresenta la migliore delle disposizioni.  

In questo tempo di prova che il Signore ha permesso sto scoprendo il valore e l’importanza del sostegno fraterno: ogni vostra lettera o parola trasmette amore, e ridimensiona la condizione di sofferenza. Se da un lato il dolore nel corpo rimane, dall’altro il cuore risulta invece alleviato, confortato, sorretto. 

E imparo a guardare tutto con occhi nuovi.

E proprio questa esperienza d’Amore che state trasmettendomi mi ha portato a meditare su questo tema così importante. Io parto sempre dalla mia storia, dal mio vissuto personale. Storia di egoismi e di conversione, di sbagli commessi e di misericordia ricevuta.

Riflettevo su come il desiderio di amare ed essere amati sia il punto che accomuna tutti gli uomini. Ma chi ci insegna ad amare? Se l’amore riveste un ruolo così centrale, perché a scuola, tra le lezioni di matematica e geografia non c’è una lezione sull’amore? Ci alleniamo tre giorni alla settimana per prepararci alla competizione sportiva, ma non dedichiamo altrettanto tempo per allenarci a crescere nell’amore!

Imparare ad amare in definitiva è la grande sfida della vita. La vita stessa è la grande maestra che, nelle occasioni e prove di ogni giorno, continua ad insegnare.

Nel mio percorso di vita ho capito che l’amore non è una idea astratta, campata in aria. Esso esiste solo in maniera reale, incarnato in persone concrete. Amare quindi è cercare l” incontro, “mettersi in viaggio” verso l’altro, nel complesso mondo interiore che racchiude ogni persona.

Prima di iniziare qualsiasi viaggio la cosa più importante è conoscere l’indirizzo di dove si deve andare… e qui iniziano le difficoltà. Come quando cerchiamo di inserire la destinazione nel nostro GPS e, se non siamo esperti delle nuove tecnologie, ci troviamo persi tra “strade a pedaggio, centri città, punti di interesse” e le mille opzioni che il marchingegno ci presenta. Così capita che non ci accorgiamo di aver inserito l’indirizzo sbagliato, e cerchiamo l’incontro dove l’altro non c’è; aspettiamo invano o vagabondiamo in labirinti senza uscita o, nella peggiore delle occasioni, ci arrendiamo.

Io ho avuto una maestra d’eccezione, paziente, che ha saputo guidarmi fuori dal labirinto del mio egoismo. Sto parlando di  mia sorella Lisa. Certo, non la posso definire “la grande esperta di tecnologia”, ma però si’, grande conoscitrice dell’amore.

Lei è quella che la gente chiama “portatrice di handicap”, per la lesione celebrale subita nel momento del parto. In America ci si riferisce a queste persone chiamandole “special” e, a mio avviso, questo aggettivo rappresenta meglio quello che mia sorella è per me.

Lisa è speciale perché mi ha insegnato tanto sull’Amore. Probabilmente tutto.

Cosa c’è di più naturale dell’amore tra un fratello e una sorella? Eppure a volte siamo in grado di complicare anche le cose più semplici. Nella mia adolescenza non riuscivo ad accettare il fatto di avere una sorella “diversa”. Volevo avere una famiglia normale, omologarmi a tutti gli altri, non avere problemi.

Ma lei, Lisa, ha saputo aspettare. Anche quando mi rivolgendo a lei, cercando di entrare nel suo mondo con l’indirizzo sbagliato.

A volte cerchiamo negli altri solo quello che ci fa comodo, chiediamo quello che vogliamo noi, quello che crediamo ci spetti di diritto. E siamo ciechi rispetto alla ricchezza che l’altra persona possiede, il tesoro nascosto…  che ci vuole donare.

L’indirizzo di Lisa non era la sua intelligenza, le sue frasi perfette … questo non poteva darlo. E questo era quello che io cercavo.  Quello che poteva offrire era un sorriso, una carezza, un abbraccio. Era questo l’indirizzo giusto a cui bussare. Forse tardi, ma ho capito ciò che mi hai voluto insegnare, Lisa.

Vorrei chiederti perchè mi hai sempre perdonato, dato un’altra possibilità… in fondo incontro la tua risposta quando dici: “Stefano è mio fratello”. Certo, perchè tu ami senza barriere, e vuoi bene incondizionatamente. Lisa, tu non sai odiare ne portare rancore. Chissà, forse ricordi solo le cose positive e dimentichi le altre, oppure nascondi tutto nel tuo cuore senza farci pesare le nostre mancanze, sempre pronta a donare un altro sorriso.

Grazie per avermi insegnato cosa significhi amare, non solo te, ma ogni persona che incontro nel mio cammino. Nell’ultima telefonata a casa ti ho chiesto; “Lisa, mi vuoi bene?”. Tu non hai esitato un secondo e mi hai risposto: “ti amo”. Mi ami perchè “sono tuo fratello”, e io ti amo perchè sei la mia sorella… speciale.

Cara Lisa, continuiamo la nostra missione assieme. Anche se distanti, legati per sempre.

Ecco, non è mai facile parlare di un tema così complesso. Ma ho voluto condividere con voi questa esperienza personale, pensando che quello che Lisa ha insegnato a me (e continua ad insegnare) sia una lezione di cui altri possano beneficiare.

            Un saluto a tutti, rimaniamo in contatto e uniti nella preghiera.

Con affetto in Cristo, Fr. Stefano, LC.

Continua…